UN CIAO a TONI NEGRI
“Ma sarai anche tu mortale, Toni?!!”
La sua risatina stridula è un eco immediato. Quella risatina che è stata definita da molti pennivendoli, dopo il 7 Aprile, come luciferina. Era la sua cifra, ci mancherà.
Ti abbiamo conosciuto nelle assemblee di Potere Operaio: tanto criptici erano i tuoi interventi quanto chiari quelli di Franco. Ti abbiamo incontrato nelle aule di Scienze Politiche, nel laboratorio dei Materiali Politici, nei cortei di Marghera, di Milano, nelle aule dei tribunali, nei boulevard di Parigi, ai lunedì dello Sherwood Festival.
Mai più all’Università di Padova.
Tu che hai insegnato alla Sorbona, hai dialogato con i “nouveaux philosophes“ e da uomo tornato libero hai tenuto seminari nelle più prestigiose università americane e giapponesi, tu non hai più varcato il portone del Bò.
Una vergogna per l’Università di Galilei, di Marchesi.
Dove cazzo erano, sono finiti i tuoi vecchi ‘amici’ dell’Accademia. Struzzi.
Una cosa che ti pesava, lo sappiamo.
Abbiamo fatto un tratto di strada assieme, abbiamo litigato molte volte, hai sbagliato, abbiamo sbagliato. Tutti. Ci siamo, comunque, rispettati e voluti bene, reciprocamente. Si, noi lo sappiamo.
Abbiamo avuto il privilegio di conoscerti, “di persona, personalmente”.
“Dai ridi, che ti piaceva Camilleri.”
Un privilegio che va assolutamente esteso a Guido, Luciano, Sandro, tuoi e nostri compagni fraterni, di cui il carcere ha propiziato la precoce morte.
Sappiamo bene che dietro la patina da cinico politico rivoluzionario, batteva forte un cuore comunista. Alla Rivoluzione hai dedicato la tua vita, ma declamando ad alta voce, sempre e comunque, la gioia e il piacere della vita, del vivere materialmente la comunità.
Ci siamo voluti bene, un abbraccio.
Ciao Toni.
Beppi, Celeste, Gianni, Geki, Lauso, Marco, Marzio, Paolo, Stefano, Vincenzo