Non solo l’accordo del 17 settembre non risulta un argine “per evitare fughe in avanti da parte dei dirigenti di turno” ma neanche l’indizione dello stato d’agitazione, indetta dagli stessi sindacati, ci convince!
Viviamo una realtà lavorativa in cui l’accordo del 17 settembre non ha portato alcun miglioramento sostanziale nelle condizioni di svolgimento del lavoro agile né si è arrivati a definizioni chiare per una regolamentazione efficace del lavoro agile.
Il problema è di metodo e di merito:
Lavoriamo a ore o a cottimo?
Chi deve mettere a disposizione gli strumenti per svolgere la prestazione lavorativa?
Se non si hanno chiare le risposte a queste domande non si potrà neppure immaginare come regolamentare il lavoro agile e ci si siederà ai tavoli sempre in difetto: l’Agenzia ha delineato una figura ibrida, una “terza via” tra lavoro dipendente e lavoro autonomo che non è prevista né nel nostro CCNL né altrove.
Stiamo assistendo alla sovversione delle regole basilari del diritto del lavoro, col beneplacito delle OO.SS. firmatarie, che si stupiscono per la mancata erogazione del buono pasto (è previsto dal CCNL!), ma non hanno neppure preteso che l’Agenzia, in quanto datore di lavoro, fornisse gli strumenti di lavoro, una volta terminata la fase emergenziale.
Se esaminiamo le FAQ sullo smartworking aggiornate al 1 ottobre della Divisione Risorse Direzione Centrale Risorse Umane, il punto 11 recita “l’agenzia fornirà progressivamente ai dipendenti ammessi al lavoro in modalità agile per le specifiche dotazioni informatiche necessarie allo svolgimento della prestazione”, ma nulla è stato ottenuto “dall’accordo argine del 17 settembre”, nemmeno come rimborso (analogamente a come avviene con l’utilizzo del mezzo proprio), nemmeno come rimborso “una tantum” per quanto finora già garantito con mezzi propri dai colleghi, è che è stato l’elemento determinante per rendere produttivo per l’amministrazione lo smart working!
Nel punto 16, sempre delle Faq, viene sancita la perdita di diritti per quanto riguarda riposi compensativi o banca ore che possono essere usufruiti solo nei giorni di rientro in ufficio, e anche questo è stato firmato “nell’accordo argine del 17 settembre”, mentre nel punto 19 quando si parla del profilo orario non si parla del diritto al buono pasto per chi lavora in smart working (diritto già ottenuto dai colleghi delle Dogane).
Nel frattempo, vediamo una gestione schizofrenica dei rientri non coerenti con l’andamento epidemiologico del Covid-19: l’accordo del 17 settembre non ha impedito, per citare un esempio concreto, nella DP di Padova, che i colleghi dell’Area Territorio, fossero richiamati a rientrare in Ufficio a giorni alterni a prescindere dalle attività che svolgono (smartabili o meno) al solo scopo di raggiungere una percentuale di presenze pari al 50% (né risulta che questa situazione sia cambiata dal 17 settembre).
Al Front Office del Territoriale della DP di Pd, stabilita la necessità di aprire 13 sportelli, si è passati ad organizzare turnazioni che prevedono 3 ed in alcuni casi anche 4 presenze settimanali, e questo a discapito delle attività gestite da remoto, con l’effetto che si è tornati ad obbligare di fatto l’utenza a tornare in Ufficio anche per quei servizi che potrebbero essere resi da remoto, aumentando i rischi per tutti, utenti e dipendenti.
Contemporaneamente ci sono colleghi in altri Uffici che possono ancora tranquillamente scegliere se andare in Ufficio o proseguire lo smart working, o ai quali è richiesto un solo rientro settimanale massimo. E tutto ciò è stato realizzato non solo senza nessuna condivisione con le OOSS e le RSU ma non è stato oggetto neanche di una mera comunicazione.
E’ ora di cambiare strada praticando democrazia nei posti di lavoro!
Il punto 10 delle Faq parla degli strumenti con cui ci si mette in contatto con chi non rientra al lavoro ma non è esplicitato che la piattaforma informatica dell’amministrazione deve essere messa a disposizione dei lavoratori, e da chi hanno eletto,ossia le rsu, Per permettere il confronto, come stabilito all’art.20 dello statuto dei lavoratori L.300 del lontano 1970 che parla dell’obbligo per il datore di lavoro di adibire un luogo idoneo per le assemblee dei lavoratori, Ora causa covid, e la presenza di almeno il 50% dei lavoratori in smart working, è evidente che il diritto all’assemblea deve essere inteso non solo come mettere a disposizione dei lavoratori lo spazio fisico ma anche la piattaforma informatica dell’amministrazione, così come si sta organizzando al Centro Operativo di Marghera .
Siamo rimasti sbalorditi dalla proposta di mobilitarci, con tanto di date in cui astenersi dall’uso dei mezzi informatici propri, proprio da chi ha firmato l’accordo del 17 settembre.
Come si può quindi esplicitare la mobilitazione dal basso, dato che non possiamo e non volgiamo farci rappresentare dalle OO.SS. firmatarie?
Vorremmo anzitutto che una mobilitazione nascesse da punti chiari frutto delle assemblee indette dalle RSU utilizzando la piattaforma aziendale.
Come Adl Cobas proponiamo i seguenti punti:
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Messa a disposizione della strumentazione tecnologica da parte del datore di lavoro;
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Possibilità di utilizzo di tutti gli istituti contrattuali previsti: permessi, banca ore, straordinario, permessi per assistenza, profili orari diversificati ecc.
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Rimborso “una tantum” per tutti, a forma di parziale compensazione della disponibilità data da tutti all’amministrazione;
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corresponsione del buono pasto (compresi gli arretrati) così come già avvenuto in Dogana;
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Fua 2018 esigiamo la sua certificazione da parte degli organi preposti, premessa indispensabile alla sua corresponsione;
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Fua 2019 denunciamo il fatto che non si sono ancora stanziate le cifre…quando ci verra’ pagato?
E, in ultimo, è essenziale che si discuta del RINNOVO DEL CCNL scaduto dal 2018.
Su questi punti proponiamo ,dopo il 12 ottobre, di dare vita ad assemblee unitarie su piattaforme dell’amministrazione, indette dalle rsu.
Solo uniti si puo’ vincere.