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ADL Cobas > Blog > Pubblico > Agenzia Entrate Veneto: qual è il vostro obiettivo, fermare il contagio o fermare i lavoratori?
Pubblico

Agenzia Entrate Veneto: qual è il vostro obiettivo, fermare il contagio o fermare i lavoratori?

adlcobas
di adlcobas Pubblicato 19 Marzo 2020 1.2k Visualizzazioni 10 minuti di lettura
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10 minuti di lettura
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Che dire, se non che proprio così non va, ci aspettavamo che l’Amministrazione volesse primeggiare per una volta, in qualcosa di positivo per i lavoratori, nell’attivazione del lavoro agile, consci da un lato che questo è il futuro, ma anche che questo nell’immediato è l’unico modo per dimostrare di avere a cuore la salute dei lavoratori.

E, invece, la Dre del Veneto mostra per l’ennesima volta di non essersi accorta di quello che sta succedendo fuori, è l’ultima ad accorgersi di questo “scenario di guerra” che sta vivendo il nostro paese.

Vorremmo parlarCi, vorremo chiederLe se non si è accorta del fatto che il legislatore ha messo in campo l’armamentario tipico della legislazione di guerra, perchè siamo in guerra, contro un nemico invisibile, ma siamo in guerra.

Per accorgersi di quanto sia grave la situazione, basta leggere l’articolo 87 del decreto legge n. 18 del 17 Marzo 2020, è un bollettino di guerra, si deroga a tutto, si sospendono (con l’art.103) tutti i procedimenti possibili ed immaginabili, si arriva a dire che in caso di impossibilità di attivare il lavoro agile, anche con modalità semplificate, anche senza accordi, i dipendenti debbano (non possono) essere tenuti a casa, come se fossero in servizio (è questo il senso del rinvio all’articolo 19 comma 3 del DL n. 9).

-importante-
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Non pochi commentatori hanno assimilato questa norma ad una forma surrettizia di cassa integrazione per i dipendenti pubblici. Il messaggio è chiaro: andiamo in deroga a tutto, non avete mai regolamentato il lavoro agile? fa niente fatelo senza regole; non avete strumenti telematici ed infrastrutturali, non sapete cosa far fare ai lavoratori ? Fa niente, inventatevi qualcosa da fargli fare. Non sapete inventarvi qualcosa da fargli fare? Pazienza, fate stare i vostri dipendenti a casa, perchè in questa situazione deve muoversi esclusivamente chi può svolgere attività indifferibili e che non è possibile svolgere in presenza. Di indifferibile c’è qualcosa? Tutti i termini sono stati sospesi, quindi nulla. Ci sono attività che non possono essere svolte da remoto? Rispondiamo noi: nulla, perchè non siamo medici, nè personale sanitario, qui di urgente c’è solo da mandare tutti a casa, perchè questo è l’unico modo di dare un contributo ad un servizio sanitario che rischia di scoppiare, che non ce la fa più, che, presto o tardi, metterà i medici nelle condizioni di dover scegliere quali vite umane salvare. Che tristezza? Come si fa a non accorgersi di questa situazione? Come si fa a chiedere ai dipendenti di correre un rischio così alto? Come si fa a non accorgersi che questo virus cammina sulle gambe degli uomini e che portare in sede i dipendenti (anche il 20 % come state facendo, obbligando il personale a rientrare un giorno alla settimana) significa correre il rischio che ci siano altri contagi e che quei contagi possano mettere a rischio il servizio sanitario.

E, invece, voi non ve ne accorgete. Persino con l’ultimo decreto pubblicato, che dice di andare in deroga ad accordi individuali ed informativi, voi siete ancora lì a cercare di stipulare accordi individuali per gestire ciò che oggi si può gestire, non con gli accordi, ma solo con il buon senso (se non ve ne foste accorti, senza accordo, il lavoro agile dovreste disporlo d’ufficio, dunque l’accordo è solo l’ennesima perdita di tempo). Siete lì a cercare ancora di obbligare i lavoratori a rientrare 1-2 volte alla settimana, quando l’urgenza in questo momento è di non far uscire nessuno di casa. Ma non vi accorgete che, se tutti si comportassero così, davvero quest’incubo rischierebbe di non finire?

E invece non vi accorgete di nulla:

– Come spiegare che in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna ed altre regioni, si chiudono gli sportelli nel pomeriggio, mentre in Veneto, si persiste a mantenere, negli uffici più grandi, (caso unico in Italia anche prima della pandemia) l’orario continuato per due giorni a settimana?

– Come spiegare che in altre regioni si chiudono gli uffici per provvedere alla sanificazione (gli Uffici Centrali delle Entrate di Via Giorgione 106 a Roma rimarranno chiusi fino al 24 Marzo) mentre in Veneto non si fa altrettanto? Ricordiamo che nel Compendio di Marghera si è verificato anche un caso di covid-19 a causa del quale è stata chiusa la mensa ma non gli Uffici che gravitano in quelli spazi per procedere alla sanificazione;

– Come spiegare che, ai lavoratori che devono svolgere lavori “indifferibili”, non siano stati messi a disposizione gli opportuni DPI (dispositivi individuali di protezione)?

– Come spiegare che in alcuni Uffici non ci si sia preoccupati di accertare che il personale delle pulizie, che in questo periodo assolve un ruolo decisivo, oltre ad avere (pochissime) ore in più sia dotato necessariamente dei DPI?

– Come spiegare che mentre i vari decreti impongono il lavoro agile come modalità di lavoro ordinaria al fine di svuotare il più possibile gli uffici, mentre la nota del Direttore Centrale Ruffini parla di “rientri a periodicità settimanale/bisettimanale o mensile “ negli uffici del Veneto non si considera altro che il rientro settimanale con, per alcuni uffici, il divieto di prendere congedo in tale giorno?

– Come spiegare che il considerare un 20% dei dipendenti delle Agenzie nel Veneto come addetti a compiti “indispensabili” è una valutazione al di fuori della realtà dettata solo da una visione burocratica dell’organizzazione del lavoro e dalla non comprensione di cosa è veramente “indifferibile” nel tempo della pandemia covid-19?

-Come spiegare alle figure non dirigenziali che stanno disponendo del personale organizzando lavoro, rientri e ferie senza averne la titolarità, che si stanno assumendo delle responsabilità non loro e di cui potrebbero essere chiamati a rispondere in seguito?

– Come spiegare a quei dirigenti che si stanno assumendo questa pesantissima responsabilità che, a nostro avviso, il loro non è solo un atteggiamento miope, ottuso e vessatorio al quale siamo purtroppo avvezzi, ma un comportamento che, esulando dalla ratio dei vari decreti, configura responsabilità finanche penali?

Come sindacato Adl Cobas abbiamo già inviato due diffide alla Dre del veneto e alla dirigenza degli Uffici invitandoli a porre fine a questi atteggiamenti che pongono in pericolo la salute pubblica.

Come sindacato supporteremo, anche da un punto di vista legale,i lavoratori affinché tutelino il loro diritto alla salute che coincide con quello dell’intera collettività.


DIFFIDA AD ADEMPIERE

Con la presente la RSU della DP di Padova diffida i soggetti in intestazione affinché senza ulteriori indugi provvedano, in ottemperanza a quanto previsto dall’art.87 del Dl 17/03/2020 n.18 e dai decreti precedenti:
– Ad individuare le attività indifferibili che richiedono la presenza in ufficio;
– Ad individuare in relazione alle suddette attività indifferibili il numero minimo di presenze in Ufficio richiesto, i criteri per l’identificazione dei nominativi delle persone per le quali è richiesta la presenza in ufficio nonché i criteri di rotazione adottati;
– A predisporre la possibilità di effettuare le suddette lavorazioni in “lavoro agile”, dando la precedenza solo a queste attività delle abilitazioni alle procedure informatiche da casa;
si chiede inoltre, dato che ad oggi non è pervenuta risposta scritta alcuna alle richieste della Rsu , compresa la richiesta di convocazione protocollata in data 05/03/2020:
– la riduzione degli orari di apertura al pubblico a Padova a massimo 2 ore al giorno;
– che si proceda a una sanificazione totale dei locali, con contestuale chiusura dell’Ufficio;
– che non venga chiesto alcun rientro in ufficio ai colleghi che non effettuano attività indifferibili(in virtù della sospensione dei termini le attività di contenzioso, accertamento, rimborsi non possono essere considerate tali), diffidando in tal senso l’amministrazione. Attualmente a Padova viene chiesto a tutti di rientrare un giorno a settimana, quindi ogni giorno è presente il 20% del personale. lunedì erano 80, martedì 82 e oggi sono ca. 100, in aperto contrasto con quanto previsto nell’ultimo DL, nei precedenti e nelle indicazioni del Direttore Ruffini

18/03/2020
LA RSU DELLA DP DI PADOVA AGENZIA DELLE ENTRATE

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Chi siamo

L’ADL Cobas (come “associazione difesa lavoratori”) nasce nel 1992 dall’esperienza politica e sociale sviluppatasi lungo il decennio degli anni 80 nella Bassa Padovana attorno alle lotte contro la ristrutturazione, il decentramento, i licenziamenti, la precarizzazione del lavoro e la devastazione ambientale in quei territori. 


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