Sono state settimane impegnative, in cui i lavoratori iscritti ad ADL Cobas (53 su 53, giusto per fare chiarezza) hanno dato una straordinaria prova di maturità al committente e alle istituzioni, per cercare di raggiungere un accordo per risolvere la situazione dei 53 lavoratori ancora fuori dai cancelli dallo scorso 18 gennaio, dopo l’improvviso cambio d’appalto deciso dal Prix.
Numerosi sono stati gli incontri in sedi istituzionali, Prefettura e Provincia, che in queste settimane si sono succeduti per trovare una soluzione a questa vertenza. Lo scorso venerdì 4 marzo, si è arrivati a stilare un verbale, sottoscritto da tutte le parti in causa, con le linee guida per la definizione di un possibile accordo, rimandando ad oggi quello che dovrebbe essere stato l’ultimo incontro, con la chiusura definitiva della vertenza attraverso la stipula di un accordo. Oggi invece l’ennesimo voltafaccia del Prix.
Nonostante gli impegni presi venerdì davanti a lavoratori e istituzioni, nell’incontro di stamattina i rappresentanti del Prix hanno disconosciuto una parte fondamentale dell’intesa di 3 giorni fa. In quell’occasione si era raggiunto un accordo sul reintegro di 28 lavoratori e, per altri 26, un incentivo economico all’esodo. Per quanto riguarda i 28 lavoratori da reintegrare con contratto iniziale di 3 mesi con l’obbligo di trasformazione a tempo indeterminato allo scadere del tempo determinato, il Prix chiedeva di non porre nessun vincolo su un massimo di 6 lavoratori ai quali non sarebbe stato garantita la trasformazione a tempo indeterminato.
Ovviamente una condizione inaccettabile per ADL Cobas e per i lavoratori, visto che così si tratterebbe esclusivamente di licenziamenti punitivi e discriminatori. Si è arrivati quindi a mettere nero su bianco che, nel caso in cui a 6 lavoratori non fosse stato prorogato il contratto alle condizioni prima descritte, gli stessi avrebbero avuto la possibilità di prendere una buonuscita economica di pari importo a quella presa dagli altri lavoratori, con una ulteriore aggiunta di 5.000 € come penale per la mancata riconferma.
Oltre a questo, si è convenuto che ai lavoratori eventualmente non riconfermati sarebbe stata riconosciuta la possibilità di intraprendere le vie legali, inserendo una clausola apposita nell’accordo sindacale e nei contratti di assunzione, affinché le mancate riconferme fossero sostenute da elementi oggettivi e non da criteri discriminatori voluti dalla proprietà per vendicarsi di lavoratori che sono stati protagonisti della lotta di questi mesi.
Oggi, come dicevamo, l’ennesimo colpo di scena, a cui il Prix ci ha ormai abituato. In sostanza, la famiglia Fosser vuole essere libera di licenziare chi e come gli pare, ovviamente infischiandosene di motivi oggettivi, che non possono ovviamente appagare la sete di vendetta di una famiglia che vuol far pagare a questi lavoratori il reato di “lesa maestà”.
Ancora una volta il Prix vuole far saltare un accordo in dirittura d’arrivo, come già fatto lo scorso 28 gennaio, obbligando lavoratori e ADL Cobas ad accettare un ricatto ignobile, prendendo in giro ancora una volta tutti, istituzioni comprese. Questo ricatto lo respingiamo, e dichiariamo fin d’ora di essere pronti a riprendere le mobilitazioni se non venissero rispettati gli impegni presi.
ADL Cobas