Nella serata del 30 novembre con l’accordo “elettorale” sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici tra Governo e CGIL CISL UIL, è stato annunciato il varo dell’iter dei contratti del P.I. e della scuola, bloccati da ben 7 anni.
Ma in base a quale mandato dei lavoratori e su quali precisi punti CGIL CISL UIL hanno firmato un “accordo politico ” che inquadrerà il perimetro su cui poi si svolgerà il confronto tra l’Aran e i sindacati maggiormente rappresentativi all’interno degli attuali 4 comparti ?
E’ evidente che è stata disattesa la “democrazia di mandato” ossia l’andare alla trattativa su precisi punti vincolanti decisi dai lavoratori e il documento prodotto è un elenco generale di intenti, accompagnato però da un’unica cifra economica, cioè l’aumento medio di 85 euro mensili lordi per ogni lavoratore. Va prestata attenzione al termine medio perchè significa che non ci saranno aumenti per tutti a partire almeno dai famosi 85 €… Pure la cifra è ridicola equivalendo a circa 50 euro netti, di fronte ad una perdita salariale , maturata in questi 7 anni, di circa il 20% del salario del 2009 ossia sarebbero necessari, per recuperare la perdita salariale, 300€ mensili netti e da subito! Neanche una “una tantum” è stata concepita a compensazione dei 7 lunghi anni di blocco contrattuale…ma tanto c’era la lauta cifra (sic) dell’indennità per la vacanza contrattuale! E in aggiunta va sottolineato che, seguendo l’esempio del lavoro privato, solo poco più della metà degli 85 € medi e lordi, verrebbe assegnata direttamente in paga base. Infatti nel contratto dei metalmeccanici, sempre siglato da CGIL CISL UIL, una parte dell’aumento “valorizzerà la professionalità e le competenze…e l’apporto individuale agli obiettivi di produttività” e un’altra parte sarà indirizzata a “forme di welfare contrattuale, che integrino le prestazioni pubbliche..forme di fiscalità.. volte a sostenere lo sviluppo della previdenza complementare” e, aggiungiamo noi , a promuovere ulteriormente l’avanzamento del privato nel terreno dei servizi dalla sanità alla previdenza, Anche sulla Legge Brunetta gli impegni assunti dal Governo rimangono estremamente generici. Inoltre e all’interno di molti luoghi comuni sul “merito”, viaggia nel documento una esplicita minaccia: quella dell’introduzione di nuove norme per affrontare con “misure incisive e mirate, situazioni di disaffezione e demotivazione e contrastare fenomeni di assenteismo…con norme contrattuali che incentivino più elevati tassi di presenza”.
Ci fermiamo qui , abbiamo voluto solo porre degli spunti su cui avviare il confronto e la mobilitazione nei posti di lavoro dove siamo presenti. A risentirci !