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ADL Cobas > Blog > Approfondimenti > Coca Cola Zero
Approfondimenti

Coca Cola Zero

ADL-Cobas Veneto
di ADL-Cobas Veneto Pubblicato 20 Marzo 2017 1.2k Visualizzazioni 8 minuti di lettura
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8 minuti di lettura
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“Coca Cola Zero” non è solo la versione non zuccherata della famosa bevanda, ma è anche una policy aziendale: Coca Cola zero… spazio per i sindacati che rivendicano diritti.
Pensando a quello che sta succedendo nelle ultime settimane nello stabilimento della Coca Cola di Nogara (Vr), verrebbe da dire che “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”.
Il “vizio” sarebbe quello di utilizzare lo strumento del cambio d’appalto per eliminare gradualmente la presenza scomoda di quei lavoratori, che in questi anni hanno lottato per portare a casa importanti conquiste. Non è la prima volta, infatti, che si sviluppano delle forti mobilitazioni fuori dai cancelli di Nogara. Nel 2013 ci furono settimane di scioperi da parte di Adl Cobas per ottenere il reintegro di 30 lavoratori licenziati e la cacciata di un responsabile di magazzino accusato di caporalato. Due anni dopo furono necessari altre giornate di sciopero per ottenere il riconoscimento dei livelli e di altri diritti da parte della Cooperativa Smart.
Venendo ai giorni nostri, l’ennesimo cambio d’appalto abbinato alla diffusione di una lista ben precisa di 14 lavoratori in “esubero” ha innescato immediatamente la mobilitazione dei lavoratori di Adl Cobas, che ormai da più di due settimane sono in presidio permanente fuori dalla Coca Cola.
La logistica dello stabilimento è affidata alla multinazionale svizzera Kuhene Nagel, la quale a sua volta appalta al Consorzio Soluzioni Globali, il quale a sua volta la affida al Consorzio Vega, che, tramite la cooperativa “Zetajob”, sua consorziata, subentra nell’appalto alla Cooperativa Smart, facente parte del Consorzio Soluzioni Globali. Questa contorta filiera nel cambio d’appalto tra cooperative andrebbe una volta per tutte regolamentata attraverso l’inserimento della clausola di salvaguardia nel contratto collettivo della Logistica e Trasporti, ossia dell’obbligo di riassunzione di tutti i lavoratori alle stesse condizioni contrattuali, che, come rivendica Adl Cobas da anni, sarebbe una necessaria tutela per i lavoratori per non perdere diritti e posti di lavoro ogni volta si presenti l’ipotesi di un cambio d’appalto.
Il subentrante Consorzio Vega comunica che nel magazzino di Nogara è necessaria una riorganizzazione attraverso l’esubero di 14 lavoratori a tempo indeterminato, ma allo stesso chiedendo la possibilità di aumentare l’utilizzo di lavoratori stagionali. E’ vero che il consorzio propone il loro trasferimento in altri non ben definiti magazzini a Verona, ma i presunti “esuberi” (stiamo pur sempre parlando di una delle più grandi multinazionali), sono definiti da una lista di proscrizione di 14 nomi, di cui casualmente 12 sono iscritti ad Adl Cobas e due di questi sono delegati sindacali. Si tratta di un’operazione messa in atto da Coca Cola, consorzi e cooperative con la complicità dei sindacati Uila e Fildi (i quali hanno firmato l’accordo sugli esuberi) per eliminare una presenza scomoda e sindacalizzata. Infatti, all’ultimo incontro in Prefettura, alla richiesta di Adl Cobas di cancellare la lista di proscrizione e di aprire un tavolo che affronti le problematiche ed eventualmente individui i criteri per definire il personale in esubero, senza liste preparate dall’azienda ma in base ad elementi oggettivi, la risposta padronale è stata: la lista non si tocca!

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Se la lista non si tocca, allora tocca uno tutti!
Di fronte a tanta arroganza i lavoratori stanno rispondendo da settimane con una mobilitazione permanente fuori dai cancelli della Coca Cola con giornate di sciopero determinato per rallentare l’entrata e uscita dei camion ed anche la produzione dello stabilimento della Coca Cola più grande d’Europa. A lottare al presidio permanente non ci sono solo i 14 “indesiderati”, ma a scioperare ci sono anche tutti i lavoratori di Adl Cobas a cui è stata proposta la riassunzione. Non è in gioco solo il posto di lavoro, ma è l’ennesimo attacco alle libertà sindacali e alla possibilità di rivendicare diritti nei posti di lavoro e per questo hanno solidarizzato anche lavoratori di altri magazzini, come in occasione dell’assemblea di lotta di tutti i delegati Adl Cobas, svoltasi giovedì 16 marzo a Nogara.
A partire dalla giornata dello sciopero globale delle donne dell’8 Marzo, è stata costante la presenza delle famiglie, che si sono unite nella lotta, che andrà avanti fino a quando tutti rientreranno al lavoro. E’ una lotta coraggiosa che non si fa intimidire dalle provocazioni e dalle aggressioni degli altri sindacati e che si articola in varie forme come ad esempio l’iniziativa di boicottaggio dei prodotti della Coca Cola all’Iperfamila oppure con il corteo in centro a Nogara per far conoscere alla cittadinanza quali siano le condizioni di lavoro dentro allo stabilimento che nel 2014 ha raggiunto la leadership europea di sostenibilità.

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-importante-
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Sostenibilità?
All’ingresso dello stabilimento lungo la statale 12 c’è un enorme pannello che riepiloga quante tonnellate di CO2 vengono risparmiate grazie ai pannelli fotovoltaici e all’impianto di cogenerazione, che produce energia, calore e acqua refrigerata. Sul pannello però non sono indicati quanti soldi all’anno risparmia Coca Cola per l’approvvigionamento dell’acqua necessaria per produrre la bevanda. In seguito a due decreti della Giunta Regionale del Veneto, la multinazionale ha ottenuto la concessione per prelevarla direttamente dalla falda sotterranea attraverso tre pozzi fino alla fine del 2018 per una portata media di 32 litri al secondo. Per un consumo annuo tra i 1,27 e i 1,37 miliardi di litri, la Coca Cola paga alla Regione Veneto solamente 13.406 euro (dato del 2013), invece dei 597.000 euro se venisse applicata la normale tariffa.
Sarebbe interessante capire se nella certificazione di leadership di sostenibilità, venga tenuto conto dell’incidenza e dell’impatto di questo massiccio prelievo di acqua di falda rispetto agli usi civili per tutta la popolazione.
Come sarebbe interessante capire se tra i parametri di sostenibilità, ci sia anche quello delle condizioni lavorative dei lavoratori.
Infatti, mentre scriviamo, giunge – da parte della cooperativa uscente Smart- la comunicazione di apertura della procedura di mobilità per 49 lavoratori in un sito produttivo, dove non c’è crisi, ma anzi si va verso un deciso aumento dei volumi di lavoro.
E’ evidente che non stiamo parlando di esuberi, ma di un massacro sociale verso lavoratori scomodi perché sindacalizzati e solidali (ieri hanno partecipato in massa alla manifestazione regionale per un’accoglienza degna “Side by Side” a Venezia).
La lotta continua determinata e senza tregua.

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Argomenti: licenziamenti, logistica, sciopero, Vicenza - Verona
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