Non lasciamo il nostro futuro pensionistico inchiodato alle “aspettative di vita” e alla controriforma Fornero, per poi costringerci, se mai si arriva alla pensione, alla previdenza integrativa!
Per quanto riguarda invece il contratto del Pubblico Impiego, la trattativa parte dal comparto Funzioni Centrali con la volontà della Ministra Madia di chiudere entro l’anno il contratto: ma su che basi ?
L’Aran ha consegnato alle OO.SS. maggiormente rappresentative la prima parte del CCNL Funzioni Centrali, ossia quella connessa agli Istituti del Rapporto di Lavoro. Questo testo dovrebbe servire da battistrada e come parte comune per gli altri rinnovi contrattuali. La novità è costituita da una clausola di solidarietà fra colleghi (già prevista dalla L.151 del 2015) che dà la possibilità di donare parte delle ferie personali o di riposi a colleghi in difficoltà o per la creazione di un fondo ore dedicato per assistenza a figli minori. Un’iniziativa che risulta simpatica, ma che anziché allargare le tutele a carico dello Stato, lascia tutto alla generosità dei colleghi, a costo zero per il datore di lavoro; una specie di far west sociale. Novità assoluta poi è la penalizzazione per chi usufruisce dei permessi concessi dalla Legge 104. Non è più possibile, nei casi eccezionali, comunicare l’assenza in giornata come avviene ora. La comunicazione deve avvenire tassativamente 24 ore prima, costringendo chi assiste un congiunto che abbia un’ urgenza, a chiedere ferie anziché usufruire, com’è giusto, dei permessi 104. Inoltre c’è la volontà di inserire nel contratto la previdenza integrativa e una polizza sanitaria obbligatorie. Infatti, come già avvenuto nel settore privato, anche nel pubblico CGIL CISL UIL cercano di cooptare i lavoratori verso un welfare aziendale obbligatorio tramite l’adesione forzosa al fondo pensionistico integrativo Perseo Sirio per il Pubblico Impiego e al Fondo Espero per il comparto Scuola. L’istituzione di questi due balzelli abbinati alla mancata opposizione allo smantellamento del sistema pensionistico (a partire dalla richiesta di abolizione della Legge Fornero) e il finanziamento della sanità privata, si traduce nella distruzione dello stato sociale. La svolta di rendere obbligatoria la previdenza integrativa segue il percorso già tracciato dal 2007 tra i sindacati confederali e il Governo di allora di dirottare i soldi del TFR dei lavoratori verso le pensioni integrative. Tra l’altro con scarsi risultati visto che i dati al 6 luglio del 2017 danno meno di 100.000 iscritti al Fondo Espero, su un bacino d’utenza di 985 mila lavoratori mentre è ancora più tragica la situazione del Fondo Perseo Sirio con circa 33 mila adesioni su 1.400.000 lavoratori! E per quanto riguarda la parte economica del contratto? La “cornice” rimane quella del l’accordo quadro del 30 novembre 2016 firmato da CGIL CISL UIL: aumenti irrisori e copertura finanziaria non certa. Per il 2016 sono circa 18€ mensili, poi una seconda
trance per il 2017 e solo nel 2018 si avranno in busta 85€ lordi (circa 50 netti). Su quanto siano insufficienti questi aumenti rispetto all’inflazione, basta considerare che nel periodo di blocco contrattuale, secondo l’IPCA (indice dei prezzi al consumo), gli 85€, coprono solo il 4,5% di quello che l’inflazione ha bruciato! Dopo ben 8 anni di blocco contrattuale, ora Governo e CGIL CISL UIL, hanno fretta di chiudere il contratto e questo sta avvenendo senza che ci sia discussione tra i lavoratori, calandolo dall’alto, giocando sul “contentino” di far arrivare in busta paga, prima delle elezioni politiche, la miseria degli 85 euro lordi medi a regime e come “una tantum” solo 460 euro lordi medi di arretrati (circa 280 euro netti) comprendenti il 2016 e il 2017: altro che recupero di quanto perso dal 2010 in poi! Non lasciamo il nostro contratto e le nostre pensioni in mano ai soliti noti che trattano con il Governo sulla testa dei lavoratori, senza consultarli!
Come Adl Cobas riteniamo incomprensibile la scelta delle varie OO.SS. sindacali di base di non indire un’unica data di sciopero sul contratto. Da parte nostra nel Veneto abbiamo caratterizzato lo sciopero del 10 novembre indicendo in quella giornata un’assemblea regionale a Padova. Assemblea che è stata molto partecipata e da cui è uscita la volontà di aprire fin d’ora un’informazione costante su quanto trapela sul nostro contratto per poter valutare assieme ai lavoratori le iniziative di volta in volta più opportune per allargare quel “sentiero stretto” in cui vogliono confinare il contratto e per allargare pure la democrazia all’interno dai posti di lavoro a partire dal ruolo che dovrebbero avere le Rsu elette dai lavoratori (le prossime elezioni sono previste per marzo 2018).