NEK S.R.L / LIBERA SOC. COOP.: UN PO’ DI STORIA…
Con il subentro della cooperativa LIBERA, avvenuto in novembre 2011, non sono mancati momenti di attrito sulla gestione del personale, della cassa integrazione, delle retribuzioni, dell’orario di lavoro, mettendo continuamente in una condizione di estrema incertezza il destino di circa 100 famiglie. Situazioni spesso gestite in maniera discriminatoria nei confronti di coloro che si erano maggiormente esposti nelle battaglie sindacali condotte fino a quel momento.
Ed è in maniera discriminatoria che in maggio 2012 la cooperativa Libera avvia la procedura di mobilità per 39 persone in “esubero”.
Dopo un lunga vertenza per salvare 60 posti di lavoro, durante la quale le lavoratrici e i lavoratori hanno dovuto incrociare le braccia a più riprese (strappando un maggiore incentivo all’esodo, la cassa d’integrazione di 6 mesi , la mobilità in deroga per 8 mesi), la cooperativa LIBERA procede con la messa in mobilità di 39 persone.
Per quanto riguarda l’impianto, che venne acquistato dalla NEK dalla precedente azienda fallita preventivando un investimento di 4 milioni di euro per l’ammodernamento degli impianti (poi scesi a 3 milioni di euro), a tutt’oggi i lavori non sono ancora stati conclusi.
Per tutto il 2013 e quasi tutto il 2014 le lavoratrici ed i lavoratori hanno attraversato periodi di pesante discontinuità lavorativa e di cassa integrazione in cui la Libera gestiva il personale proveniente anche da altri cantieri.
Nel frattempo, la cooperativa Libera continuava chiedere soldi ai soci attraverso l’incremento della quota associativa, passata da 3000 a 5000 euro tra il 2013 e il 2014. In luglio 2014 viene azzerata la quota residua per tutti, ma vengono fatti ripartire i versamenti delle quote associative per un totale di ulteriori 3000 euro.
In tutto questo periodo e fino ad oggi, inoltre, sono numerose le segnalazioni fatte alla LIBERA per grosse irregolarità nelle buste paga relativamente agli assegni familiari ed altri istituti contrattuali, come la tredicesima e la quattordicesima, che hanno comportato il mancato pagamento di cifre importanti (si arriva anche a 350/400 euro in meno).
Una gestione “banditesca” delle quote associative e delle retribuzioni come pure del personale: a distanza di due anni della messa in mobilità, la cooperativa ha iniziato ad appoggiarsi a una cooperativa esterna (SAHARA), con l’impiego di circa venti persone retribuite con paghe da fame (come hanno confermato i lavoratori stessi), con il chiaro intento di tagliare sul costo della manodopera .
Per non parlare di gravi carenze nell’ambito della sicurezza sul lavoro e atteggiamenti pesanti (offese e percosse), subiti dalle lavoratrici in particolare, da parte di una figura con ruolo di capoturno.
In queste già pesanti condizioni di lavoro, viene introdotta la sospensione dei buoni pasti che le lavoratrici ed i lavoratori si sono visti decurtare dalla busta di settembre, ricevuta qualche giorno fa, mentre nelle prossime buste non verrà erogato l’aumento contrattuale, che è scattato il 1° ottobre 2015.
LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI SONO STANCHI DI SUBIRE! CHIEDONO REDDITO, DIGNITÀ E L’INTERVENTO DELLE ISTITUZIONI, CONTRO LE FURBERIE DELLA COOP LIBERA.
Monselice, 14 dicembre 2015
ADL COBAS