Nella serata di giovedì 22 settembre, presso la Prefettura di Piacenza è stato siglato un accordo tra le parti sociali, GLS, SEAM, NATANA, COMUNE DIPIACENZA, QUESTURA, SICOBAS, ADLCOBAS, USB, alla presenza del Prefetto, nel quale si è cominciato a mettere le basi per ricercare regole certe per la collocazione lavorativa di chi ha avuto precedenti rapporti di lavoro a tempo determinato all’interno del magazzino GLS di Piacenza, senza lasciare all’arbitrio delle aziende appaltatrici la decisione di assumere un lavoratore piuttosto che un altro.
GLS si è impegnata ad investire dei capitali per aprire un nuovo Hub nell’area piacentina entro sei settimane, nel quale dare avvio a questo percorso con un aumento della forza lavoro oltre il numero di occupati nel vecchio magazzino dove è morto Salam.
Certo, la questione di regolamentare l’uso dei tempi determinati è molto complessa, in quanto si intrecciano esigenze vere – picchi di lavoro, persone in malattia, maternità, ferie e quant’altro – con l’uso strumentale di questo istituto che, grazie alle nuove normative, di fatto, non è neanche più impugnabile dai sindacati per vie legali.
Diventa allora importante essere riusciti, attraverso la lotta, a costringere GLS ad aprire questo tavolo, previsto dall’accordo, nel quale si dovranno concordare modalità e criteri per ricollocare lavoratori che sono stati precedentemente impiegati a tempo determinato nell’attuale Hub di Piacenza.
Questa lotta aveva visto realtà sindacali diverse scendere in campo attorno alle vicende del magazzino GLS di Piacenza con forti divisioni. Il fatto che alla fine ci sia stato un tavolo congiunto e che si sia arrivati a condividere un accordo è il dato politicamente più significativo e dovrebbe servire anche ad aprire una profonda riflessione nei rapporti che esistono tra realtà sindacali che si muovono sul terreno del conflitto. In particolar modo ci preme sottolineare – cosa che abbiamo fatto anche in sede di trattativa in Prefettura – che qualsiasi tipo di accordo che riguardi direttamente i lavoratori di una fabbrica o di un magazzino debba muoversi nella direzione di trovare il consenso dei lavoratori che sono presenti al loro interno. Diversamente la firma di accordi siglati anche in sedi istituzionali, che non abbiano questo fondamentale requisito, rischiano di riprodurre dinamiche che ci vedono in netto contrasto con tale impostazione, che è invece una caratteristica costante delle politiche di Cgil Cisl e Uil le quali, in nome della rappresentatività formale perché firmatari di contratti nazionali, firmano accordi in sede aziendale anche con pochissimi iscritti in barba alla stragrande parte dei lavoratori ( come è già avvenuto in tanti casi dove SI Cobas e Adl Cobas erano in stragrande maggioranza rappresentativi).
Per questo abbiamo insistito molto, come Si Cobas e Adl Cobas, anche mettendo in atto forme di pressione molto forti, fermando tutti i magazzini dove rappresentiamo la stragrande maggioranza dei lavoratori, sul fatto che un tavolo in Prefettura a Piacenza senza la presenza delle nostre due OO.SS. , non solo era sbagliato, ma avrebbe contribuito a lacerare ulteriormente il clima che si era venuto a creare a seguito della morte di Abd ElSalam.
A seguito di queste riflessioni abbiamo accolto positivamente la convocazione del tavolo congiunto che ha portato poi all’accordo.
Nessuno potrà mai restituire la vita ad Abd El Salam e oggi, ci sentiamo ancora di più vicini ai suoi cari ed è per questo motivo che dobbiamo onorare questo lavoratore, morto ammazzato per rivendicare diritti per chi non aveva un rapporto di lavoro stabile e per avere lottato contro l’uso strumentale della precarietà. Metteremo in atto tutto quello che è possibile fare per aiutare la famiglia ( già nei primi giorni abbiamo raccolto nei magazzini di Piacenza 8500 euro che abbiamo dato alla moglie) e cercheremo di ricavare un grande insegnamento da quello che è successo, sia concretizzando l’accordo della Prefettura con il mantenimento delle conquiste che avevamo ottenuto sul piano economico e normativo nel magazzino dove è partita la lotta dove ha perso la vita Abd El Salam ottenendo nuovi diritti per i lavoratori che avevano lavorato con contratti a tempo determinato, sia imparando a costruire relazioni tra realtà sindacali diverse che non sfocino in sterili contrapposizioni, avendo sempre l’attenzione a mettere al primo posto gli interessi dei lavoratori.
SI COBAS ADL COBAS