Fondaco dei Tedeschi, atto V: Il tempo è scaduto (agg. sabato 11gennaio).
Da ormai 2 mesi stiamo aspettando che DFS si degni di dare delle risposte a tutti I lavoratori e tutte le lavoratrici dell’indotto e degli appalti che sono interessati dalla chiusura del negozio dei Fondaco dei Tedeschi.
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Venerdì 10 gennaio abbiamo assistito al tavolo a Confcommercio in cui DFS ha preso degli impegni per I lavoratori assunti direttamente ma, anche ieri, nulla è stato detto o fatto per quelle cento persone che esattamente come I dipendenti diretti contribuiscono in modo fondamentale al funzionamento del negozio: dalle pulizie alla sicurezza, passando per il magazzino che rifornisce il negozio, sono tutti lavori senza I quali il negozio non può aprire. Non accettiamo che DFS cerchi di dividere tra dipendenti di serie A e dipendenti di serie B. Cosi come non accettiamo che I tempi li detti una società come DFS, che fa capo al gruppo LVMH, che l’anno scorso ha prodotto l’utile record di 15 miliardi di euro. La precarietà e l’incertezza sono condizioni devastanti per chi si arrabatta per arrivare a fine mese, per trovare una casa in affitto, per rinnovare un permesso di soggiorno, per poter chiedere un finanziamento per acquistare una macchina o per fare un ricongiungimento con I proprio familiari all’estero.
Per questo motivo abbiamo deciso che se DFS non vuole incontrarci, saremo noi ad andare fin dentro il loro negozio: rompiamo questo tabù, il Fondaco dei Tedeschi appartiene a noi più di quanto non appartenga a DFS e quindi ci entriamo, come e quando vogliamo.
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Le promesse di impegno sono un lusso che non possiamo permetterci: vogliamo delle risposte e le vogliamo ora, perchè ora ne abbiamo bisogno:
- Chiediamo che DFS convochi immediatamente un tavolo con tutti I lavoratori e le lavoratrici dell’indotto, sia quelli che lavorano direttamente dentro il Fondaco, sia quelli che lavorano nel magazzino.
- Chiediamo che vengano applicate le medesime condizioni previste per I lavoratori dirette.
- Chiediamo che tutto questo avvenga subito perchè non accettiamo la precarietà come condizione ineluttabile.
- Chiediamo risposte e rispetto, per I lavoratori, le lavoratrici e la nostra città.
Fondaco dei Tedeschi atto IV
L’abbiamo detto e lo facciamo. Torneremo tutte le volte che sarà necessario. Oggi, 9 gennaio 2025, siamo ancora davanti al negozio. Anche oggi DFS ha chiuso i cancelli ai suoi stessi lavoratori, che altro non cercano se non confronto, rispetto e dignità.
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Non ci scoraggiamo e domani saremo a Mestre in viale Ancona presso la sede di Confcommercio dove si svolgerà un incontro con dfs. Non possono nascondersi per sempre. Non possono togliersi la responsabilità del destino di lavoratori e famiglie sulle quali si sono ingrassati i loro portafogli.
DFS HA SCELTO DI RENDERE INVISIBILI I LAVORATORI IN APPALTO: SIAMO LAVORATORI IN CARNE ED OSSA E MERITIAMO RISPETTO!Era il mese di novembre quando DFS ha annunciato la chiusura del negozio del Fontego dei Tedeschi. Una chiusura che è arrivata come un fulmine a ciel sereno per lavoratori e lavoratrici che operano o direttamente nel negozio o nell’indotto: pulizie, sicurezza, magazzino, sono tanti i lavoratori che subiranno la chiusura del negozio.
DFS ha avviato dei tavoli di trattativa cercando di dividere la forza lavoro, decidendo di indicare una linea di demarcazione tra lavoratori diretti e lavoratori in appalto. Questa scelta è rappresentativa della arroganza e della natura predatoria di DFS: apro un negozio nel centro di Venezia, faccio lavorare più di 350 persone e poi quanto ritengo che il gioco non valga più la pena chiudo tutto e pretendo anche di dettare le regole su cosa è mia responsabilità e cosa non lo è. A poco servono per altro le lacrime di coccodrillo versate sui giornali locali in queste settimane da Brugnaro e dall’assessore Venturini, viste le loro responsabilità nella svendita di Venezia all’industria del turismo, di cui il Fondaco dei Tedeschi è uno dei simboli: il modello del “tourism as usual” non solo è sbagliato, ma addirittura crea buchi neri nella nostra città già vessata dalla monocoltura turistica.
Altro che nuovi appalti e nuove forme di sfruttamento lavorativo!
sarebbe forse il caso di ripensare al Fondaco dei Tedeschi come una struttura per i residenti e per la città e non per arricchire l’ennesima multinazionale che davanti al primo investimento più redditizio chiuderà i battenti seguendo gli interessi del profitto e non della città. Ma questo è, ormai, l’unica prospettiva che ci viene data da questa amministrazione: svendita della città, ricerca di investitori internazionali, lusso, turismo.
Siamo sinceramente stanchi di fondi di investimento, fondi immobiliari e grandi società che pensano che i nostri territori e chi li abita siano terreno di conquista usa e getta per speculazione e sfruttamento.
Chiediamo innanzitutto che DFS si assuma, almeno per una volta, le sue responsabilità di fronte a tutti e tutte le lavoratrici interessate dalla chiusura: il sistema degli appalti è uno strumenti di precarietà al quale non siamo disposti a cedere, non di fronte ad una società che fattura solo in Italia più di 37 milioni di euro.
Chiediamo a chi amministra le nostre città di non svenderle al miglior offerente: le città sono di chi le vive e di chi ci lavora, e non dell’ultimo imprenditore che ha in testa solo il proprio bilancio.
Fondaco dei Tedeschi, atto terzo.
Ieri, domenica 5 gennaio, siamo tornati davanti al negozio di DFS al Fondaco dei Tedeschi
E per la terza volta il negozio è stato chiuso, a ulteriore dimostrazione della arroganza di chi amministra la società.
E se si preferisce tenere chiuso il negozio per 4 ore nel primo giorno dei saldi piuttosto che confrontarsi con i lavoratori, evidentemente il tema non è di natura economica: d’altronde la società che detiene la maggioranza nel gruppo DFS è niente popò di meno che Louis Vuitton, società che nel 2023 ha segnato l’incredibile record di utili di 15 miliardi (si, miliardi, non è un errore di misura).
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È invece il paradigma di come i nostri territori siano diventati terreno di sfruttamento per soggetti predatori: grandi gruppi di investimento, fondi finanziari e fondi immobiliari acquistano sventolando titoli e denaro, per poi andarsene lasciando miseria ed abbandono. Un tempo i mecenati lasciavano come segno della loro grandezza opere di cui tutti potevano godere, oggi invece pare ci sia la gara a chi tra i potenti riesce a lasciare più macerie.
Il 10 gennaio ci sarà un incontro a Confcommercio per i lavoratori assunti direttamente da DFS.
Noi ci andremo, perché la divisione dei lavoratori è qualcosa che fa comodo solo a chi la promuove, e perché se loro non vogliono venire a parlare con noi, saremo noi a braccarli.
Torneremo anche al Fondaco, con o senza preavviso, tutte le volte che sarà necessario: loro vorrebbero che i lavoratori non abbiano voce in capitolo, noi non gli daremo tregua.
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Per la dignità ed i diritti, avanti tutta!
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