LA CRONISTORIA DELLA VERTENZA
Il 4 novembre 2017, alcuni lavoratori della cooperativa WORK AMBIENTE SOC. COOP. (facente parte del consorzio WORK SERVICE GROUP), che all’epoca aveva in appalto la selezione dei rifiuti conferiti presso SESA SPA (azienda controllata al 51% dal Comune di Este), si RIVOLGONO all’ADL COBAS, segnalando diverse irregolarità oltre a difficili rapporti di lavoro con la cooperativa: parliamo di ore straordinarie oltre i limiti di legge; scarsa attenzione alla sicurezza; contratti di lavoro individuali ingiustificati (contratti a termine, livelli inadeguati, retribuzione conglobata); retribuzione inferiore a quella contrattualmente prevista; addebiti poco chiari in busta paga; uso irregolare dell’indennità di trasferta.
I lavoratori inoltre segnalano vari tentativi da parte dell’azienda di “convincere” i soci a non denunciare gli infortuni sul lavoro.
Infine, emerge che i diversi cambi di appalto (avvenuti in maniera assolutamente fittizia in quanto cambiava solo il nome ma non la dirigenza) erano stati effettuati senza alcuna garanzia per i diritti acquisiti e/o maturati nel tempo.
I lavoratori rivolgendosi all’ADL COBAS, decidono di rifiutare e denunciare quanto subito fino a quel momento e di provare a cambiare un sistema che si regge su sfruttamento, ricatti ed estrema precarietà.
Di fronte alla richiesta di un incontro sindacale, la cooperativa non risponde. Anzi, Il 18 novembre, quattro giorni dopo l’adesione dei lavoratori al sindacato, la cooperativa decide di trasferire i lavoratori (peraltro senza il preavviso previsto dal CCNL), comunicando loro tale decisione attraverso un SMS.
Un atto palesemente discriminatorio che viola i principi democratici di libera associazione sul posto di lavoro garantiti dalla Costituzione, dalle leggi italiane e dal CCNL. Una situazione che non è assolutamente tollerabile, tanto meno in una azienda controllata da un ente pubblico, il comune di Este, e quindi gestita con i soldi pubblici.
Il 20 di novembre si decide quindi di effettuare un presidio davanti ai cancelli di SESA, durante il quale avviene un primo contatto con un responsabile della cooperativa, con il quale si concorda un incontro sindacale.
Il 22 novembre, durante tale incontro, vengono effettivamente affrontate le questioni relative alle irregolarità nelle buste paga ed ai difficili rapporti con Work Ambiente e con i responsabili di SESA. Se da una parte, in quella sede, la cooperativa da la propria disponibilità ad affrontarle e risolverle, dall’altra è invece emerge la grave responsabilità di SESA nel determinare la situazione venutasi a creare nel cantiere di Este, dove scopriamo era stato comunicato un fermo impianto per manutenzione (si parlava di un paio di mesi), senza un adeguato margine di preavviso e senza alcuna pianificazione che tenesse nella dovuta considerazione l’impatto sociale sui lavoratori interessati.
Un atteggiamento chiaramente sprezzante della vita e della dignità dei lavoratori coinvolti. A nostro avviso inoltre, sia SESA sia l’amministrazione di Este erano responsabili di aver permesso, per anni, l’utilizzo da parte delle varie cooperative succedutesi negli appalti, di rapporti di lavoro poco chiari e irregolari con i propri soci/dipendenti.
Per tale motivo chiediamo subito un incontro congiunto con l’Amministrazione di Este, SESA, la cooperativa Work Ambiente ed il consorzio Work Service Group.
Il 23 novembre, sulla scorta di quanto emerso dall’incontro viene convocata l’assemblea dei lavoratori e si decide di effettuare un primo volantinaggio con conferenza stampa, sabato 25 novembre, davanti al comune di Este.
Il 4 dicembre, dopo il silenzio di tutte le parti a cui era stato richiesto un incontro, i lavoratori decidono di tornare a presidiare la SESA.
Il 5 dicembre i lavoratori (circa una ventina) si presentano davanti ai cancelli e dopo circa un’ora di presidio entrano negli uffici per chiedere un incontro con i responsabili di SESA. L’iniziativa produce la promessa che l’incontro si sarebbe effettuato nella mattinata del giorno seguente.
Tuttavia, la sera stessa si scopre che l’incontro non avrebbe visto la presenza di un responsabile di SESA ma solo dell’addetto stampa dell’azienda.
Il 6 dicembre quindi i lavoratori ripartono con il presidio. L’incontro con l’addetto stampa sortisce una nuova promessa: l’incontro richiesto si sarebbe tenuto il 18 dicembre.
Dopo vari contatti e sollecitazioni da parte del sindacato per la conferma dell’incontro, una comunicazione ci informa che la data viene nuovamente posticipata al 21 dicembre, a ridosso delle festività natalizie.
Il 21 dicembre, durante l’incontro apprendiamo da un consulente di SESA, in primo luogo che il tempo necessario per riparare l’impianto dovrebbe essere di almeno 6 mesi (precedentemente nessuno era riuscito a quantificare il periodo di chiusura); in secondo luogo che, alla ripresa delle attività, nessuno degli attuali lavoratori sarebbe tornato a lavorare all’interno di SESA in quanto secondo il committente il consorzio avrebbe “lavorato male” e assieme ai responsabili della cooperativa se ne sarebbero dovuti andare anche tutti i lavoratori, nessuno escluso, perché responsabili anche loro, in solido, di tutti i danni procurati agli impianti. Una scelta dal sapore nazista: visto che non sono imputabili dei singoli lavoratori la SESA aveva deciso che dovevano essere puniti tutti.
GRAVE COMUNQUE IL FATTO CHE UNA AZIENDA, CONTROLLATA DA UN ENTE PUBBLICO LA CUI MISSIONE PRIORITARIA DOVREBBE ESSERE QUELLA DI GARANTIRE L’INTERESSE PUBBLICO E TUTELARE LE PERSONE – LAVORATORI E CITTADINI – COINVOLTI, DECIDA CHE TUTTI E VENTI I LAVORATORI CHE OPERAVANO IN QUESTO IMPIANTO, DEBBANO ESSERE LASCIATI A CASA.
La Work Ambiente, invece, dopo aver precisato di aver perso anche altri appalti comunica di non avere la possibilità di ricollocare i lavoratori (solo un mese prima, a quattro giorni dall’iscrizione dei lavoratori ad ADL COBAS, quella dello spostamento su altri cantieri sembrava una soluzione necessaria e fattiva). Inoltre la cooperativa non accenna ad alcun tentativo di difesa del proprio operato in SESA men che meno di quello dei lavoratori. Anzi, assistiamo ad un vergognoso quanto complice sostegno della cooperativa alle accuse di SESA, rivolte ai propri soci lavoratori.
Infine, sempre in quell’incontro ci viene impartita una “lezione di sindacalismo” da parte di un ex funzionario della CISAL, ora collaboratore (?) della cooperativa Work Ambiente, il quale ci spiega che bisogna stare attenti a rivendicare diritti e chiedere la legalità del rapporto di lavoro perché a “rimetterci sono i lavoratori”.
Come organizzazione sindacale ovviamente respingiamo le accuse rivolte ai lavoratori, in quanto assolutamente infondate e pretestuose, mentre ribadiamo quello che fin dall’inizio abbiamo capito e denunciato: I LAVORATORI SONO STATI SOSPESI, PERCHÈ SI SONO ISCRITTI AL SINDACATO ADL COBAS E PERCHÈ HANNO “OSATO” CHIEDERE LA LEGALITÀ NEL LORO POSTO DI LAVORO!
Dalle istituzioni interpellate intanto non arriva nessuna risposta e, mentre la cooperativa Work Ambiente il 27 dicembre ci comunica l’intenzione di voler attivare la procedura per il licenziamento collettivo, il 30 dicembre un presidio dei lavoratori si sposta nel centro di Este.
…ED ARRIVIAMO AD OGGI VENERDI’ 5 GENNAIO…
NOI CONTINUIAMO A CHIEDERE ALLA SESA E AL COMUNE DI ESTE CHE I LAVORATORI VENGANO RIASSORBITI DA CHI SUBENTRERA’ NELLA GESTIONE.
È altrettanto vergognoso il silenzio assordante degli altri sindacati presenti all’interno della SESA, su questa vicenda.
All’interno di una pagina a pagamento di SESA, su il Mattino di Padova dei primi di dicembre, Salvatore Livorno, sindacalista della UIL, decantava i buoni rapporti sindacali in SESA. Questo pochi giorni dopo la notizia della sospensione dei lavoratori in appalto, in seguito all’iscrizione al sindacato ADL COBAS.
Cosa ne pensa Livorno della vicenda dei lavoratori della cooperativa Work Ambiente?
In un incontro pubblico del 1° aprile 2016 organizzato a Monselice dal “Comitato Popolare Lasciateci Respirare” sul grave indebitamento del Bacino Padova Sud, proprio Salvatore Livorno, tra i relatori invitati, denunciava, oltre al malaffare che sta dietro a molti appalti pubblici e alla mancanza da parte degli Enti Locali della capacità di dettare e di far rispettare le regole del gioco per produrre servizi pubblici di interesse per la collettività, il proliferare di forme di sfruttamento dei lavoratori attraverso le false cooperative che, di fatto, azzerano i diritti dei soci-lavoratori.
PROPRIO QUESTO HANNO DENUNCIATO I LAVORATORI PRIMA DI ESSERE SOSPESI! Possibile che nessuno si sia mai accorto di quello che accadeva dentro i capannoni di SESA? Possibile che nessuno dei sindacati presenti all’interno di SESA abbia qualcosa da dire sulla sorte di questi lavoratori?
Dopo il presidio di questa mattina, le iniziative di protesta dei lavoratori proseguiranno per tutta la prossima settimana con presidi davanti al Comune di Este, nella strada statale e davanti alla SESA.
Invitiamo tutti a solidarizzare e partecipare alle iniziative volte alla salvaguardia del lavoro ma anche a sostenere con forza la battaglia di trasparenza e legalità, che i lavoratori stessi hanno voluto intraprendere.
Una battaglia avviata da tempo anche dai cittadini e comitati del territorio, nei confronti di SESA e che riteniamo debba procedere in maniera congiunta, assieme i lavoratori.
AGGIORNAMENTO: 10.01.18
SESA E DISCRIMINAZIONE DEI LAVORATORI IN APPALTO
Crediamo sia doveroso chiarire alcune cose che sono state riferite strumentalmente dalla Cooperativa Work Ambiente e dalla SESA, riportate sui giornali nei giorni scorsi.
La prima riguarda il fatto che i lavoratori, pur non lavorando nel mese di dicembre, sono stati comunque retribuiti: a) i lavoratori in realtà non hanno ancora ricevuto nulla. Vedremo se è come verranno retribuiti; b) questo è comunque il frutto della mobilitazione messa in campo dai lavoratori, fin dall’inizio; c) non si tratta, in ogni caso, di un “regalo” come vorrebbero dare a intendere. Non pensino, sia la Work Ambiente che la SESA, che con l’eventuale pagamento della mensilità di dicembre potranno ritenersi assolti e lavarsi la coscienza: in tutti questi anni ai lavoratori sono stati sottratti centinaia di migliaia di Euro. Presto presenteremo il conto e qualcuno dovrà risponderne.
Per quanto riguarda l’inopportuna replica di Salvatore Livorno sul Gazzettino di lunedì, la nostra polemica nei suoi confronti non era immotivata: pochi giorni dopo la notizia della sospensione dei lavoratori della Work Ambiente, l’articolo a pagamento sul Mattino di Padova, in cui il sindacalista decantava i buoni rapporti sindacali in SESA, é stato un schiaffo morale ai lavoratori che, coraggiosamente, avevano denunciato le loro condizioni di lavoro, subendo una palese discriminazione in violazione i principi democratici di libera associazione sul posto di lavoro, garantiti dalla Costituzione, dalle leggi italiane e dal CCNL, come abbiamo già denunciato.
La Uil era perfettamente a conoscenza di quello che accadeva dentro la SESA, soprattutto dal punto di vista retributivo. A gennaio 2016, infatti, un sindacalista della Uil, “si presta” per far firmare ai lavoratori una conciliazione attraverso cui, per 50, 100, 150 euro (una miseria in confronto a quanto sarebbe stato loro diritto chiedere), si rinunciava a qualsiasi pretesa nei confronti di Work Ambiente, Work Service e SESA. Facendo risparmiare centinaia di migliaia di euro, in particolare alla Work Ambiente ed al consorzio e mettendo al riparo la SESA da eventuali cause.
È vergognosa l’accusa di sciacallaggio che ci viene rivolta da parte del sindacalista della Uil, per aver sostenuto le legittime richieste ed i sacrosanti diritti dei lavoratori di Work Ambiente. Sollecitiamo tutti i lavoratori della SESA a denunciare e prendere le distanze da tali infamanti dichiarazioni.
Leggiamo anche oggi dell’accordo raggiunto sui benefit per i dipendenti della SESA. Riteniamo, però, che i diritti per i lavoratori debbano avanzare in maniera equa e paritaria per tutti coloro che contribuiscono alla produttività dell’azienda, anche i lavoratori delle ditte in appalto. Quando ci sono grossi ed evidenti squilibri, invece, viene da pensare che ciò che viene concesso ad alcuni lavoratori sia finanziato anche con quanto viene sottratto (come abbiamo accennato sopra) ad altri lavoratori.
Ricordiamo brevemente che i soci lavoratori della cooperativa Work Ambiente si erano rivolti, poco più di un mese fa, all’ADL COBAS e, dopo quattro giorni dall’iscrizione al sindacato e dalla richiesta di un incontro sindacale con la cooperativa, per discutere di alcune irregolarità in busta paga, hanno ricevuto un SMS: gli veniva comunicata la decisione di sospenderli dal lavoro e di ritenersi a disposizione per altri cantieri. Una decisione che venne attribuita ad esigenze manutentive degli impianti ma che si è rivelata esattamente come ci è parsa immediatamente: una ritorsione per aver evidenziato una situazione che, probabilmente, non doveva emergere.
I LAVORATORI SONO STATI SOSPESI PERCHÈ SI SONO ISCRITTI AL SINDACATO ADL COBAS E PERCHÈ HANNO “OSATO” CHIEDERE LA LEGALITÀ NEL LORO POSTO DI LAVORO!
Tutto il resto sono solo scuse e bugie!
I lavoratori sospesi hanno comunque incassato, in questi giorni di mobilitazione, la solidarietà di molti colleghi lavoratori della SESA e di molti cittadini. La battaglia di trasparenza e legalità, che i lavoratori di Work Ambiente hanno voluto intraprendere, continua!