La diffusione della pandemia mette in evidenza i problemi creati dalle politiche di sottofinanziamento, della privatizzazione e della mercificazione della sanità e della salute. I governi nazionali hanno effettuato una riduzione della spesa pubblica, in particolare nel campo della protezione sociale e della salute. L’assistenza sanitaria è diventata sempre più privatizzata. Le politiche nel campo della salute si sono concentrate quasi esclusivamente sul numero crescente di prestazioni senza tener conto della loro efficacia e senza capire i veri bisogni delle popolazioni. Il volume di attività molto elevato rappresenta una fonte di guadagni e di rimborsi per le strutture private e accreditate e per le assicurazioni, ma non rispetta quello che dovrebbe essere un sistema basato sui bisogni e sui diritti. Oggi, ci sono notevoli diseguaglianze nell’accesso alle cure, legate alle condizioni socio-economiche delle persone. Queste scelte hanno portato alla drastica riduzione del numero di posti letto disponibili negli ospedali in molti paesi e alla riduzione del personale, ad una maggiore precarietà dello stesso, tutto ciò per arrivare a ridurre i costi della sanità.
In queste ultime settimane sono nati altri prodotti assicurativi e in diverse aziende sono state stipulate assicurazioni private e/o contrattuali che ci propongono rimborsi contro i danni da Covid-19. Ancora una volta le assicurazioni incassano e si arricchiscono sulle disgrazie senza investire sul futuro e sulla salute. Attraverso blande coperture assicurative che sottraggono risorse al Servizio Sanitario Nazionale Universale tentano di tranquillizzare i lavoratori che non vogliono recarsi a lavoro per ovvie preoccupazioni di contagio. Il vero problema resta quello di non alimentare la catena di contagio e i luoghi di lavoro sono dei potenziali NUCLEI di CONTAGIO. Il vero rischio è che se si aumentano gli spostamenti e la presenza nei luoghi di lavoro in cui non sono adeguatamente garantite le condizioni di sicurezza e salute dei lavoratori, per distanziamento interpersonale e operativo sulle linee di produzione, l’assenza dei DPI come mascherine idonee, la promiscuità degli spazi di movimento e contatto come mense e spogliatoi, il rischio di contagio è reale. E se si pensa che l’assistenza operativa delle strutture ospedaliere è a livelli di saturazione massima si rischia di non avere adeguata assistenza anche se coperti da assicurazione.
Questi sono solo alcuni motivi per cui dobbiamo ripensare alla gestione della sanità pubblica, privata, convenzionata e forme di assicurazione contrattuali o individuali. La prevenzione consente di limitare il peso delle malattie, quello che non è nell’interesse di un sistema sanitario basato sul profitto. Disdire la sanità integrativa è un segno di civiltà, possiamo ripartire da oggi.
Investire nella salute per tutte e tutti: “diffondere la solidarietà, non il virus”.
Il 7 aprile 2020, Giornata mondiale della salute, delle azioni decentrate sono organizzate in tutta Europa. Per il quinto anno consecutivo, la Rete Europea e PHM chiama i cittadini, gli operatori sanitari, le associazioni a mobilitarsi in occasione della giornata di lotta contro la commercializzazione della salute.