A distanza di tre anni da un diverbio nato in ambito sindacale a seguito di una situazione oggettivamente problematica che riguardava tutti i dipendenti (ossia il malfunzionamento degli impianti di condizionamento) della Direzione Provinciale di Padova (Ufficio di PD1). Dopo una sanzione disciplinare, a nostro avviso ingiusta, ad un nostro delegato che è ancora oggi è in carica, essendo stato rieletto dai lavoratori alle elezioni RSU del marzo 2015, ed una querela archiviata in sede penale perché la fattispecie astratta non costituisce più reato, siamo di fronte da un nuovo capitolo della saga: una citazione in giudizio, con richiesta di risarcimento danni per un importo di 3.000 euro, oltre alle paventate sanzioni previste per l’illecito civile.
Non è bastata quindi una sanzione disciplinare. Non è bastato tenere il nostro delegato sotto la spada di Damocle del procedimento penale. Ora, evidentemente delusi dall’archiviazione in sede penale a tre anni di distanza dall’episodio, lo si cita a giudizio e si chiede anche un risarcimento danni!
Ci chiediamo se la situazione di disagio microclimatico fosse oggettiva o se sia stata una nostra invenzione. Ci chiediamo se sia normale che un funzionario responsabile della sicurezza dell’Amministrazione, per risolvere una questione di carattere assolutamente irrisorio come l’uso di una parola di troppo, per la quale il nostro delegato si è scusato dopo aver precisato che non c’era nessun intento offensivo, presenti nell’ordine: un esposto al Direttore Provinciale, una denuncia alla Procura ed una richiesta di risarcimento danni.
Arriverà un momento in cui qualcuno si preoccuperà di spiegare al collega che forse si sta esagerando? Che a distanza di tre anni forse ci si può mettere una pietra sopra ed andare avanti?
L’Amministrazione parla di necessità di collaborazione tra responsabili della sicurezza e rappresentati dei lavoratori. È così che si cerca la collaborazione?
Situazioni di incomprensione sono possibili, sono parte fisiologica delle relazioni umane e a maggior ragione lo sono in ambito sindacale in cui la componente emotiva e di passione è sempre forte. Riteniamo tuttavia che questo non sia il modo di risolverle. Noi abbiamo cercato sempre il modo di ricondurre ad un piano di ragionevolezza anche situazioni peggiori di queste ed abbiamo sempre fatto presente che l’elemento di conflittualità sindacale non ha nulla di personale. Dall’altra parte invece, si sta perdendo l’ennesima occasione per dimostrare che la volontà di instaurare un clima di collaborazione volto a migliorare l’ambiente di lavoro sia effettiva. Possiamo solo dire che questa volontà da parte nostra non è mancata e non mancherà mai, perché l’unico interesse che abbiamo è migliorare la condizione lavorativa nostra e dei nostri colleghi. Ci auguriamo che questo obiettivo sia fatto proprio da tutti, ed a maggior ragione da chi si onora di ricoprire, per questa amministrazione, incarichi di responsabilità.