LA SESA DISCRIMINA I LAVORATORI CHE HANNO DENUNCIATO LE PROPRIE CONDIZIONI DI LAVORO
Strano mondo quello a cui alcuni vogliono farci abituare.
Un mondo in cui una donna che denuncia di essere stata molestata viene messa alla gogna.
In cui i cittadini che denunciano inquinamento e devastazione ambientale nei territori in cui vivono, vengono accusati di essere contro lo sviluppo, il progresso, il benessere.
Un mondo in cui dei lavoratori che denunciano irregolarità e illegalità nel proprio ambiente di lavoro, vengono licenziati con accuse infamanti.
Così nell’incontro che si è tenuto ieri con la SESA e la cooperativa in appalto, Work Ambiente, abbiamo appreso, dal consulente della SESA, in primo luogo che il tempo necessario per riparare l’impianto è di almeno 6 mesi (precedentemente nessuno era riuscito a quantificare il periodo di chiusura); in secondo luogo che, alla ripresa delle attività, nessuno degli attuali lavoratori potrà tornare a lavorare in SESA, in quanto il consorzio, ha “lavorato male” e, quindi, assieme ai responsabili della cooperativa se ne devono andare anche tutti i lavoratori, nessuno escluso, perché responsabili anche loro, in solido, di tutti i danni procurati agli impianti.
Come definire una scelta del genere: “sparare nel mucchio”,” rappresaglia di stampo nazista” (visto che non sono saltati fuori i responsabili dei danni, devono essere puniti tutti). Tante possono essere le interpretazioni di una tale scelta.
RESTA IL FATTO CHE UNA AZIENDA, CONTROLLATA DA UN ENTE PUBBLICO LA CUI MISSIONE PRIORITARIA DOVREBBE ESSERE QUELLA DI TUTELARE LE PERSONE, DECIDE CHE TUTTE E VENTI I LAVORATORI CHE OPERAVANO IN QUESTO IMPIANTO, VERRANNO LASCIATI A CASA.
L’unica alternativa possibile per loro è ricorrere alla naspi, ovvero all’indennità di disoccupazione e quindi il licenziamento.
La Work Ambiente, infatti, dopo aver precisato che ha perso anche altri appalti e che non ha la possibilità di ricollocare i lavoratori di questo cantiere, non ha accennato ad alcun tentativo di difesa del proprio operato in SESA e dei lavoratori. Anzi, abbiamo assistito ad un vergognoso quanto complice sostegno della cooperativa alle accuse della SESA, rivolte ai propri soci lavoratori.
Abbiamo ascoltato una “lezione di sindacalismo” da parte di un ex funzionario della CISAL, ora collaboratore (?) della cooperativa Work Ambiente, il quale ha voluto spiegarci che bisogna stare attenti a rivendicare diritti e chiedere legalità, perché a “rimetterci sono i lavoratori”.
Ricordiamo brevemente che i soci lavoratori della cooperativa Work Ambiente si erano rivolti, poco più di un mese fa, all’ADL COBAS e, dopo quattro giorni dall’iscrizione al sindacato e dalla richiesta di un incontro sindacale con la cooperativa, per discutere di alcune irregolarità in busta paga, hanno ricevuto un SMS: gli veniva comunicata la decisione di sospenderli dal lavoro e di ritenersi a disposizione per altri cantieri. Una decisione che venne attribuita ad esigenze manutentive degli impianti ma che ci è parsa immediatamente come un atto di ritorsione per aver evidenziato una situazione che, probabilmente, non doveva emergere.
L’incontro di ieri, con false accuse nei confronti di lavoratori (evidentemente utili, solo finché non hanno avuto il coraggio di denunciare le condizioni in cui hanno lavorato per 3,5,8 anni), ci ha sostanzialmente confermato quello che, fin dall’inizio, abbiamo percepito e denunciato: I LAVORATORI SONO STATI SOSPESI, E SARANNO PROSSIMAMENTE LICENZIATI, PERCHÈ SI SONO ISCRITTI AL SINDACATO ADL COBAS E PERCHÈ HANNO “OSATO” CHIEDERE LA LEGALITÀ NEL LORO POSTO DI LAVORO!
Siamo consapevoli e sempre più convinti che spetti ai cittadini, ai lavoratori, alle persone comuni difendere il diritto ad una vita dignitosa nel territorio in cui vive e lavora, mentre è evidente che le istituzioni, a tutti i livelli, sono sempre più orientate ad “amministrare” i favori e le compiacenze verso pochi soggetti privati.
Auspichiamo che, essendo il comune di Este socio di maggioranza con il 51% della SESA, il sindaco e l’amministrazione comunale intervengano per smentire quanto affermato dalla SESA, garantendo ai lavoratori la continuità lavorativa all’interno dell’azienda di cui ha il controllo.
Noi non ci rassegneremo/arrenderemo mai a chi vuole che l’illegalità, la sopraffazione, l’arroganza diventino la normalità nella nostra vita quotidiana.
PERTANTO DICIAMO FIN DA SUBITO CHE CHIEDIAMO A SESA E AL COMUNE DI ESTE CHE ALLA RIPRESA DELLE ATTIVITA’ DELL’IMPIANTO I LAVORATORI CHE VERRANNO LICENZIATI DA WORK VENGANO ASSUNTI DA CHI SUBENTRERA’ NELLA GESTIONE DELL’IMPIANTO, A PARTIRE DAI TEMPI INDETERMINATI E VIA VIA CON I TEMPI DETERMINATI.
Invitiamo tutti coloro che hanno a cuore l’affermazione dei diritti fondamentali di ognuno e la salvaguardia dei Beni Comuni, a partecipare alle iniziative in solidarietà con i lavoratori che la SESA vuole “estromettere” dall’impianto di Este.
Este, 22 dicembre 2017