I dati degli ultimi giorni sembrano indicare che la diffusione della pandemia ha raggiunto il picco. Il tasso di positività resta alto e questo causa non poche difficoltà a chi è costretto a restare in isolamento per essere stato contagiato o per aver avuto un contatto stretto con una persona risultata positiva al test covid-19.
Difficoltà a livello familiare ma soprattutto in ambito lavorativo. Nel settore sanitario, le assenze causate dal covid, sono particolarmente sentite e costringono tutti gli operatori a turni massacranti per sopperire al personale mancante. Una situazione di cui sentiamo spesso parlare nei notiziari, lo leggiamo sui quotidiani oltre che sui social, ma non riguarda solo i sanitari.
Riguarda, in particolare, anche il personale delle pulizie, dipendente della Coopservice, che frequenta gli stessi ambienti di infermieri, oss e medici. Come loro, subiscono lo stesso stress per il carico di lavoro, per l’ambiente in cui operano e per le difficoltà a lavorare con gli indumenti protettivi che, necessariamente, devono indossare.
L’ultimo ciclo di tamponi a cui è stato sottoposto il personale delle pulizie dell’ospedale di Schiavonia, a metà gennaio, ha rivelato molti positivi al test. Un test che viene effettuato ogni 30/35 giorni, da oltre sei mesi. Una tempistica molto differente rispetto al personale sanitario che effettua un tampone ogni 4 giorni, per chi lavora nei reparti, ed un tampone ogni 10 giorni, per gli impiegati degli uffici amministrativi e della direzione sanitaria. Specialmente negli ultimi mesi, infatti, con l’aumento dei contagi, si sono intensificati i controlli a tampone per il personale sanitario.
È incomprensibile questo scarto temporale sulla frequenza dei tamponi al personale delle pulizie ma, a quanto ci risulta, anche al personale di tutte le ditte in appalto a Schiavonia.
Siamo convinti che una frequenza maggiore dei controlli avrebbe limitato fortemente la diffusione del virus tra le lavoratrici delle pulizie.
Forse qualcuno pensa che il virus contratto dalle lavoratrici delle pulizie rimanga circoscritto alla propria categoria? Noi crediamo di no ed a rimetterci, per le conseguenze di tali negligenze, è l’organizzazione di tutta la struttura ospedaliera e l’intera comunità.
Il vaccino preserva indubbiamente dall’aggravamento dei sintomi del virus, ma non dal contagio che, comunque, causa enormi conseguenze sull’organizzazione familiare e lavorativa, come già accennato.
Purtroppo dobbiamo rilevare che il personale delle pulizie è stato costretto più volte a dover ricorrere alla stampa ed alla mobilitazione, per vedersi riconoscere una parità di trattamento con il personale sanitario: Ad aprile del 2020, solo attraverso una mobilitazione “mediatica”, le lavoratrici hanno ottenuto che fosse fornito vestiario e dispositivi di sicurezza adeguati, oltre ad un monitoraggio con tamponi ogni 20 giorni; Nel 2021, a maggio, i tamponi vengono inspiegabilmente sospesi proprio a Schiavonia mentre, in altri ospedali dell’Ulss 6, si continua a monitorare il personale delle pulizie con tamponi ogni 20 giorni.
Fu necessaria una nuova mobilitazione per denunciare l’assurdità di tale decisione ma i tamponi, a Schiavonia, torneranno ad essere fatti a novembre, con una frequenza ancora più dilatata: un tampone ogni 30/35 giorni. Una tempistica insensata, a nostro avviso, con il tasso di positività che, all’epoca, era in continua crescita e l’ospedale di Schiavonia stava, nuovamente, per essere trasformando in hub covid.
Una tempistica che continua ad essere applicata attualmente, nonostante i picchi raggiunti dalla pandemia in queste settimane e l’evidente incongruenza con i controlli effettuati al personale sanitario, e che sembra ispirata più al risparmio economico che al bene della comunità.