Siamo cittadini di questo territorio, siamo bambini nati e cresciuti qui, siamo donne in gravidanza, siamo invalidi con necessità di cure e con il diritto ad un sostegno economico dovuto alla nostra patologia, siamo disoccupati in cerca di lavoro, siamo lavoratori a cui viene sospeso l’assegno unico. Siamo quasi italiani, dopo una lunga attesa, ma non possiamo giurare fintantochè la questura non esprime il suo parere nei nostri confronti. Siamo lavoratori in attesa del rilascio del primo permesso dopo la regolarizzazione del 2020. Siamo cittadini con i diritti sospesi.
Abbiamo abbondantemente superato il periodo pandemico, abbiamo da molto oramai superato i problemi di accesso ai servizi, la vita per tutti e tutte è ricominciata alla ricerca di una perduta normalità. In tutto questo l’unica istituzione che, fin da prima del covid, arranca vergognosamente è l’ufficio immigrazione della questura di Treviso.
Sicuramente non abbiamo osato pretendere il rispetto della legge, che prevede “che il documento venga rilasciato, rinnovato o convertito dall’autorità competente (la questura) entro sessanta giorni dalla data in cui è stata presentata la domanda, se sussistono i requisiti e le condizioni previsti dal presente testo unico e dal regolamento di attuazione per il permesso di soggiorno richiesto owero, in mancanza di questo, per altro tipo di permesso da rilasciare in applicazione del presente testo unico”.
Sessanta giorni per il rinnovo di un permesso di soggiorno è il tempo massimo che un cittadino dovrebbe aspettare, i tempi di attesa ad oggi superano i 12 mesi!
Cosa succede in questi 12 mesi ed oltre di attesa?
Si vive in una condizione di stallo, manca un requisito fondamentale per la vita quotidiana, e non veniteci a dire che con la ricevuta delle poste si può fare tutto perché non è così. Non si accede ad un mutuo anche se in possesso di tutti i requisiti perché la banca, in mancanza del permesso, non può darti un euro e così nel frattempo la casa che volevi acquistare viene venduta ad altri. Vengono sospese tutte le prestazioni che riguardano l’invalidità civile, l’indennità di frequenza per i minori, creando situazioni di difficoltà alle famiglie. E poi, l’ultima beffa dell’assegno unico universale che anch’esso a permesso scaduto non viene più erogato.
Anche firmare un contratto di lavoro è impossibile. La ricevuta consunta e illeggibile che il lavoratore custodisce nel portafoglio da oltre un anno non vale, troppo vecchia, meglio che ti ripresenti in ufficio quando hai il permesso in mano e nel frattempo resti senza lavoro oppure ti ritrovi ad alimentare le fila del lavoro nero e dello sfruttamento.
La lista delle discriminazioni che vengono subite è infinita. Non è possibile continuare così.
Per questo manifesteremo davanti all’ufficio immigrazione della questura di Treviso il giorno 12 novembre alle ore 10.00.
CHIEDIAMO
Il rispetto dei tempi di rinnovo e consegna dei documenti.
Che vi siano addetti competenti presso gli uffici che siano in grado di dare delle risposte esaustive ai nostri dubbi e difficoltà.
Di non essere rimbalzati in altri uffici quando chiediamo informazioni in merito alla nostra pratica. Pretendiamo di non essere considerati solo un numero di una assicurata postale, ognuno di noi ha esigenze diverse, bisogni e diritti.
Un incontro con i responsabili dell’ufficio immigrazione per avere delle risposte certe su come sia loro intenzione affrontare questa
emergenza.
CHIEDIAMO DIGNITÀ!
il 12 novembre alle ore 10.00.