A che punto è la notte?
Proponiamo in allegato un contributo di Lauso Zagato alla discussione e alla riflessione sulla condizione emergenziale che stiamo vivendo; riflessioni, come scrive l’autore, “in libertà” utili a cogliere alcuni nodi problematici emersi dalla dinamica dei fatti sinora vissuti e che, in qualche misura, ci troveremo a dover sciogliere nel prossimo futuro. L’autore, prima di tutto, sgombera il campo dalle interpretazioni complottiste sull’origine di questa pandemia ma non nasconde di credere, invece, che attorno al suo dispiegarsi nel Pianeta, alle cause che l’hanno determinata e agli effetti che le condizioni emergenziali creeranno si possano intravvedere sviluppi pericolosi per la tenuta dei diritti e delle libertà delle comunità.
In merito a questi nodi, sì, egli individua l’unico meta-complotto su cui valga la pena porre l’attenzione e, cioè, quello contro l’ecosfera in atto da tempo e che emerge oggi in tutta la sua drammaticità di fronte a quanto stiamo vivendo.
L’interpretazione dei dati del contagio avvenuto in Italia, soprattutto di quelli più tragici come quelli relativi alla mortalità, in particolare della popolazione anziana; l’analisi delle modalità di diffusione e l’osservazione critica sull’insufficenza della strumentazione sanitaria in campo (carenza di posti letto in terapia intensiva, di personale medico e infermieristico, di assistenza medica sul territorio) consentono all’autore di descrivere di uno scenario critico di quanto avvenuto sinora. Incerti sono i tempi di uscita da questa condizione e incerti sono anche gli scenari politici, sociali e economici che accompagneranno la fine delle politiche di contenimento emergenziale della pandemia: su questi passaggi lo scritto di Zagato fornisce suggestioni e punti di riflessione interessanti e utili al dibattito per chi non intenda affidarsi acriticamente ai bollettini regionali e alle rassicurazioni semplicistiche del momento.
Concludiamo questa breve presentazione proponendo un estratto dal documento che affronta una dei nodi problematici sollevati dall’autore:
“ Il virus, questa creatura (questo programma?) antichissima, fa il suo lavoro, e utilizza al massimo il comando implicito di riprodurre copie di sé dovunque possibile. La società contemporanea ha creato le condizioni ideali per il diffondersi dei virus in genere, dei corona, e in specifico del Sars-CoV-2, in particolare: masse umane concentrate in megalopoli che effettuano spostamenti rapidissimi, distruzione dell’ambiente naturale di molte specie animale che convivono con determinati virus, addirittura trasferimento di questi animali, parte vivi parte morti proprio negli ambienti dove gli uomini sono affollati. Ma è inutile andare avanti, il generale stress del vivente attorno a noi è oggetto di letteratura. L’inquinamento, sappiamo da autorevole fonte “ produce infiammazione cronica, nelle mucose delle vie respiratorie e rappresenta quindi un fattore di rischio aumentato per le complicanze polmonari indotte dal virus”. Non solo: studi cinesi ed ora un rapporto derivante da uno studio di alcune Università italiane che dimostra il ruolo delle polveri sottili come fattore di diffusione del virus. E’ questo il reale meta-complotto che sta dietro l’epidemia; per questo mi scandalizza leggere o sentire i complottisti sostenere che il pipistrello è una scusa, ci deve essere ben altro dietro! Il pipistrello indica il salto stress raggiunto dal sistema. Proprio questo è il segno del meta-complotto, di un tale livello che i complottisti di mestiere, con la loro mancanza di visione di fondo, non riescono neppure ad immaginare.
Una ultima osservazione, per dovere di coerenza. Io dubito sia realistico porci l’obiettivo del riequilibrio, […] qui siamo oltre, siamo ormai allo sfacelo finale della seconda natura antropizzata, e il sistema reagisce in stato di stress . la prossima volta andrà peggio, se pensiamo che sono passati meno di 20 anni dalla Sars, 8 dalla Mers. I tempi si accorciano, i virus della serie Corona evolvono, si adeguano. Non intendo evocare scenari da fine del mondo; vogliamo sopravvivere su questo “pianeta infetto” evitandone il collasso definitivo per quanto si potrà; il fatto stesso che la congiura del silenzio sia stata rotta e che il TG1 serale del 20 marzo abbia dato notizia puntuale dei risultati degli studi sul rapporto tra virus e polveri sottili è un segnale positivo. Malgrado tutto, forse l’epidemia stessa ci fornisce armi per (provare a) combattere il meta-complotto. Chiudo questo punto allora […] riproponendo la bella metafora di Massimiliano Sassoli de’ Bianchi (Center Leo Apostel for Intedisciplinary Studies, Vrije University, Bruxelles): “Il coronavirus è un hacker creato dalla natura per mostrare la vulnerabilità del nostro sistema prima che collassi completamente”