Alla luce anche di quanto apparso sui quotidiani locali in merito alla situazione Nek/Libera/licenziamenti, riteniamo doveroso fornire un quadro esaustivo sugli sviluppi della vertenza al fine di respingere in modo categorico il tentativo alquanto squallido di scaricare sulle lavoratrici licenziate e su Adl Cobas la responsabilità di quanto sta succedendo, rispondendo in modo chiaro al Sindaco di Monselice che si permette di tranciare giudizi sommari mistificando interamente i fatti accaduti, evidentemente, con un qualche intento politico, che non comprendiamo.
Sembra infatti, da quanto riportato dal Gazzettino che l’occupazione dell’impianto sia conseguenza della vertenza che riguardava il ticket e il congelamento degli aumenti contrattuali, come ultimi provvedimenti della cooperativa in ordine alla logica di scaricare sui lavoratori scelte imprenditoriali molto azzardate. L’impianto è stato occupato in risposta ai licenziamenti fatti solo perché le lavoratrici, molto preoccupate per l’azione di sabotaggio verificatasi la notte precedente, volevano che la verifica sui danni venisse effettuata con l’assistenza delle forze dell’ordine.
Licenziamenti fatti grazie all’esclusione da socie, non con un provvedimento ordinario di licenziamento. Peraltro hanno licenziato anche lavoratrici che non erano neppure presenti il giorno nel quale si imputa ai licenziati di avere fermato all’ingresso dell’impianto il presidente di Libera. Ciò sta a significare quindi che l’intento di Libera era quello di mettere in atto una azione di rappresaglia contro la maggior parte degli iscritti ad Adl Cobas e non solo contro chi avrebbe “impedito” l’accesso del Presidente all’impianto.
Detto questo è bene che ciascuno, consapevole del proprio ruolo sappia trarre le dovute considerazioni in merito ai fatti reali e agisca di conseguenza, in particolar modo con riferimento alla notizia pubblicata dal mattino in data 16 gennaio e dal Gazzettino del 17, in base alla quale Nek ha annunciato l’imminente messa in mobilità di tutti i lavoratori della coop. Libera che operavano presso l’impianto NEK di Monselice.
Tale decisione sarebbe frutto dell’esito negativo dell’ultimo incontro effettuato in Prefettura in data 14 gennaio, rispetto al quale, secondo Libera, secondo il Sindaco e secondo anche la CGIL, la rappresentanza di Adl Cobas avrebbe respinto ogni ipotesi di accordo.
Nel respingere seccamente tale accusa, è’ importante che si capisca bene come era nata questa ultima convocazione in Prefettura e come mai non si è arrivati ad una risoluzione positiva della complicata vertenza.
Va detto che nella settimana scorsa vi erano state varie interlocuzioni di carattere informale -con la Cgil come punto di raccordo – che avevano portato la Prefettura a convocare un nuovo incontro dal quale si poteva intravvedere una possibile soluzione che si sarebbe basata su alcuni punti molto precisi, dopo avere preso atto che da parte di Libera non vi era alcuna disponibilità ad annullare tutti e 26 i licenziamenti (ipotesi respinta da Libera perché secondo i suoi legali non sarebbe stato più possibile dal punto di vista giuridico farlo, mentre in realtà, non solo è possibile, ma sarebbe anche la cosa più semplice e meno onerosa). I punti erano i seguenti:
• Libera era disponibile a stanziare una certa cifra per incentivare l’esodo volontario di un certo numero di lavoratori
• Adl si impegnava a fornire la lista di volontari, dalla quale, eventualmente, Libera avrebbe “pescato” i lavoratori da mettere in mobilità.
Sembrava, da quanto era emerso dai colloqui informali che avevano comunque reso credibile il nuovo incontro, che, non solo, Libera avrebbe accettato il principio della volontarietà, ma che anche la somma messa a disposizione sarebbe stata congrua per arrivare ad un accordo.
Adl Cobas si impegnava a sondare il terreno e si presentava in Prefettura con una lista di 15 lavoratrici disponibili all’uscita incentivata sulla base di quanto ci era stato comunicato dalla CGIL.
Tutto questo, al momento della verifica, veniva totalmente smentito da Libera, la quale, inizialmente, ribadiva che la base di discussione era e rimaneva quella del verbale di riunione del 4 gennaio (respinto dalle lavoratrici), per poi inoltrarsi in altre proposte – che riconfermavano la nostra convinzione – volte soprattutto ad eliminare tutte le lavoratrici licenziate e conseguentemente la presenza di Adl Cobas.
Curiosa infatti la proposta di proporre una buona uscita di 10.000 € a tutti i 26 licenziati (proposta non accettata dall’assemblea) e non prendere in considerazione quella della buona uscita su base volontaria per un numero più ridotto di lavoratrici. La posizione espressa da Libera non veniva minimamente contrastata dalla CGIL che faceva finta che quanto ci era stato da lei stessa comunicato non fosse mai esistito.
In data 16 gennaio si è riunita l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori licenziati, i quali, consapevoli del fatto che si trovano, purtroppo, schiacciati da meccanismi legislativi perversi che hanno consentito il perpetuarsi di un sistema di organizzazione del lavoro nella forma della cooperativa, che ha prodotto vere e proprie aberrazioni in tema di diritti per i lavoratori, intendono riproporre i punti cardine attorno ai quali verificare se vi sia o meno ancora la possibilità di evitare la chiusura dell’impianto Nek di Monselice.
Tenendo conto che queste lavoratrici e questi lavoratori hanno attraversato tutte le varie fasi di passaggio di proprietà dell’impianto e che in quanto a titolarità del diritto, non giuridico, ma morale di continuare a ricavare il proprio reddito da una attività lavorativa svolta da tanti anni in questo impianto ed in condizioni malsane, non sono sicuramente secondi a nessuno.
In sostanza vengono proposte le seguenti ipotesi:
• Lo abbiamo ribadito anche in Prefettura, la cosa più semplice e meno costosa è sicuramente l’annullamento di tutti i licenziamenti. A seguito poi del ripristino dell’impianto si dovrà fare il punto per capire se vi sono le condizioni perché tutti possano lavorare e per dare eventualmente continuità agli ammortizzatori sociali previsti, in attesa di una ripresa piena dei volumi. Impegno da parte dei riammessi al lavoro di accettare quanto già deliberato dalla cooperativa.
• Qualora Libera ribadisca l’indisponibilità a seguire questa strada, abbiamo proposto che l’eventuale ridimensionamento dell’organico segua la via della volontarietà incentivata. Prefettura e Libera sono al corrente delle varie ipotesi che si aprono in termini di uscite incentivate, in rapporto agli importi messi a disposizione da Libera. E’ chiaro che il numero delle persone disponibili alla uscita incentivata varia con il variare degli importi messi a disposizione.
• Per tutti quelli che rimangono, o annullamento del licenziamento, oppure assunzione da parte di Nek o di altro soggetto terzo ponendo una data certa, che dovrà coincidere orientativamente con la rimessa in moto dell’impianto – a parità di condizioni contrattuali e normative preesistenti.
• Cancellazione di ogni pendenza penale o civile nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori licenziati.
Se su queste ipotesi è possibile arrivare a sottoscrivere una prima forma di accordo in Prefettura vi è la disponibilità immediata a rimuovere il presidio, diversamente, riteniamo di dover constatare che non vi è alcuna volontà da parte di Libera di arrivare ad una soluzione della complicata vertenza, frutto di un concatenarsi di eventi che hanno origine ben più in là nel tempo rispetto all’arrivo di Libera.
Ci rivolgiamo al Sindaco di Monselice, alla Prefettura, alle istituzioni in generale affinché non si lascino trascinare da logiche di tipo politico, pensando che siano le lavoratrici assistite da Adl Cobas le responsabili della situazione venutasi a creare. Fino a prova contraria, sono loro le vittime di politiche sul lavoro che non tutelano a sufficienza i lavoratori.
Ci rivolgiamo anche a tutti i lavoratori non licenziati da Libera dell’impianto di Monselice e anche ai lavoratori soci di Libera che lavorano su altri impianti per far capire che le soluzioni ci sono, vanno sostenute e che se non si arriva ad un accordo è solo perché vi è stato un irrigidimento assoluto della cooperativa in merito alla scelta drastica ed estrema di licenziare 26 lavoratrici e lavoratori, quando si poteva comunque procedere per altre vie disciplinari, molto meno gravi ed impattanti.
Quando togli il lavoro ad una persona, oggi, gli togli la vita, per questo chi oggi è licenziato è certamente disponibile a ricercare soluzioni ma che non siano quelle della lista di proscrizione da eliminare a tutti i costi.
Il presente comunicato è stato letto e sottoscritto dall’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori licenziati.
Monselice, 17 dicembre 2016