Sono trascorsi sei mesi dalla chiusura del contratto di appalto tra Stemi Logistica e Artoni Trasporti, con relativa espulsione di 28 lavoratori impiegati presso il cantiere di Pievesetina. Da allora sono stati organizzati presidi, blocchi ai cancelli del magazzino, e Tavoli in Prefettura, che sostanzialmente non sono stati in grado di determinare più di tanto gli obiettivi che i lavoratori ed ADL COBAS si erano dati anche se un importante risultato rispetto è stato raggiunto: la cancellazione di tutte le PROCEDURE DI FOGLI DI VIA attivate dal Questore di Forlì, Salvatore Sanna. Ad oggi il cantiere di Pievesestina è tornato a pieno regime H24 con un organico di 22 lavoratori di cui sei ex soci di Stemi Logistica, “ripescati” tra i quelli non aderenti ad ADL COBAS senza che fosse chiarito le modalità con le quali è avvenuta la “selezione” dal momento che i nostri lavoratori sono stati del tutto esclusi.
Il disegno, già prestabilito poco prima della chiusura del contratto di appalto, si è concretizzato nella esclusione di tutti i lavoratori attivi nella lotta di rivendicazione sindacale, attraverso una discriminazione dal contorno di rappresaglia antisindacale. Artoni non ha voluto tenere conto delle richieste e delle indicazioni di ADL COBAS che riguardavano gli indennizzi economici per chi non veniva reintegrato e i criteri di reintegro dei lavoratori, ma non solo, non ci ha mai informato sulla procedura che intendeva mettere in atto.
Per quanto riguarda Stemi Logistica (Consorzio Carisma), che nulla ha fatto per difendere quell’appalto, ma al contrario, ha contribuito al disegno sopra citato, dopo aver formalmente licenziato i 27 lavoratori (il 23 dicembre 2015), apponendo la firma sui verbali di accordo sindacale il 17 dicembre 2015 (escludendo dal Tavolo in Provincia ADL Cobas), DEVE ANCORA PAGARE AI LAVORATORI L’ULTIMA BUSTA, quella di DICEMBRE 2015, contenente il TFR ed altre competenze. Tale ritardo lo attribuisce ufficialmente (in una nota che ci è pervenuta come diniego alla richiesta di partecipazione al Tavolo in Provincia) alla mancanza di liquidità dovuta alla venuta a meno dell’appalto a Pievestina, in realtà ciò è dovuto al ritardo con cui Artoni liquida Stemi. Le crisi aziendali sono sempre i lavoratori e le lavoratrici a pagarle.
Emerge così chiaramente come attraverso la doppia autorità committente/cooperativa insieme alla figura del socio lavoratore si stia imponendo – in un settore strategico dell’economia e della finanza globale come la LOGISTICA – un nuovo modello di produzione che aggira il CCNL a favore della contrattazione di secondo livello con conseguente compressione dei salari sempre più legati alla produttività, produttività caratterizzata da ritmi alienanti e in assenza delle misure di sicurezza e delle tutele necessarie. Quando i lavoratori e le lavoratrici del settore rivendicano nella piena legittimità i loro diritti, il ricatto e la punizione attraverso l’esclusione da socio o i licenziamenti sono l’unica risposta con la complicità di tutte le Istituzioni (Comuni, Prefetture, Regione) che soprattutto in E.R. sono fortemente collegate agli interessi del settore cooperativo e dei sindacati confederali, responsabili questi ultimi non solo della marginalizzazione sistematica dei lavoratori autonomi e precari, ma anche delle lotte degne nel settore logistica. Un esempio? I confederali sono i primi a chiedere che vengano esclusi dai tavoli di trattativa, i rappresentanti di ADL Cobas, sostenendo che non siamo firmatari dei contratti nazionali anche in presenza di una forte rappresentatività fra i lavoratori. La rappresentatività di una O.S. non si misura se si è firmatari o meno dei contratti nazionali ma se si è presenti nei luoghi di lavoro, escludere noi significa escludere i lavoratori. Questo è inaccettabile!
Questo è quello che è avvenuto all’Artoni, in Aster Coop ma anche altrove. Le lotte di inizio anno alla Nek di Monselice, alla PRIX di Grisignano e alla Composad di Viadana ci confermano quanto sopra decritto. Alle pratiche conflittuali e alle lotte degne che si esprimono attraverso la “democrazia dei blocchi” è ora più che mai necessario affiancare l’apertura di spazi pubblici e politici di estensione e generalizzazione delle vertenze che sappiano parlare a molti/e e parallelamente azioni e pratiche di mutualismo a supporto dei lavoratori e delle lavoratrici in lotta. Ciò a Cesena non è avvenuto o è avvenuto solo parzialmente e questo ci dice quanto il territorio sia compromesso tanto nelle pratiche di sfruttamento e nell’illegalità diffusa nel settore della logistica quanto a livello politico/sociale.
In questi giorni, dopo aver ottenuto, grazie a diverse iniziative pubbliche ( presidio permanente in Piazza Duomo, corteo a Cesena del 16 gennaio 2016, interrogazione del deputato Giovanni Paglia al Ministro dell’Interno) L’ARCHIVIAZIONE DEI FOGLI DI VIA A DELEGATI SINDACALI E ATTIVISTI SOLIDALI ALLE LOTTE DEI LAVORATORI, che riteniamo un importante risultato raggiunto proprio grazie all’azione capillare della nostra iniziativa e grazie anche a pressioni politiche/istituzionali operate da diversi parti, ADL COBAS è tornata a richiedere l’apertura di un nuovo Tavolo di confronto tra le Parti in Prefettura per chiarire le modalità con le quali sono avvenuti i reintegri a Pievesestina e riaprire il fronte della vertenza sul tema degli indennizzi economici. Attendiamo una risposta concreta da parte delle istituzioni in merito alla grave situazione cui sono sottoposti gli ex lavoratori dell’Artoni e nel frattempo impugneremo alcuni licenziamenti perché riteniamo che la partita non sia e non debba essere conclusa in questa maniera.
La determinazione con cui proseguiamo e la forza con cui continuiamo ad alzare la testa da uomini e donne liberi e non schiavi è determinata anche grazie alle iniziative di queste ultime settimane e alla forza che da Viadana a Monselice passando per Grisignano si sta esprimendo. #maischiavi