“Meno diritti ai dipendenti, più poteri ai dirigenti”……ma se poi sono i dirigenti ad essere indagati per corruzione, come nel caso dell’inchiesta che ha portato finora a 16 arresti nel Veneto tra cui tre dirigenti dell’Agenzia delle Entrate? Sgomenti, arrabbiati, derisi, insultati……così si sentono in queste ore i 2864 dipendenti del Veneto. Sono “quegli altri”, quelli che ci mettono la faccia, quelli cui solo l’idea che si possa prendere una mazzetta fa talmente “schifo”, da essere indignati e increduli, sensazione aggravata dall’idea che, a volte, viene in questi casi di sentirsi “usati” da gente che si vende per soldi, gente che Papa Francesco dice di voler scomunicare, ma di cui le Amministrazioni pubbliche incredibilmente si innamorano, al punto da assicurargli un posto al sole ed un potere illimitato. Oltre al danno, anche la beffa, tante volte, come accade in questi giorni, vediamo facce che conosciamo bene, volti che si sono contraddistinti per aver tenuto un rigore inflessibile con i dipendenti, per aver sottratto “diritti” conquistati negli anni precedenti, molti dei quali più che privilegi, erano l’unico modo per contribuire a conciliare i tempi di vita e tempi di lavoro, in presenza di uno Stato carente nell’assicurare il diritto alla genitorialità, alla malattia, all’assistenza ai disabili etc etc. Tante volte ci siamo sentiti dire, dai medesimi censori, che questi erano privilegi insostenibili, che in tempi di crisi sono inammissibili etc. etc. Il fatto singolare è che, appunto, a dire a queste cose erano gli stessi che, finito di recitare la parte pubblica, rifattasi la verginità e un pedigree d’eccezione di difensori del rigore pubblico, i “Cottarelli” de noantri gettano la maschera e cominciano a richiedere mazzette. Ci chiediamo se è solo il solito problema, se le accuse saranno confermate, di alcune “mele marce” dentro un sistema organizzativo che funziona. Accettando solo per un attimo questa ipotesi, ci chiediamo, però, chi ripaga i dipendenti della lesione della loro immagine e degli eventuali danni che alcuni di loro hanno subito dalla valutazione (magari negativa) di quei loro dirigenti che poi si sono rivelati, se l’impianto accusatorio sarà comprovato, dei corrotti? Siccome, può succedere, a volte, che anche le formiche nel loro piccolo si incazzano, immaginiamo che il moto di indignazione che si sta vedendo in queste ore diventi qualcosa di positivo, perchè è possibile che tutti i 2864 dipendenti dell’Agenzia delle Entrate del Veneto dicano basta e decidano che è il caso di tutelare, non solo l’immagine dell’Agenzia delle Entrate (cosa che immaginiamo lo Stato farà, ma anche quella dei suoi dipendenti, di quelli che ci mettono la faccia e che subiscono le conseguenze di quello che stiamo vedendo in questi giorni. Cercheremo di capire se è percorribile la strada di una costituzione di parte civile dei dipendenti nel procedimento penale contro i dirigenti infedeli. A questa domanda cercheremo di dare una risposta insieme allo studio legale che assiste il nostro sindacato ma saremmo miopi a voler vedere nell’indagine (nata come “costola della vicenda Mose”), che vede coinvolti alcuni noti dirigenti del Fisco Veneto, solo il problema di singoli dirigenti corrotti (le famose mele marce), senza porci il problema della selezione dei dirigenti (alle Entrate ben 800 su 1200 sono incaricati ossia nominati senza concorso) dell’accumulazione sempre maggiore di poteri in capo ai dirigenti, con la costituzione della Direzioni Provinciali e con l’incremento degli istituti deflattivi del contenzioso. Non facciamo confusione, il problema non è se i dirigenti coinvolti sono titolari o incaricati (in questo caso due su tre sono titolari), perchè se uno si fa corrompere, lo fa perchè è ‘na capa storta, non fa differenza che sia incaricato o titolare. Il punto, inconfutabile, è che la precarizzazione dei dirigenti, il meccanismo di selezione di tipo feudale, non basato su percorsi chiari e trasparenti, è un acceleratore di queste dinamiche, è un moltiplicatore del rischio che questi fenomeni possano accadere, perchè è del tutto normale che, se si è precari, se la tua investitura dipende, non da un concorso, ma dal potere di vita e di morte del “re”, e questo re è un corrotto, aumenta il rischio che il debito di riconoscenza si tramuti in richieste di intervento, specie in presenza di aree grigie del diritto (a volte, determinate da un ordinamento non sempre di cristallina chiarezza), che poi si rivelano sostenute non dalla necessità di tutelare gli interesse dell’erario, ma i propri. Così come è evidente, basta leggere quello che sta succedendo a livello nazionale con il caso Consip, che il modello organizzativo gigantista (quello delle Direzioni Provinciali, nel nostro caso), sostenuto da istanze efficientiste, determini la creazione di grosse concentrazioni di potere nelle mani di pochi e questo è un altro eccezionale moltiplicatore di corruttela.Non spetta certo a noi trovare soluzioni, ma crediamo sia nostro compito rappresentare i colleghi dell’Agenzia delle Entrate del Veneto che ogni giorno si giocano la faccia con l’utenza, con orari di front-office di gran lunga maggiori rispetto alle altre Regioni e che da domani si troveranno ancora più in difficoltà per il comportamento dei loro dirigenti ora arrestati. Noi siamo semplicemente un sindacato e per giunta di base e per giunta nemmeno considerato rappresentativo a livello nazionale e pertanto escluso, assurdamente a nostro avviso, anche dai tavoli quali quello del Veneto o a livello di singole province dove siamo ampiamente rappresentativi avendo eletto più delegati alle elezioni RSU.Una cosa però vogliamo aggiungere agli interrogativi che abbiamo posto e su cui vogliamo confrontarci con i colleghi tutti: con la Riforma Madia non ci sono più le fasce previste dalla legge Brunetta ma resta la diseguale divisione dei salari in base al potere discrezionale dei dirigenti che faranno il bello e cattivo tempo e pertanto ritorniamo al tema iniziale: la notevole discrezionalità del potere dirigenziale. Le domande sono le seguenti: a proposito dei meccanismi di selezione della dirigenza nel pubblico impiego, è giusto che debba sostenere più prove un semplice impiegato per ottenere il suo posto di lavoro che un dirigente per ottenere l’incarico? Funziona, anche in termine di controllo di possibili fenomeni corruttivi, il modello accentratore delle Direzioni Provinciali? E infine gli istituti deflattivi del contenzioso vanno bene così’ o vanno trovati dei contrappesi ? Abbiamo lanciato dei sassolini nello stagno ora aspettiamo risposte e nel frattempo non possiamo che valutare positivamente tutta quella battaglia che abbiamo condotto assieme alle rsu e che ha visto coinvolte anche le altre OO.SS, sulla responsabilità del procedimento proprio atta ad evitare che il semplice referente di una pratica si trovasse accollata una responsabilità su qualcosa non deciso da lui, anzi su cui spesso si trova ad essere strumento inconsapevole. La nostra lotta per un servizio pubblico sempre più trasparente e al servizio del cittadino continua con maggiore rabbia e determinazione.
Infine esprimiamo la nostra vicinanza ai familiari del collega dell’U.T. di Genova 1 morto cadendo dalle scale del proprio posto di lavoro. Esprimiamo solidarietà anche ai lavoratori di Genova 1 che, mentre il loro collega era in fin di vita, hanno continuato ad erogare i servizi di front-office perché nessun dirigente ha avuto nè la responsabilità né la umanità, per chiudere immediatamente i servizi all’utenza.