Ancora una volta i dipendenti del Comune di Padova vengono a sapere delle intenzioni dell’Amministrazione direttamente dai giornali, sembra quasi che vi sia la volontà di mettere tutti di fronte al fatto compiuto e che le relazioni sindacali siano viste solo come una ratifica di decisioni già prese in altri ambiti.
Infatti mentre al tavolo sindacale, si accenna al fatto che si vuole sperimentare lo smart working per capire se potrà essere uno strumento da utilizzare in futuro, nel mattino di sabato 31 ottobre la cosa viene data per assodata, anzi viene addirittura evidenziato che si vuole regolamentare la modalità lavorative entro la fine dell’anno.
Dato per scontato che non saremo certo noi ad opporci a metodi nuovi ed a forme innovative di lavoro, purchè le stesse siano in grado di dare risposte certe ai cittadini e non intacchino i diritti dei lavoratori, in merito all’uso dello smart working in maniera estesa abbiamo una serie di dubbi e perplessità che crediamo sia davvero utile e necessario analizzare e sviscerare al fine di garantire servizi di qualità, efficienza e trasparenza senza che per questo debbano rimetterci i lavoratori.
Crediamo sia giusto ribadire la distinzione tra il lavoro in smart working svolto in situazioni contingenti come quella dettata dalla pandemia, e con un limite temporale, ed invece un lavoro in smart working esercitato in situazione normale.
Il fine ultimo dell’Amministrazione comunale ma anche di tutte le altre amministrazioni pubbliche, è quello di fornire servizi efficienti, di dare risposte rapide e certe ai cittadini, per questo riteniamo necessario approfondire tempi e modalità, infatti con il lavoro a distanza vengono ovviamente a mancare quei momenti di condivisione dei processi, viene a mancare il confronto continuo su obbiettivi e sinergia di gruppo per raggiungere il risultato prefisso.
Inoltre bisogna anche capire come si andrà a svolgere il lavoro richiesto, con che mezzi, con che orari, con che risorse, non possiamo certo pensare che ci si affiderà ancora una volta alla buona volontà dei lavoratori, non possiamo certo pensare che per alcuni servizi dove oltre al contatto diretto con l’utenza e con i cittadini, è necessario anche avere strumentazione tecnica adeguata, si possa pensare di applicare lo smart working.
In ogni caso questa diversa modalità lavorativa non potrà di certo aprire forme di discriminazione o di trattamenti differenziati che favoriscano l’uno o l’altro, quindi diciamo chiaramente che pur ipotizzando lo smart working una forma di lavoro interessante così come lo è stato in alcuni casi il lavoro agile, la strada da percorrere è ancora lunga ed irta di difficoltà.
Difficoltà che ricordiamo ancora una volta si possono superare e risolvere solo con un preventivo confronto, solo con una discussione ed una analisi concreta tra le parti e non certo con articoli sui giornali che evidenziano fughe in avanti che non aiutano nessuno.
Soprattutto in questa fase con questa pandemia in atto, dove è necessario a nostro parere avere una unitarietà di intenti, una condivisione delle scelte, un rispetto reciproco dei ruoli e la volontà di lavorare per il bene comune che è il servizio ai cittadini.