La devastazione dei due alloggi della coop. Il Sestante destinati ai richiedenti asilo e rifugiati avvenuta qualche notte fa all’Arcella non può che richiamare tutti alla necessità di reagire. Sanitari divelti, impianti inutilizzabili, ambienti danneggiati: uno sfregio per le centinaia di persone senza casa, italiane e non che vivono nella nostra città.
Eppure, la possibilità che in quartiere vengano attrezzati piccoli alloggi per l’accoglienza è un fatto normale ed anzi positivo in una città delle dimensioni di Padova, proprio affinché si evitino grandi concentrazioni di persone che rappresentano un danno per le comunità locali e per i rifugiati stessi.
Leggere sulla stampa il racconto rovesciato della realtà risulta poi fastidioso e preoccupante perché serve solo a fomentare le insicurezze dei cittadini, dando credito e importanza a piccoli e sparuti gruppi di politicanti che dalle crepe della nostra società cercano di speculare consensi. L’accaduto andrebbe invece evidenziato per ciò che è: un gesto xenofobo e razzista, senza improbabili diagnosi su una rabbia e un’insofferenza generalizzate che hanno invece ben altre radici.
Semmai, il codardo gesto compiuto l’altra notte all’Arcella ci restituisce ancor più chiari gli effetti delle campagne d’odio e di disinformazione che ormai si accavallano giorno dopo giorno.
C’è uno stupido ritornello, che ormai si ripete da troppo tempo, secondo cui l’accoglienza toglierebbe risorse alla nostra società, come se la precarietà, l’abbandono delle periferie, l’assenza di diritti non fossero tali anche prima degli arrivi dei migranti nel nostro paese. Con lo stesso pensiero distorto, chi si auto-elegge protettore di presunti interessi delle comuntà locali, distrugge una casa destinata all’accoglienza. Il risultato, oggi concretamente sotto gli occhi di tutti, sono una casa in meno per tutti ed un cumulo di macerie.
Noi associazioni, attività, persone che all’Arcella viviamo e lavoriamo, conosciamo questo quartiere come un enorme aggregato di nuovi e vecchi cittadini, di culture e provenienze diverse che riesce a convivere e costruire nella consuetudine quotidiana, un’idea altra di città e di convivenza. I problemi non mancano ma sono spesso dovuti a carenze strutturali e politiche ambientali e urbanistiche senza nessuna attenzione per i bisogni del nostro quartiere. Nessuna attenzione alle periferie, promesse mai mantenute, nessun progetto di ampio respiro, nessuna offerta di spazi e occasioni di incontro programmate dal potere politico. Questi i limiti di attenzione di gestione verso il nostro territorio che rappresenta il più grande quartiere di Padova, certo ricco di problemi e difficoltà, ma ricchissimo di attività, esperienze , quotidianità di incontro e integrazione di vita quotidiana fianco a fianco fra diversi).
Ora è il momento della solidarietà a cui il quartiere Arcella non si è mai tirato indietro: in attesa di dare il benvenuto ai richiedenti asilo che abiteranno questi appartamenti, chiediamo ad idraulici ed elettricisti una mano e chi ha sanitari di metterli a disposizione per ripristinare quanto prima gli appartamenti.
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