REPORT ASSEMBLEA NAZIONALE 12 GENNAIO 2019 REGGIO EMILIA (Lab AQ16)
RETE INTERSINDACALE E RETE NAZIONALE OPERATORI SOCIALI
Realtà presenti all’assemblea del 12 gen a Reggio Emilia:
Milano e Monza-Brianza Sial Cobas e Rete Op Soc:
Angelo, Beatrice, Laura, Matteo, Chiara
Tradate Educatrici/Educatori Varesotto: Camilla, Pino
Reggio Emilia ADL Cobas e Eduky Reggio:
Silvio, Davide, Giulia, Danilo, Pasquale, Filippo, Silvia, Giuseppe
Bologna ADL Cobas e Educatori contro i tagli:
Cecilia, Filippo, Tiziano, Rosario, Alessandro, Elena
Rete Educatori/Educatrici Mantova: Arianna, Adriano, Lorenzo
Rete Educatori/Educatrici Rimini: Federico
Rete Operatori Sociali La Spezia: Laura, Stefania, Federica
Collettivo Educatori e Operatori del Sociale Parma: Francesca, Alessandro, Salvatore
Genova: Serena
Padova: Oswald
Firenze : USB Matteo, Paolo
INTRODUZIONE E O.D.G.
Questo incontro rappresenta la terza tappa assembleare di un coordinamento che si è costituito a partire dalla collaborazione tra Rete Nazionale Operatori Operatrici Sociali, attiva dal 2013, e alcune sigle del sindacalismo di base (ADL COBAS EMILIA e SIAL COBAS MILANO, dopo gli incontri del 22 SETTEMBRE 2018 a Milano e la Web Call del 27 NOVEMBRE 2018 (con collegamenti da 13 città). Insieme si sono costruite le mobilitazioni del 26 OTTOBRE 2018 durante la giornata di sciopero nazionale, indetto da alcune sigle del sindacalismo di base, e del 10-15 DICEMBRE 2018 in cui si sono fatte assemblee pubbliche, presidi e flash mob in varie città nelle quali si sono portate le stesse parole d’ordine, la stessa piattaforma rivendicativa e alle quali si è cercato di dare una risonanza mediatica coordinata, unitaria.
RETE INTERSINDACALE e RETE OPERATORI OPERATRICI SOCIALI è un coordinamento in costruzione, aperto ad altre realtà collettive e sindacali che ne condividono finalità, contenuti, forme e modalità di organizzazione e partecipazione dei lavoratori e lavoratrici. Partiamo dalla consapevolezza che stiamo intraprendendo un percorso a medio-lungo termine, che al di là, o a maggiore ragione, del rinnovo del C.C.N.L. Coop. Sociali, che potrebbe arrivare nei prossimi mesi, la lotta sarà lunga e ampia: riguarda il riconoscimento della figura professionale, a partire dal mondo della formazione; il miglioramento del contratto nazionale di lavoro; il superamento del meccanismo degli appalti, passando all’accreditamento, fino a parlare di reinternalizzazione dei Servizi; dalla lotta, sindacale e politica, contro le logiche e gli effetti delle attuali politiche di governo, vedi decreto Immigrazione e Sicurezza.
1) Programma della mattina: Discutere e chiarire questo tema delle identità, dei rapporti interni, dei rapporti con l’esterno, delle forme e modalità di organizzazione e partecipazione dei lavoratori e lavoratrici, facendo emergere punti di forza e criticità. Chi siamo, quello che vogliamo e quello che non vogliamo.
2) Programma del pomeriggio: Approfondimento e confronto su 3 aspetti principali con l’obiettivo di proseguire nella costruzione della Piattaforma:
Dalla scorsa legge di bilancio a quella di quest’anno (entrata in vigore il 1/1/2019) ci sono state novità legislative che hanno aggiunto elementi al panorama giuridico di settore pre-esistente. Oltre al compito di portare informazioni chiare tra i lavoratori e le lavoratrici in merito ai nuovi sviluppi legislativi, vorremmo portare critiche di senso e rivendicazioni volte a contrastare lo scarico di costi e responsabilità sui singoli lavoratori per una indefinitezza e frammentarietà mantenuta tale, da vent’anni almeno, da interessi lobbistici e vuoti istituzionali.
Si tratta di capire se oltre ai punti sulla riqualifica dei “senza titolo”, meglio definiti “diversamente titolati”, a seguito dell’approvazione della legge di bilancio 2017 (L. 205/2017 ex-Iori Binetti), ci sono altri punti importanti da aggiungere alla luce della neo emessa legge di bilancio 2018.
Nel coordinamento RENOS-INTERSINDACALE si è aggiunta la lotta degli operatori dell’accoglienza e vorremmo comprendere le rivendicazioni dei lavoratori/lavoratrici di questi servizi all’interno della piattaforma nazionale, in aggiunta alle già presenti rivendicazioni su contratto C.C.N.L.
Sul tema contratti stiamo approfondendo lo studio di quelle che sono le differenze tra i molteplici contratti di settore, non solo dal punto di vista salariale. Nella Piattaforma sono già presenti diversi punti rivendicativi, i paletti fondamentali sono: l’unificazione dei contratti ad un unico contratto che abbia come riferimento quello degli enti pubblici.
In conclusione vorremmo lasciarci con alcune proposte concrete di mobilitazioni future da organizzare e coordinare.
1) Mattina: CHI SIAMO, COSA VOGLIAMO FARE E COME
La nascita e l’affermazione di questo coordinamento sono un importante passo avanti. La storia di questi anni ci insegna che i lavoratori e le lavoratrici possono avvicinarsi ad un percorso di lotta, di rivendicazione e di ricomposizione della categoria sia attraverso le strutture sindacali tradizionali (iscrizione al sindacato, costituzione di rappresentanze sindacali), sia attraverso le iniziative di un collettivo informale, che lavora più sul territorio che nei luoghi di lavoro, e che in questi anni ha cercato di inquadrare la discussione sulle problematiche del lavoro sociale all’interno di una cornice ampia di settore (il terzo settore) e all’interno delle politiche nazionali di welfare. Oggi il nostro compito, con questo coordinamento, dovrebbe essere quello di presentare ai lavoratori e alle lavoratrici una “proposta di organizzazione e di lotta” più completa e organica che parla sia di costruzione di un’idea politica differente a partire da chi lavora, tutti i giorni, con le fasce più deboli della società che tenga insieme la lotta per il miglioramento della qualità dei servizi, dei diritti e dignità dell’utenza (cittadini, abitanti, autoctoni e immigrati) con la lotta per il miglioramento delle condizioni di chi lavora in questi servizi, diritti e dignità per i lavoratori del sociale. “La nostra dignità è la dignità di tutti e tutte”; difendiamo l’etica del nostro lavoro.
All’interno di questo coordinamento le varie soggettività possono comunque mantenere un’autonomia e un’indipendenza di pensiero e di azione, ma l’aspettativa è quella di condividere sempre di più saperi e pratiche. Dobbiamo fare Rete e darci una cornice nazionale, per contrastare la fremmentarietà, la separazione delle lotte e la logica del “proprio orticello” “meglio occuparsi di piccoli aspetti, senza entrare in conflitto con la controparte, per ottenere dei piccoli risultati e accontentarci di quelli, senza mettere tutto in discussione”.
Il nostro tentativo è quello di coinvolgere colleghi/e di differenti servizi e diverse aziende e cooperative. La nostra volontà è di partire dal basso, decidere noi cosa fare. Siamo noi, lavoratrici e lavoratori che costruiamo il sindacato, sia nella teoria che nella pratica con orizzontalità. Dobbiamo costruire un rapporto sindacale coi colleghi e le colleghe dei luoghi di lavoro, avviare un processo di sindacalizzazione, all’interno di una categoria scarsamente sindacalizzata ma che ne ha fortemente bisogno, soprattutto alla luce del nuovo contratto che verrà rinnovato e del rischio reale e attuale di perdita di tanti posti di lavoro per effetto delle recenti legislazioni (D.L. Sicurezza, L.205 titoli). Dobbiamo costituire rappresentanze sindacali (R.S.A. e R.S.U.) ed eleggere rappresentanti della sicurezza (che hanno responsabilità su tanti aspetti del nostro lavoro, fortemente connessi anche al lavoro con l’utenza). E’ l’assemblea dei lavoratori che ci da il mandato per farci portatori delle istanze rivendicative, della piattaforma, delle trattative. Dobbiamo riappropriarci degli strumenti sindacali, “la sindacalizzazione deve diventare un atto quotidiano come mettere le scarpe la mattina prima di uscire di casa”. Dobbiamo puntare molto sul “lavoro” nei luoghi di lavoro: postare informazione, costruire controinformazione, portare a casa dei risultati concreti.
Chi siamo e come ci muoviamo fa la differenza, dobbiamo aver chiare queste cose, possiamo dialogare con tutti, possiamo chiedere conto alla senatrice o al parlamentare di turno circa lo stato delle cose, possiamo chiedere ai rappresentanti della cgil se e come stanno prendendo in considerazione i punti della nostra piattaforma, possiamo sederci al tavolo con Legacoop… ma dobbiamo avere chiaro chi siamo e quali sono le nostre controparti. Non siamo disposti a svendere la nostra dignità; non puntiamo ad eliminare la conflittualità; la nostra è una lotta per i diritti di tutti e tutte, le cose si portano a casa coi rapporti di forza, non per scambi mercantili o clientelari, favori personali, interessi individualistici. Ci sono pratiche sindacali differenti, noi vogliamo agire per l’interesse collettivo e attraverso la partecipazione diretta dei lavoratori e lavoratrici. Oggi questa assemblea mi sembra un segnale che va in controtendenza con quello che c’è il giro. Concretamente possiamo cominciare a “mettere dei paletti” per chiarire e condivere quali sono le condizioni a cui non siamo più disposti a lavorare. La piattaforma nazionale già va in questa direzione, va ampliata con la parte sui servizi dell’accoglienza.
2) Pomeriggio: PANORAMICA SU: ATTUALE ASSETTO LEGISLATIVO (Legge di bilancio 2017, ex-L.Iori-Binetti, D.L. Lorenzin, D.L. Sicurezza, Legge di bilancio 2018); ESTENSIONE PIATTAFORMA con le lotte nell’accoglienza; CONFRONTO TRA CONTRATTI
A seguire: presentazione dei temi, il dibattito, le proposte.
PRESENTAZIONI:
* Legislazione sui titoli
Nella legge di bilancio 2017, entrata in vigore 1/1/2018, sono comparsi una manciata di commi (594-601) che hanno trasformato l’originale testo di legge “Iori-Binetti” imponendo l’obbligo di laurea per l’esercizio della professione educativa, in tutti gli ambiti e servizi, confermando la divisione in educatori socio-sanitari e educatori socio-pedagogici. Per i “diversamente titolati” e per chi è senza laurea universitaria, con meno di 50 d’età e 20 di servizio, è stata prevista una norma transitoria: acquisizione di 60 cfu, da pagarsi a proprie spese, presso l’università per avere l’equiparazione al titolo in scienze dell’educazione. Quasi nello stesso periodo il decreto Lorenzin ha messo mano all’ambito sanitario, imponendo l’iscrizione ad un albo professionale (con relativi costi d’iscrizione e di mantenimento, compresa la formazione con crediti ecm), per i laureati SNT2, a partire dal 1/7/2018. L’ultima legge di bilancio, entrata in vigore il 1/1/2019
ha esteso l’inclusione all’albo anche per i professionisti senza laurea SNT2 che nel corso degli ultimi 10 anni hanno svolto, per almeno 36 mesi, anche non continuativi, mansioni sanitarie e riabilitative in servizi sanitari e socio-sanitari;
ha confermato l’equipollenza per i post ’99 alla laurea SNT2, ovvero chi si è diplomato nelle scuole di formazione regionale negli anni 2000-2005, dopo 20 di vuoto legislativo, ora ha un titolo equiparato a quella laurea e l’obbligo di iscrizione all’albo delle professioni sanitarie;
ha confermato la possibilità per gli educatori socio-pedagogici di lavorare in ambito socio-sanitario “limitatamente agli aspetti pedagogici”, non meglio specificati.
I riferimenti di legge per approfondire il tema: D.M. 520/98; L.205/2017; L.145/18 art.1; L.148/2018; art.4 L.44/99; L.4/2013; L.3/2018; D.M. 22/6/2016; D.Lgs 502/92.
Le schifezze non riguardano solo l’ambito parlamentare dal quale sono venuti fuori, negli anni, leggi ed emendamenti non chiari e talvolta anche in contrasto tra loro; ma soprattutto nelle realtà lavorative (enti locali, aziende, cooperative) e nella testa dei lavoratori e lavoratrici la confusione regna sovrana… e allora diventa necessario conoscere e continuare a rimanere informati sui movimenti che verranno per non cadere nelle trappole di capitolati d’appalto mal scritti o cedere a illegittime pressioni dei datori di lavoro o ancora evitare di spendere soldi ed energie inutilmente.
Nella piattaforma nazionale approvata dall’assemblea di settembre sono già contenute le rivendicazioni rispetto alla “tangente” da pagare alle università per mantene un posto di lavoro che continua ad essere sfruttato e sotto forte ricattabilità, non solo per il salario ma anche per altre condizioni contrattuali, per i processi di esternalizzazione, per la sovrastruttura degli enti-cooperative per cui lavoriamo e per il rapporto con l’utenza con cui lavoriamo. Si tratta di aggiungere eventuali altre rivendicazioni, partendo da quelle che sono anche delle linee giuda europee che parlano di profilo unico dell’educatore, sia come percorso formativo che come mansioni lavorative.
* Settore dell’accoglienza
Il percorso di mobilitazione è nato ben prima del D.L. Salvini, già ai tempi della Minniti-Orlando, cominciando a mettere a tema le criticità del sistema dell’accoglienza. Dall’estate 2018, appoggiati da ADL Cobas, partendo dalla piattaforma della Rete Nazionale, abbiamo iniziato a considerare la nostra lotta una parte della più ampia lotta degli operatori e operatrici sociali.
Vorremmo aggiungere nella piattaforma nazionale la presenza della figura dell’operatore dell’accoglienza e le sue rivendicazioni.
Abbiamo cominciato a scrivere delle “linee giuda” per darci delle indicazioni d’azione all’interno dei luoghi di lavoro. (Quali prospettive per i servizi che andranno in scadenza; indisponibilità a lavorare in servizi con condizioni al ribasso, a seguito della riduzione delle risorse da 35€ a 24-21 € per ogni inserimento per effetto del decreto; costruire assemblee sindacali nei luoghi di lavoro; interpellare le istituzioni locali e le prefetture sul futuro dei progetti e dei finanziamenti; ben prima della “disobbedienza dei sindaci” noi abbiamo richiesto la procedura di iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo).
Abbiamo stabilirto la centralità dell’etica del lavoro, rapportato ai diritti alla dignità dell’utenza dei servizi, uniti al miglioramento delle condizioni di lavoro.
* Contratti di lavoro
Conoscere le differenze tra i contratti, ma al di là delle differenze economiche che esistono, si tratta di stabilire quali sono i piani di analisi e di intervento. Senza il 5% di rappresentatività “non ti ricevono nemmeno e se ti ricevono ti fanno parlare e poi ti dicono che quando sarai il sindacato con la maggior rappresentatività nella categoria avrai potere decisionale”. Come movimentare le acque? Come far crescere la forza di rappresentanza, creandone una nuova, alternativa ai sindacati confederali, attualmente unici firmatari dei contratti nazionali?
Come creare e diffondere e far partecipare ad una campagna che dica che le condizioni vanno migliorate?
Sul piano economico: prendiamo a riferimento il contratto pubblico impiego e troviamo modi per far emergere queste differenze (cosa comporta l’esternalizzazione e dimostrare che non sempre l’esternalizzazione è un rispsrmio per gli enti e un miglioramento della qualità). Abbiamo visto degli esempi di reppresentazioni grafiche-schematiche per far luce immediata sulle differenze salariali.
Sul piano dei diritti contrattuali il discorso si allarga, non riguarda solo il salario ma questioni legate alla salute (stress, usura, burn-out…), agli strumenti e i mezzi di lavoro; il lavoro indiretto di progettazione; la dispersione geografica dei luoghi di lavoro. Oltre alle rappresentanze sindacali (R.S.A.), sarebbe utile un lavoro congiunto coi rappresentati dei lavoratori per la sicurezza (R.L.S.
Anche senza avere, sul piao nazionale, la rappresentatività necessaria per essere firmatari dei contratti collettivi, si possono costruire vertenze singole e collettive, magari coordinate e condivise, sostenute da campagne pubbliche, che possono aprire la strada a nuove rivendicazioni utili a tutti e a stabilire nuovi paletti per tutta la categoria.
DIBATTITO:
Nella Piattaforma approvata dall’assemblea di settembre in merito all’imposizione dell’acquisizione dei 60 cfu per i “diversamente titolati” per avere l’equiparzione alla laurea L-19 SDE, si è puntato su: riduzione e/o annullamento dei costi a carico dei singoli lavoratori/lavoratrici; riconoscimento della formazione come orario di lavoro; riconoscimento di altre formazioni già acquisite ma non conteggiate; opposizione alla divisione socio-ped e socio-san e unificazione dei percorsi.
Con questa assemblea abbiamo riaffermato che questa imposizione trattasi di una “tangente” dal punto di vista economico e una “fuffa” dal punto di vista pedagogico, non definibile formazione (anche alla luce del fatto che tanti enti stanno spingendo per l’iscrizione ai corsi telematici). Gli educatori e le educatrici devono essere riconosciuti già ora, per il lavoro che fanno, non per effetto di una formazione e una futura riqualifica che non ha senso. Una delle ipotetiche future ripercussioni sul mondo del lavoro potrebbe anche essere quella di un aumento dei carichi di lavoro alla luce di un nuovo riconoscimento legislativo e forse chissà di inquadramento contrattuale.
I poli tra cui si è dibattuto sono stati da un lato il boicottaggio assoluto di questi corsi, almeno per tutto il 2019, “contro l’ingiustizia senza mitigarla”, con anche l’aspettativa di una possibile rimessa in discussione legislativa da parte dell’attuale classe politica e quindi nuovi emendamenti che potrebbero rivedere i caratteri dell’attuale legge; dall’altro il tentativo di concretizzare una “riduzione del danno” “i lavoratori ci mettono la testa, chi paga il costo e il tempo impiegato?”, spingendo sulle controparti datoriali e soprattutto sulla possibilità di accedere a finanziamenti europei. Per qualcuno le due posizioni non sarebbero del tutto in contrasto; però dobbiamo considerare che tanti/e colleghi/e a questi corsi si sono già iscritti e che, attraverso l’organizzazione sindacale, è forse più possibile agire sullo sblocco di fondi per la formazione e soprattutto vigilare sulle future gare d’applato affinché non “taglino fuori” i lavoratori/lavoratrici con clausole che non tengano conto di questa finestra dei 3 anni per la riqualifica (attualmente rimasti 2 anni, essendo che 1 è già passato). In un contesto nazionale in cui la frammentarietà si esprime anche con linee politiche aziendali differenti nei vari territori questo succede spesso e allora dovremo condividere strumenti e pratiche di vertenzialità in difesa dei posti di lavoro. (Abbiamo già esempi di capitolati d’appalto impugnati da lavoratori e/o utenti e riscritti). In conclusione di questo ragionamento si è detto che non siamo contrari alla formazione, anzi la formazione è un diritto e un dovere di ciascun professionista e ciascuno da contratto ha un tot. di ore annue di formazione obbligatoria da svolgere in orario di lavoro retribuito e riconosciuto (12 ore/annue del c.c.n.l. Coop Sociali + la possibilità di concordare con l’azienda delle altre ore di formazione facoltativa individuale). Siamo contro la speculazione sulla formazione.
PROPOSTE:
SUL TEMA CONTRATTO:
Quale azione di lotta più esplicita prossimamente? Un presidio sotto Legacoop? Sotto cgil? Per ri-condividere pubblicamente i nostri contenuti, i contenuti della piattaforma.
I colleghi/e di Tradate hanno scritto un comunicato di critica rispetto alle modalità di trattativa in merito al rinnovo del c.c.n.l. e l’hanno fatto girare nelle cooperative, sul territorio. E l’hanno condiviso in Rete come strumento utile a tutti/e.
I bolognesi propongono una conferenza stampa coordinata in varie città in cui ribadire pubblicamente le rivendicazioni contenute nella piattaforma e rilanciare furure mibilitazioni di contrasto al nuovo c.c.n.l. se verrà rinnovato senza reali miglioramenti
Adl Reggio vorrebbero costruire uno sciopero regionale su questi 3 temi (L. 205, accoglienza, contratto) con corteo-presidio a Bologna, sotto i palazzi di Regione e Legacoop, che stanno nello stesso luogo. Alla regione chiedere di utilizzare i fondi europei per abbattere i costi della riqualifica e chiedere intenzioni future sui servizi d’accoglienza; a Legacoop per contestarla.
Proposta di uno sciopero regionale anche in Lombardia e altre mobilitazioni.
PROPOSTE TEMATICHE:
Sempre a Tradate vorrebbero utilizzare le loro assemblee territoriali per propore incontri tematici di approfondimento, autoformazione e controinformazione (ed esempio la figura europea del “social worker” che tiene dentro educatori, assistenti sociali…)
A Mantova un tema di approfondimento vorrebbe essere l’intersezione tra lavoro sociale e femminismo, anche in vista dello sciopero dell’8 marzo.
Contrastare/problematizzare il tema del demandare i servizi ai volontari.
Contrasto al d.l. Sicurezza.
Utilizzo della radio bolognese con la trasmissione “il Welfare è sparito” come spazio di approfondimento, discussione e amplificazione sulle lotte.
Ulitizzo dei social (blog e pagine FB) per rimpallare notizie e mobilitazioni e tracciare una linea comunicativa comune. Nel marasma della frammentarietà provare a costruire linee comunicative chiare, pulite, unitarie. Sarebbe da ragionarci su come utilizzare gli strumenti di comunicazione.
PROSPETTIVE ORGANIZZATIVE E PERCORSI DI SINDACALIZZAZIONE:
Da tutti/e è stata riconosciuta l’importanza di puntare sul lavoro di partecipazione, coinvolgimento, organizzazione nei luoghi di lavoro, attraverso la sindacalizzazione e il coordinamento di rappresentanze sindacali
“aver condiviso coi colleghi la piattaforma ha fatto crescere delle consapevolezze”
in ogni luogo di lavoro puntare su quelli che sono gli aspetti fondamentali di un possibile lavoro sindacale (R.S.A. e R.L.S.) e intorno a quelli ricercare attivazione e partecipazione.
Sul lungo periodo lottare per un processo di reinternalizzazione dei Servizi e di superamento degli appalti (l’accreditamento, che non è la soluzione ma fa perdere meno diritti contrattuali rispetto agli appalti, potrebbe essere un passaggio intermedio).
Accoglienza: rivendicare cosa? E’ possibile immaginare che, nonostante le riduzioni dei finanziamenti nazionali, noi si dica “andiamo avanti a lavorare e a prestare servizio?” In che modo, con che soldi? Per quanto tempo sarebbe possibile utilizzando degli accantonamenti che le aziende hanno immagazinato? Volendo le azende le risorse le avrebbero, preferiscono usarle per la geolocalizzazione piuttosto che altro (salari, progetti…). Dobbiamo rivendicare il fatto che i soldi vengano usati per la qualità del lavoro non per dispositivi inutili (come il controllo). In ogni caso rivendichiamo il fatto di essere dipendenti di un’ente (azienda, cooperativa) che ci ha assunto per svolgere servizi per la comunità e che la responsabilità di farci lavorare in quest’ambito, senza proporre tagli drastici di ore in alternativa al licenziamento.