Sulla pelle dei lavoratori ancora si combatte la battaglia dei poteri della politica e del pan-sindacalismo diversamente alleati tra loro per contendersi la pelle dei lavoratori sotto il tavolino nel salotto buono del CdA di E.N.A.S.A.R.C.O. A prescindere da considerazioni sul gusto più o meno kitsch dei vertici politico-amministrativi recentemente eletti è biasimevole assistere ancora una volta all’ennesimo colpo di mano passato in modo apparentemente inosservato dalle istituzioni competenti per il controllo del rispetto della democrazia elettiva almeno nelle sue vesti formali. Quello che preoccupa è che alla venale questione del potere sulla cassa se ne aggiunge una nemmeno svelata e forse meglio nascosta dalla confusione degli slogan che hanno tappezzato in corso d’opera la recente campagna elettorale. Si tratta infatti della probabile presa d’atto di impreviste accelerazioni dovute alle ricadute della pandemia sulla ristrutturazione dei sistemi sociali e produttivi previsti a più lungo periodo.
Accontentarsi dell’ipotesi relativa all’interesse di mettere le mani sulla cassa non pare sufficiente se si considera il futuro che aspetta tutti noi nei prossimi anni. La ripresa riguarderà indubbiamente riassetti nel sistema d’impresa e ciò determinerà nuove e diverse condizioni sulla messa all’opera delle forze del lavoro. La corsa ai posti del comando ingaggia una sfida che determina i suoi perdenti già tra gli esclusi alla competizione e il rischio di esserlo è alto. Ben conosciamo come sia semplice trovarsi esclusi dai diritti e le difficoltà che rendono impossibile andare al loro recupero. È ormai palese che ad essere inviolabili sono solo i privilegi dei notabili istituzionali e para istituzionali mente gli elementari diritti che dovrebbero essere riconosciuti ai lavoratori in regime di democrazia formale sono da tempo sempre più negati e chi li rivendica viene sempre più accusato di populismo dalle facce di merda che ai pagliericci del fronte preferiscono i letti di lana. Le aberrazioni imposte dal virus hanno trasformato il diritto al reddito in una eccezionale quanto insufficiente distribuzione di ristori secondo criteri più che discutibili.
Bene, anzi male!!!
In una condizione come quella che stiamo vivendo, le uniche notizie dalla cabina comando di E.N.A.S.A.R.C.O., non sono quelle di un veloce cambio di mano per procedere in modo più rapido verso provvedimenti utili a dare sicurezze e garanzie alla categoria. Ad agitare le acque è invece la solita querelle, quella che fa venire il vomito anche quando sono piate. Fa loro buon gioco la mancanza di una effettiva rappresentanza sindacale dei lavoratori di tutta la categoria in attività, in pensione e silente. Serve una rappresentanza in grado di dare e assorbire l’energia necessaria a tutte le forze del lavoro autonomo, dipendente e precario organizzate nei Cobas per difendere e conquistare quei diritti necessari alla dignità della vita.
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