STESSO RISCHIO, STESSI DIRITTI, MASSIMA PROTEZIONE
Siamo le lavoratrici invisibili. Siamo quelle che si alzano alle 5 del mattino, ma nessuno ci vede. Lasciamo solo il nostro passaggio di pulizia, spesso scontato. Come se non fosse cosi importante. Anche noi ci siamo.
Anche noi, operatrici addette al servizio di pulizia ospedaliero in questo periodo facciamo di tutto per rendere il nostro presidio più sicuro possibile. Noi ci siamo, nonostante nessuno ne parli, nonostante le paure, stante i rischi in cui anche noi e le nostre famiglie potremmo incorrere.
Ci siamo e lavoriamo anche se abbiamo un Contratto Collettivo scaduto da 7 anni, con stipendi ridicoli, spesso con carichi di lavoro insostenibili che causano pesanti ripercussioni fisiche e psicologiche al personale.
Lavoriamo incessantemente come gli altri, per noi e per tutta la comunità.
Siamo esposti, come tutti gli operatori sanitari, al rischio di contrarre il Covid-19 perché entriamo nelle stanze dove sono ricoverate le persone contagiate e, per svolgere il nostro lavoro, dobbiamo operare in prossimità dei pazienti. Per noi è spesso impossibile lavorare mantenendo la distanza di sicurezza raccomandata.
Per fare questo dobbiamo poter contare sulla massima protezione, al di la delle linee guida della Regione Veneto che, sostanzialmente, ha ricalcato il rapporto Covid-19 dell’ISS (Istituto Superiore della Sanità) il quale, a sua volta, riprende le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Tali linee guida, sono state contestate duramente, di recente, dall’ANAAO ASSOMED in seguito ai numerosi casi di contagio verificatesi tra il personale sanitario. Ha chiesto e ottenuto, in parte, “di aggiornare le istruzioni alla Sanità per garantire dispositivi di protezione più efficaci”. Secondo l’ANAAO, quelle dettate dall’OMS sono le “tutele minime da adottare nelle aree flagellate da guerre e carestie. Ma l’Italia non può essere messa sullo stesso piano di un paese del Corno d’Africa”.
Per il personale addetto al servizio di pulizia, si vorrebbero adottare le “tutele minime” dettate dall’OMS.
Ma noi lavoriamo nelle stesse condizioni ambientali del personale sanitario e mentre lavoriamo non possiamo assolvere alle nostre funzioni fisiologiche di base: non possiamo bere o andare in bagno, per esempio, perché dovremmo togliere i presidi di sicurezza, che sono contingentati, ed indossarne di nuovi. Quando ci togliamo le mascherine abbiamo i volti coperti di ematomi, a causa della disidratazione prolungata, causata anche dall’abbondante sudorazione dovuta al continuo movimento che il nostro lavoro ci impone, oltre che dall’abbigliamento inadeguato.
Abbiamo iniziato questa “avventura” con dispositivi che sono risultati immediatamente inadatti alle nostre mansioni. In particolare i camici che impedivano la libertà di movimento necessaria per svolgere tutte le operazioni di pulizia: spesso si impigliavano e/o causavano il rischio di inciampo oltre al rischio che si slacciassero con conseguente rischio di contaminazione; inoltre ci lasciava, a fine turno, letteralmente “in un bagno di sudore”, con conseguenti arrossamenti ed eritemi sulla pelle.
Il problema era stato efficacemente risolto con l’adozione delle tute integrali che garantivano una protezione completa ed una maggiore libertà di movimento. Fornite fino al 1° aprile, si è tornati, in questi giorni, ai precedenti dispositivi, assolutamente inadatti. Con l’aggiunta di stivali in gomma, pesanti ed estremamente scomodi.
In queste condizioni, aumenta la paura e l’ansia di dover andare a lavorare con DPI insufficienti a garantire la nostra sicurezza e condizioni di lavoro ottimali.
Non aiuta, poi, la scarsa comunicazione da parte della Coopservice con le RSA, soprattutto in merito ad importanti informazioni, in questo contesto, come lo stravolgimento dei turni di lavoro ed il passaggio a DPI meno protettivi a causa dell’esaurimento di quelli finora forniti.
Abbiamo richiesto, inoltre, che venga effettuato il tampone a tutto il personale delle pulizie, come sta avvenendo per il personale sanitario visto che, anche a Schiavonia, ci sono stati diversi casi di contagio tra gli operatori. Nessuno ci ha ancora dato una risposta.
Chiediamo che vengano messi a disposizione urgentemente DPI idonei (come quelli forniti fino al 1° aprile) e che il tampone venga esteso anche a noi. È importante che anche le addette al servizio di pulizie operino con MAGGIORE SICUREZZA E MIGLIORI CONDIZIONI DI LAVORO.
Lavoratrici addette alle pulizie – Schiavonia
ADL COBAS
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