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ADL Cobas > Blog > Approfondimenti > COMUNICATO CONGIUNTO SU SOTTOSCRIZIONE VERBALE DI ACCORDO CON FEDIT
Approfondimenti

COMUNICATO CONGIUNTO SU SOTTOSCRIZIONE VERBALE DI ACCORDO CON FEDIT

adlcobas
di adlcobas Pubblicato 21 Luglio 2018 2.4k Visualizzazioni 9 minuti di lettura
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9 minuti di lettura
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In data 19 LUGLIO è stato sottoscritto dal Si Cobas e da ADL Cobas un verbale di accordo, come rinnovo del precedente accordo nazionale scaduto il 31 marzo u.s. sottoscritto con alcuni dei principali corrieri (TNT, BRT, GESC e SDA) rappresentati da FEDIT. Serve ricordare che il precedente accordo siglato nel mese di ottobre del 2016 aveva introdotto importantissimi aspetti migliorativi rispetto al CCNL firmato dai sindacati confederali. Quell’accordo è stato il frutto di un formidabile ciclo di lotte che è andato ad incidere profondamente sulle condizioni materiali di lavoro nei magazzini dei suddetti corrieri, ma che ha poi aperto la strada ad innumerevoli altri accordi che hanno interessato sia altri corrieri, sia il mondo della logistica e non solo. I punti toccati dal precedente accordo hanno riguardato non solo gli aspetti economici, ma anche le questioni relative alla condizioni di socio di cooperativa, quelle relative alla sicurezza e nuove forme assicurative collegate a invalidità per infortuni o malattie professionali. Per quanto riguarda aspetti economici e politici del precedente accordo, basti ricordare l’introduzione per la prima volta in un accordo nazionale della “clausola sociale”, vale a dire l’obbligo per il committente di imporre al fornitore l’assunzione di tutti i lavoratori in caso di cambio di appalto, alle stesse condizioni contrattuali e retributive, con mantenimento dell’anzianità di magazzino, o l’aver legato il passaggio di livello alla anzianità di magazzino, togliendo in questo modo al padrone uno strumento fondamentale per dividere i lavoratori. A fronte di un CCNL che prevedeva il passaggio dal 6° J al 6° S dopo 30 mesi e nessun altro automatismo nei successivi passaggi, abbiamo ottenuto che il passaggio dal 6° J al 6° S dopo 9 mesi, altri 9 mesi per passare dal 6° S al 5° e dopo 6 anni di anzianità di magazzino il passaggio al 4° J. E poi il pagamento degli istituti contrattuali (13°, 14°, ferie, Permessi, ex festività, Tfr) in forma fissa sulla base delle 168 ore contrattuali, la garanzia anche per i soci lavoratori di avere il rispetto dell’orario contrattuale, cosa che non esisteva in precedenza, quando il lavoratore, pur avendo un contratto a full time veniva retribuito solo in base alle ore che faceva nel mese; l’impossibilità per le cooperative di licenziare il socio lavoratore usando la fattispecie dell’esclusione da socio, l’introduzione ovunque del ticket restaurant di 5,29 €, l’aumento di 2 giorni all’anno di permessi retribuiti, il pagamento della integrazione al 100 % dell’infortunio e per un certo numero di eventi all’anno per la malattia (tenendo conto che in precedenza, per i soci lavoratori, nulla era dovuto dalla cooperativa al di là di quanto corrisposto dall’INPS – 50 % della retribuzione giornaliera, esclusa la carenza-); l’introduzione di una nuova forma assicurativa in aggiunta a quanto riconosciuto dall’Inail in caso di invalidità del 26 % a seguito di infortunio o malattia professionale. Inoltre veniva avviato un percorso per il superamento della figura del socio lavoratore che nel corso di questi ultimi due anni, in molti magazzini ha già trovato applicazione – V. TNT Milano e molti altri magazzini dove sono state introdotte SRL che hanno assunto i lavoratori come dipendenti e non più come soci. Venivano inoltre riconosciuti pieni diritti sindacali.
In linea con i contenuti di questo accordo, avevamo impostato una piattaforma di lotta per il rinnovo che poneva alcune questioni di primaria importanza: in primo luogo, la rivendicazione del passaggio sulla base dell’anzianità e non del “merito” dal 4° J al 4°, l’estensione dell’integrazione per malattia ed infortunio al 100 % laddove non fosse ancora indennizzata, l’introduzione in tutti i magazzini di un premio di risultato, di una indennità di disagio per turni spezzati migliorativa rispetto a quanto previsto dal CCNL, l’avvio di un approfondimento per portare gli indennizzi per invalidità a seguito di infortunio o malattia professionale, dal 26 % al 15 % e l’avvio di un confronto per definire i termini di un accordo di valenza nazionale per il personale viaggiante. Su tutti questi punti, l’accordo prevede: il passaggio al 4° livello entro il 31 dicembre di tutti quei lavoratori che hanno maturato una anzianità di magazzino di 12 anni, per chi ha 11 anni di anzianità, a partire dal 1° luglio 2019 e 3 anni di lavoro dal momento del riconoscimento del 4° J. Per la malattia ( questo punto riguarda in particolar modo BRT, in quanto in buona parte degli altri magazzini esiste già un riconoscimento superiore delle integrazioni) vengono riconosciuti 4 eventi al 100 % da gennaio a settembre ed un quinto evento nel trimestre conclusivo dell’anno sempre al 100 %. In sostanza vengono riconosciuti 5 eventi all’anno di integrazione della malattia al 100 %. L’infortunio era già coperto al 100 %. Sul lavoro disagiato viene riconosciuta una indennità di 6 € per interruzioni superiori alle 2 ore e 11 € per le interruzioni superiori alle 4 ore, contro la miseria di 90 cent. per le ore di pausa eccedenti le 2 ore. Non è stato possibile inserire nell’accordo la parte relativa al personale viaggiante, rispetto al quale verrà istituito un tavolo ad hoc a partire dal mese di settembre.
Questi i punti più significativi dell’accordo siglato con Fedit che verranno tradotti entro il mese di settembre in specifici accordi con BRT, GESC, TNT e SDA e che verranno poi riportati all’interno di ogni singolo magazzino obbligando i fornitori ad applicarli.
Come OO.SS. firmatarie di questo accordo riteniamo che sia stato fatto un altro importante passo in avanti sul piano della conquista di condizioni di lavoro e retributive migliorative rispetto al CCNL e che tale conquista è frutto della tenuta e del rafforzamento della dimensione organizzativa delle nostre due sigle sindacali, le quali, in questi ultimi due anni sono riuscite ad estendere le conquiste ottenute nelle filiere dei corrieri che hanno sottoscritto l’accordo, anche in moltissime altre realtà della logistica. Certo, diversamente da quanto sembrava e da quanto avevamo ipotizzato, anche a ragion veduta, da questa trattativa nazionale, dopo vari accenni di voler parteciparvi da parte di Assologistica e Confetra, abbiamo assistito allo sfilamento di queste importanti associazioni padronali. Chiaro che la scelta di levarsi, dopo una iniziale manifesta disponibilità a partecipare alla trattativa, equivale ad una precisa scelta politica di voler contrastare in tutti i modi il nostro operato come si Cobas e Adl Cobas.
Sarà ovviamente nostra precisa premura ripartire con ancora maggiore determinazione con la lotta in tutti i magazzini rappresentati dalle due sigle padronali per costringerli ad un terreno di trattativa che sortisca lo stesso risultato ottenuto con Fedit.
Al di là di questo pur importante aspetto, sul quale,dobbiamo dirlo, ci siamo sentiti anche presi per il culo – e la cosa ci irrita non poco – portiamo a casa questo importante risultato che può essere capitalizzato solo se riusciamo ad inserirlo all’interno di un più generale contesto della lotta di classe in Italia ed in Europa oggi, dove molto spesso si riesce solo a difendere lo status quo e difficilmente si riesce ad acquisire importanti miglioramenti. Consapevoli che ogni risultato positivo può sempre essere messo in discussione il giorno dopo dai padroni, vogliamo consegnare all’interezza del mondo del lavoro ciò che abbiamo conquistato perché possa essere ripreso e moltiplicato per migliaia di nuove conflittualità che sappiano ricostruire un senso di unità nella lotta di tutte/i le/i sfruttate/i. La lotta paga.

Argomenti:feditlogistica
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L’ADL Cobas (come “associazione difesa lavoratori”) nasce nel 1992 dall’esperienza politica e sociale sviluppatasi lungo il decennio degli anni 80 nella Bassa Padovana attorno alle lotte contro la ristrutturazione, il decentramento, i licenziamenti, la precarizzazione del lavoro e la devastazione ambientale in quei territori. 


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