Bologna, firmata la carta dei diritti: prima vittoria dei «riders»
Le piattaforme del cibo a domicilio Deliveroo Glovo, Foodora e JustEat hanno disertato la firma della carta dei diritti del lavoro digitale di Bologna, un documento prodotto dalle mobilitazioni dei ciclofattorini della «Riders Union Bologna», il nuovo sindacato sociale auto-organizzato che ha creato un fronte che va dall’amministrazione comunale a guida Pd ai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil. Ieri a Palazzo D’Accursio hanno firmato la carta Sgnam e MyMenu, fuse in un’unica azienda che occupa circa 130-140 dei 500 fattorini nel capoluogo emiliano. Il sindaco Virginio Merola ha annunciato che renderà note sulla rete civica Iperbole le piattaforme che «rispettano i diritti». «C’è un potere bellissimo ed enorme – ha detto – se ordinate una pizza da uno che sfrutta, avete la possibilità di ordinarla da uno che non sfrutta. I bolognesi su questo saranno molto attenti. Un invito a boicottare chi non ha firmato? Certamente».
QUESTI SONO I DIRITTI stabiliti nella carta: salario orario equo in linea con i contratti collettivi nazionali di riferimento; maggiorazioni per lavoro svolto nei giorni festivi, notturno o col maltempo; sospensione del servizio in condizioni d’impraticabilità ambientale; certezza di un monte orario; tutela di salute e sicurezza; prevenzione dei rischi e copertura assicurativa; obbligo di giustificatezza del licenziamento; diritto di sciopero e quello all’organizzazione collettiva dei rider. Di «boicottaggio» delle piattaforme hanno parlato Giancarlo Zignani (Uil), che ha firmato la carta pro-riders con Maurizio Lunghi (Cgil) e Danilo Francesconi (Cisl).
«RIDERS UNION BOLOGNA» annuncia la mobilitazione: «Metteremo in campo una pressione e chiediamo al comune di adottare misure disincentivanti e sanzionatorie con le piattaforme che non firmeranno la carta – afferma Tommaso Falchi – è necessario convincerle a firmare altrimenti dovranno essere obbligate a non lavorare in città». «L’amministrazione ha una serie di strumenti per intervenire – sostiene Federico Martelloni, giuslavorista e consigliere comunale per «Coalizione Civica» – Dai regolamenti degli orari alle licenze per i dehors ad altre iniziative amministrative che possono facilitare esercizi e o zone che rispettano i diritti, penalizzandone altre: la chiamerei contrattazione sociale di strada. Servirà una mobilitazione più estesa per portare le altre a firmare. La strada è lunga, la carta va allargata anche ad altre città».
IL COMUNE DI BOLOGNA ha accolto l’invito lanciato dal Comune di Milano per creare un tavolo di confronto nazionale sui riders presso Anci. L’assessore al lavoro della giunta Sala, Cristina Tajani, presente ieri a Bologna, ha detto che il tavolo avrà l’obiettivo di estendere la Carta alle altre città italiane: Torino, Firenze e Roma. Da qualche settimana a Milano è in corso una consultazione tra gli attori. La giunta Sala ha consultato i fattorini di «Deliverance Milano», i sindacati e le aziende. Il Comune proporrà inoltre alcuni standard su sicurezza, paga equa e assicurazione. In cambio riconoscerà un «patentino del rider», attestazione di non meglio precisati «percorsi formativi» del lavoratore che dovrebbero «garantire l’utente finale».
UN PERCORSO di consultazione è ipotizzato anche dalla Regione Toscana: «Vogliamo capire come garantire la tutela contrattuale, sanitaria e previdenziale di questi lavoratori» sostiene Serena Spinelli, capogruppo Articolo Uno Mdp in regione. Un convegno sul tema è stato organizzato lunedì 4 giugno a Firenze. Nel frattempo è iniziata la consultazione online per la formulazione di una legge regionale nel Lazio promossa dal governatore Zingaretti che, tra l’altro, intende stabilire a livello locale una legge sul salario minimo orario. In questa effervescenza normativa è forte il rischio dell’improvvisazione.
LA CARTA DI BOLOGNA rivela la centralità dei lavoratori senza i quali non sarà possibile tracciare principi e regole quando, si arriverà a definire una legge nazionale, l’unico strumento per rendere esigibili i diritti nel capitalismo di piattaforma. Un esito, per ora, futuribile. Il varo della carta bolognese, unica in Europa, dimostra tre cose: i diritti esistono nel capitalismo delle piattaforme; il protagonismo dei rider è capace di creare consenso tra i cittadini, le parti sociali e la politica; la contrattazione sociale metropolitana produce un fronte di lotta politico-sindacale. Si presume che quando i rider chiameranno uno sciopero avranno dalla loro parte le istituzioni locali, i sindacati e, si spera, una quota crescente di esercenti e ristoratori oltre che gli utenti delle «app». Tutto dipende dai loro pollici, in fondo
da ilmanifesto.it