Con il presente comunicato stampa, la nostra organizzazione sindacale intende intervenire sui fatti riportati dal vostro giornale in merito al blitz degli organi ispettivi avvenuto mercoledì 11 gennaio nell’azienda agricola Tresoldi di Albignasego.
Diversi lavoratori coinvolti nella vicenda si sono infatti rivolti ad ADL COBAS per affrontare e risolvere le gravi problematiche connesse al rapporto di lavoro, alla retribuzione e alle stesse forme d’impiego all’interno della suddetta azienda.
L’articolo apparso sul giornale descrive correttamente l’ambiente e le condizioni di lavoro all’interno dell’azienda, ciononostante ci sembra che la vera notizia non sia la presenza di 3 lavoratori senza documenti, ma semmai il grave livello di sfruttamento al quale erano (sono) sottoposti numerosi lavoratori nel ricco e tanto decantato nord-est.
Una vicenda veramente grave, non solo perché le condizioni di impiego nell’azienda erano conosciute da molti, ma perché si tratta di un’azienda agricola di medie dimensioni (per il territorio veneto) che tra i suoi clienti vanta molti big della grande distribuzione del nord Italia. L’azienda Tresoldi produce e commercializza prodotti infatti per Alì, IperLando, Prix, Despar-Eruspar_Interspar, Eruospin, Cadoro e Unicomm (Famila, A&O, Cash & Carry, Emisfero).
Dicendo questo non vogliamo ridimensionare le gravi responsabilità del titolare dell’azienda agricola al quale nei prossimi giorni chiederemo un incontro urgente. Il lavoro deve essere sempre pagato, la normativa del lavoro rispettata e il contratto collettivo applicato. Ciononostante non possiamo non chiamare in causa i clienti dell’azienda Tresoldi, ossia quella grande distribuzione che ha il potere di imporre il prezzo dei prodotti e di verificare i propri fornitori. A queste aziende, e ai loro proprietari – i Canella, i Cestaro, i Fosser, solo per citare le famiglie coinvolte più note – crediamo sia giusto chiedere: è possibile non sapere nulla delle condizioni di impiego dei lavoratori di un proprio importante fornitore? I prezzi sul campo consentono all’azienda agricola di garantire ai propri dipendenti una corretta assunzione e l’applicazione del contratto collettivo? Sono disponibili a dichiarare a quanto comprano i prodotti all’azienda Tresoldi?
Come ADL COBAS da subito ci adopereremo – coinvolgendo tutte le istituzioni preposte – perché si possa tutelare i lavoratori senza documenti. Altro che clandestini: queste persone sono entrate in Italia con un nulla osta per lavoro stagionale e, a causa della CLANDESTINTA’ DEL RAPPORTO DI LAVORO e della mostruosità della Legge Bossi-Fini sono diventati irregolari. Per loro chiediamo una regolarizzazione per motivi connessi al grave sfruttamento lavorativo.
Inoltre, cercheremo di salvaguardare i posti di lavoro, il reddito e la dignità di tutti i lavoratori. Il lavoro c’è, ma deve essere applicato il contratto collettivo e pagate tutte le differenze retributive. L’azienda Tresoldi per prima deve regolarizzare la sua posizione, ma lo ribadiamo, i loro clienti della grande distribuzione, non possono adesso far finta di nulla e pensare di salvarsi la faccia scaricando chi fino ad oggi ha lavorato per loro.
ADL COBAS
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