In una città che fa del turismo di massa mordi e fuggi le proprie fondamenta economiche non sorprende che un evento come l’adunata degli alpini si sia rivelato l’occasione per esaltare Rimini come “città vetrina” messa a disposizione dei turisti, un meccanismo che crea enormi danni a livello sociale, ma sembra essere l’unica forma di sviluppo contemplata dalla nostra amministrazione.
Tutti i problemi che da anni denunciamo come sfruttamento lavorativo e privatizzazione dello spazio pubblico si presentano amplificati dall’arrivo di più di 400 mila persone in soli 4 giorni. È impossibile non notare i tricolori sparsi per la città, le strade chiuse al traffico, interi parcheggi dedicati ad ospitare le tende, mentre sono state sgomberate e allontanate persone senza dimora che in quei parcheggi vivevano.
È impossibile non notare le divise che invadono il centro storico e le tende militari che occupano Piazza Malatesta: una città per la Pace che sembra una città di guerra.
E guerra sembra essere anche quella di chi lavora nel settore turistico, con lavoratori e lavoratrici costrett3 a turni massacranti per paghe misere, magari ancora con contratti a chiamata senza tutele, in ambienti di lavoro tossici e in carenza di personale. E ai soprusi dei datori di lavoro vanno ad aggiungersi le umiliazioni e gli abusi, che ci sono stati segnalati e che alcune compagne hanno subito, da parte di gruppi di alpini arrivati in città.
Perché purtroppo, oltre ai soliti disagi che comporta il turismo di massa, con l’adunata le strade di Rimini si sono riempite anche di machismo militaresco, molestie e violenza patriarcale.
In nemmeno due giorni dal loro arrivo infatti abbiamo già assistito a diversi episodi di violenza ai danni di donne e persone razzializzate.
Fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città.
Sono tantissime le segnalazioni di molestie ed abusi arrivate tra ieri e oggi, e con il passare delle ore sono destinate ad aumentare perché gli alpini si muovono in gruppo e, a giudicare dai messaggi che abbiamo ricevuto, agiscono in branco.
Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura che vuole donne, persone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla prevaricazione patriarcale rappresentata oggi a Rimini da cappelli con una penna.
Quest’adunata non porta né prestigio né benessere alla nostra città, anzi.
Il nostro lavoro si è fatto più duro, i nostri spazi vitali si sono ristretti le nostre strade si sono fatte meno sicure: tutto in nome del militarismo e del profitto.
Di un profitto però destinato a rimanere come sempre nelle tasche di pochi, mentre centinaia di lavoratrici saranno costrette a subire battutine ed allusioni sessuali senza poter rispondere perché ricattate da un contratto precario, mentre donne e persone trans verranno molestate camminando per strada, mentre persone razzializzate verranno sbeffeggiate per il solo fatto di esistere.
Siamo davvero stanch3 di sentirci prigionier3 nella nostra città, siamo stanch3 di subire angherie mentre riprendiamo i nostri spazi, siamo stanch3 del fatto che per l’Amministrazione Comunale la priorità sia lisciare il pelo a dei turisti “importanti” piuttosto che rendere Rimini una città in cui valga la pena vivere.
In questo momento più che mai vogliamo ribadire che siamo contro ogni forma di esaltazione militare, ribadiamo il nostro diritto di sentirci liber3 e sicur3 nelle strade della nostra città.
Per questo continueremo a monitorare e a raccogliere testimonianze su episodi machisti, omofobi e razzisti insieme a PRIDE OFF e Non Una Di Meno Rimini.
Casa Madiba Network
Sportello vertenze e casa ADL Cobas Emilia Romagna