Apprendiamo con sconcerto che un’operazione di polizia contro 11 attivisti del Comitato di Lotta per la Casa è stata portata avanti questa mattina, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’occupazione di immobili.
Riteniamo inaccettabile questa accusa. La casa è un diritto, nessuno mai dovrebbe esserne privo, ed attaccare chi lo garantisce facendo in modo che intere famiglie abbiano un tetto sopra la testa, parla chiaro: che i precari, i disoccupati, i migranti continuino a vivere in mezzo ad una strada. L’occupazione di case è una pratica che strappa alla speculazione gli immobili sfitti e li restituisce alla loro funzione sociale, cioè allo scopo di provvedere ai bisogni della cittadinanza e di fare gli interessi della collettività, non di qualcuno in particolare. E questo qualcuno sembra essere in concerto il Comune, l’Ater e il privato che tiene interi appartamenti vuoti. Sappiamo benissimo, infatti, come le case vuote Erp e dell’Ater restino tali perché vi è un piano di alienazione del patrimonio pubblico che dovrebbe far batter cassa alle istituzioni locali. Peccato che questo batter cassa lasci per strade centinaia di persone ogni anno, in continuo aumento visto il periodo duraturo di crisi e vista l’assenza di una qualsiasi moratoria sugli sfratti.
Un’impostazione delle istituzioni locali che viene confermata dalle denunce per l’interruzione di pubblico servizio relativamente ai picchetti per il blocco degli sfratti. Un’altra accusa ridicola se pensiamo che il “pubblico servizio”, invece di aiutare i cittadini che sono in difficoltà abitativa, è proprio quello che prevede lo sfratto e il successivo abbandono dei nuclei familiari coinvolti.
Non possiamo non continuare a denunciare, in ultimo, l’uso politico dei mezzi giuridici cautelari. Le lotte degne di chi rivendica dignità e diritti sono viste come un’infezione della tranquillità della città, che deve essere purificate dalle presenze aliene tramite la loro espulsione. Di qui i divieti di dimora, i fogli di via oppure il confinamento con i domiciliari. La pretesa dell’associazione a delinquere, avvallata dalla costruzione ad hoc di un teorema giudiziario propagandato a mezzo stampa dai giornali locali sulla continuità tra gli anni Settanta e le lotte di oggi, dovrebbe sostanziare l’impiego di tali misure preventive. Ma se ne possono vedere subito le fallacie e la strumentalità finalizzate alla repressione del dissenso.
Il Centro Sociale Pedro e l’AdL Cobas saranno sempre solidali verso coloro che si battono per un’estensione dei diritti e per un futuro libero dalla precarietà abitativa e lavorativa. Abbiamo sempre adottato e adottiamo tutt’ora la pratica dell’occupazione per rivendicare il diritto all’abitare, come tanti altri in città e in Italia. Non saranno certo le intimidazioni giudiziarie a fermare il desiderio di una vita migliore.