Xenofobia, razzismo, omofobia istituzionalizzati: la Regione Veneto apripista.
Il bombardamento comunicativo a cui siamo sottoposti ci sta abituando ai peggiori luoghi comuni xenofobi, razzisti e omofobi e sta quotidianamente erodendo il portato dell’operare includente di tante e tanti, individui e collettività. Questa semplice costatazione ci spinge ad intervenire su quanto sta succedendo nella nostra regione.
La Regione Veneto, con il suo presenzialista assessore Elena Donazzan, è troppo spesso apripista della xenofobia e del razzismo istituzionalizzato: è di questi tempi la denuncia di alcune associazioni [ADL cobas, Razzismo stop, Cobas della scuola] del carattere discriminatorio e razzista, scientemente presente, nella LR n2/18, ove si prevede che per l’ottenimento del Buono Libri le famiglie di studenti extracomunitari debbano presentare oltre l’ISEE, previsto per tutti, anche una dichiarazione fiscale autentica del paese d’origine circa le proprietà colà possedute. Una legge del febbraio 2018 che è divenuta di stringente attualità nel momento in cui si è concretizzata la scadenza della domanda per usufruire del Buono Libri regionale: ma l’opposizione che è in Giunta regionale [il M5S, il PD] dov’era? Dove erano i giuristi consulenti attenti a tutte le virgole ma non ai precetti costituzionali?
È un sopruso razzista intollerabile quello della Regione Veneto, è una vergogna di tutte le pseudo opposizioni aver passato sotto silenzio una simile discriminazione, in nome di un ‘prima i veneti’ sempre sottaciuto ma presente in una molteplicità di atti pubblici [dalle graduatorie per le case Ater al Buono libri], è una dolorosa costatazione verificare, anche dopo la denuncia pubblica, nessun partito, nessun sindacato abbia proferito parola.
Si finge di non conoscere, di non vedere la costante erosione di spazi di giustizia e libertà individuale e collettiva insita nei singoli ma ricorrenti interventi istituzionali prodotti dalla Regione Veneto e in specifico dall’assessore Donazzan: un paio di anni fa ha prodotto una circolare che vietava la circolazione nelle biblioteche scolastiche di un elenco di libri per il loro contenuto ritenuto diseducativo per una sana gioventù, essendo in essi poco chiaro il ruolo maschile e/o femminile. Anche allora troppo poche sono state le voci fuori dal coro, tant’è che la circolare è stata ribadita e assunta da ‘autorevoli’ sindaci quali Brugnaro e [ex]Bittonci, che hanno considerato come infette non solo librerie ma anche negozi alimentari etnici, imponendone la chiusura anticipata, cioè decretandone la morte commerciale. Proposta ora assurta e formalizzata, mentre il ministro della famiglia Fontana tuona contro le coppie miste e il melting pot sociale, come disposizione nazionale dentro il decreto ‘sicurezza’ dal ministro Salvini: i negozi etnici chiuderanno alle ore 21, posto che dopo diventano ritrovo di chi delinque.
Così come la medesima Donazzan con una nota ha invitato – ancora 2 anni fa – i Prefetti ad agire tempestivamente contro scioperi e picchettaggi messi in campo da organizzazioni sindacali non ufficiali, ora, sempre nel decreto ‘sicurezza’ tali forme di lotta divengono un’aggravante e un pretesto per l’allontanamento con ‘daspo’ di soggetti ritenuti, appunto, pericolosi socialmente o per dilatare nel tempo la stabilizzazione o l’acquisizione della cittadinanza per i cittadini stranieri.
Come ancora la Giunta regionale ha approvato di recente la reintroduzione del servizio di leva obbligatorio, mentre circa un anno fa è intervenuta presso tutte le scuole superiori suggerendo e sostenendo l’effettuazione delle ore di alternanza scuola lavoro nelle caserme militari e di polizia. Si sa che la nostra gioventù ha bisogno di una drizzata: un po’ di ordine e disciplina è sempre salutare, anche se centra poco con l’indirizzo di studio.
Non è che semplicemente chiudendo gli occhi passerà la ‘nuttata’, è necessario un nuovo protagonismo che si proponga con forza e determinazione di arginare la pericolosa china che la vita sociale e istituzionale sta prendendo.