Il giorno 20 del mese di luglio 2016, sono state pubblicate le graduatorie relative alle progressioni economiche, la coda di una procedura passata, che sostanzialmente doveva servire a permettere ai dipendenti, fermi da 10 anni e più nella medesima fascia economica, di conseguire l’agognato “passaggio di fascia”. Considerando gli stipendi bloccati da 7 anni, inutile dire che si trattava di avere una piccola boccata di ossigeno. Ma l’Agenzia delle Entrate non si accontenta mai, non sia mai che i dipendenti possano essere completamente soddisfatti in una delle proprie rivendicazioni. E così il pranzo è servito: un inutile processo valutativo, che aldilà delle dichiarazioni di intento, nemmeno chi l’ha concepito si sente di difendere. Avrete visto tutti come ha funzionato questo processo di valutazione: nell’anno solare 2015 siamo stati oggetto di osservazione, così come si fa con le cavie, con i topi in gabbia. Ve ne siete accorti? Qualcuno vi ha spiegato qual era l’oggetto della valutazione? I criteri di riferimento? Chi avrebbe dovuto fare la valutazione? Abbiamo paura, forse siamo stati spiati, senza essercene accorti. Ed invece no, neppure questo, visto che le regole per la valutazione sono state dettate il 16 Ottobre 2016, mentre il periodo oggetto di valutazione è stato Gennaio-dicembre 2015.
Tanto che ve frega, siete passati tutti: questo è il refrain di questi giorni, bisbigliato nei corridoi, detto a mezza voce, sommessamente, poco poco, piano piano, sottovoce, come una cosa che dovrebbe servire a placare gli animi. Quindi cosa avrete mai da lamentarvi? E vabbè abbiamo scritto che siete “sostituibili”? E che sarà mai? Di qualcuno bisogna scriverlo, non possiamo mica scriverlo della gente che noi abbiamo selezionato, quindi quelli “sostituibili” siete voi. I vostri capi raggiungono gli obiettivi, quindi sono bravi per definizione. E li raggiungono, nonostante voi, che siete tutt’al più “sostituibili” con qualche piccolo, risibile sforzo. Andiamo un po’ così, tra il serio ed il faceto, che a luglio c’è l’estate, il mare, le vacanze con le famiglie alle porte e nessuno ha voglia di avvelenarsele.
Però alcune considerazioni vale la pena di farle e a settembre su questa cosa occorre ritornarci, anche perché tra corsi e ricorsi storici, è quasi sinistra la sinfonia che si sta intonando tra quest’esperimento (vogliamo essere generosi) di valutazione e le dichiarazioni a mezzo stampa del Ministro Madia, che mette in un calderone rinnovi contrattuali, procedure di valutazione e licenziamenti disciplinari, ammonendo che il mondo è cambiato e che la pacchia è finita. Chissà perché saranno quindici anni che ogni ministro ( quindi non pochi) della Funzione Pubblica, appena insediatosi, si sente in dovere di ricordare che la pacchia è finita. Pacchia che, a dire il vero, per la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici, quelli onesti e seri, non è mai cominciata. Dice il Ministro Madia che i rinnovi contrattuali dovranno essere selettivi, per i più meritevoli: un’affermazione che, di per sé, fa venire i brividi per la sua assoluta inconsistenza giuridica (cosa c’entra il merito con il rinnovo del contratto?). Però questo Governo, quando dice, fa e come fa ha poco importanza (avete visto il nuovo codice degli appalti, rivisitato in fretta e in furia, perché si sono accorti, a distanza di soli tre mesi, che c’erano ben 170 errori!!!!!). Ancora cosa si inventeranno non lo sappiamo, ma l’attesa sta per finire e se dovesse essere qualcosa di simile a quello che abbiamo visto qui all’Agenzia delle Entrate, dobbiamo dire che ci viene da ridere assai poco.
Non si tratta qui di mettere in discussione la valutazione come principio, cosa che abbiamo sempre fatto, perché ne abbiamo intuito sempre i pericoli, ma di discutere, scusate il gioco di parole, di merito nel merito. Perché, come ama dire un nostro delegato molto bravo, qui abbiamo tutta l’impressione che il merito sia essenzialmente relazionale, dipende dal modo in cui ti rapporti con la dirigenza. Abbiamo serie perplessità su chi si riempie la bocca di “oggettività” della valutazione. La valutazione è, per definizione, soggettiva ed ha a che fare con valori, spesso non misurabili aritmeticamente. Rimane il fatto che tra soggettività e giudizio sommario c’è una bella differenza. Del processo di valutazione effettuato dall’Agenzia delle Entrate non è dato conoscere nulla: pare sia stato espresso un giudizio, sulla scorta di una relazione orale, un’impressione consegnata oralmente ai Dirigenti da alcuni nostri colleghi (POS, POT, Capi teams), che a loro volto partecipavano alla procedura (sic!!!). Come gli indicatori, di cui si parla nell’Allegato B dell’Atto Direttoriale del 16 Ottobre 2015, abbiano concorso alla valutazione finale non è dato sapere. Come il periodo di valutazione possa decorrere dal 1 Gennaio 2015, mentre i criteri sono stati individuati in data 16 Ottobre 2015 è una questione di mistica. La verità è che sono 3 giudizi dati dal Dirigente sulla scorta di un’impressione, della famosa “questione epidermica” (anche qui a voler essere generosi), tutto qui. Questa è la vostra tecnica di valutazione. Con il risultato incredibile di scontentare molti, nonostante il passaggio economico sia stato conseguito da tutti. Perché è una questione di merito, di metodo ed anche di rispetto. La migliore dottrina specialistica su quest’argomento insegna che la valutazione dovrebbe essere trasparente, ragguardata a risultati misurabili e soprattutto che la stessa dovrebbe essere il frutto di una condivisione tra valutatore e valutato, perché questa non dovrebbe essere un giudizio punitivo, ma essenzialmente volto al miglioramento della prestazione e dei dipendenti. Qualcuno di voi è stato convocato per ragionare insieme sulla valutazione? Come devono sentirsi le tante persone che lavorano con grande impegno per questa Amministrazione da 30 anni ed improvvisamente scoprono di essere “sostituibili”? E nessuno sente di dovergli dare una motivazione?
Sarebbe bello fare un esperimento: fare il contrario per una volta. E se fossero i dipendenti ad esprimere un giudizio sul personale che dirige quest’Ufficio e che uno dei criteri sia proprio la capacità del dirigente di motivare le persone a far meglio, la disponibilità al confronto con i dipendenti. Siamo convinti che se ne vedrebbero delle belle.
La verità è che qui si è voluto sperimentare un modo e che si è voluto dare un segnale, che siamo tutti sotto attacco, che i Dirigenti hanno un’arma in mano con cui cecchinare i propri dipendenti, perché antipatici, fastidiosi, non allineati etc. etc. Ed abbiamo tutta l’impressione che quest’arma possa essere usata nei modi peggiori che si possa pensare. Infine , ma non è di poco conto, gli agognati passaggi sono retro datati dal 1 gennaio 2015, ma chi alla data del 20 Luglio 2016 è in pensione non ha il diritto al passaggio economico per quel periodo che era in servizio…. Una ennesima bastonata illogica ai dipendenti, altro che agevolazione all’abbassamento dell’età di chi lavora ma all’inverso… un incentivo a rimanere al lavoro anche se si sono raggiunti i requisiti per la pensione di anzianità che di fatto si vuole definitivamente chiudere per lasciar posto solo a quella di vecchiaia! Cosa dire infine se non che, se questo è il modello, noi non ci stiamo e daremo battaglia in ogni luogo ed in ogni modo, perché la dignità non ha prezzo!!!
A risentirci a settembre magari proponendo alle rsu di indire assemblee contro l’applicazione della Brunetta, in tutti i posti di lavoro!