SABATO 9 GIUGNO ore 10.30
PRESIDIO DAVANTI AL COMUNE DI VERONA
Piazza Bra
L’omicidio di Soumaila Sacko, migrante maliano 29enne e attivista di USB colpito alla testa da una fucilata sparata da decine di metri, ha un mandante politico”.
Questo l’incipit dell’editoriale di ADL Cobas sull’orrenda vicenda di Calimera S. Calogero, vicino a Rosarno, il territorio italiano dove, forse, la violenza dello sfruttamento sul lavoro assume i toni più drammatici.
Il mandante politico è ovviamente Matteo Salvini, la cui prima uscita pubblica da Ministro dell’Interno, solo qualche ora prima, ha dato nuova energia al fuoco dell’intolleranza razziale, uno dei cardini del nuovo governo giallo-nero. Ricordate il Di Maio acerrimo nemico delle ONG che salvano vite sui mari? E’ il fratello gemello del Salvini che le accusa di essere “ vicescafisti”.
Da tempo sosteniamo come il razzismo sia costitutivo dell’attuale forma del conflitto capitale lavoro, ma anche ormai da tempo entrato nel senso comune e nella retorica politica (non solo leghista), al tal punto da trovare una sua forma politica nel “contratto di governo”.
Ciò nonostante, questo odio verso il migrante e il povero ci colpisce in quanto sistema non più eccezionale ma ordinario di gestione dei rapporti sociali.
Noi, che ci battiamo da anni sul fronte dello sfruttamento nei luoghi di lavoro, lo sappiamo bene. E sappiamo bene che solo laddove siamo stati in grado di mettere in campo una vera forza organizzata, abbiamo spazzato via il razzismo dai magazzini e conquistato diritti. Con la lotta di classe quindi.
Ma questo sistema prolifera ancora in tanti, troppi luoghi, e non solo nella Rosarno dei braccianti, ma anche nel sistema delle cooperative della logistica, soprattutto nel settore della grande distribuzione, dove poche famiglie venete fanno fatturati miliardari e gestiscono i rapporti con i lavoratori come fossero appunto a Rosarno.
Licenziano usando il contratto di appalto come una pistola puntata alla tempia dei lavoratori; tollerano e talvolta alimentano i caporali, siano essi singoli o cooperative compiacenti. LA VICENDA ROSSETTO – qui a Verona- è esemplare di questo sistema.
In una città che colpisce per il silenzio di tutte le forze politiche su queste tematiche, da ADL Cobas denunciate più volte, in una città che fa spallucce al fallimento della Melegatti, in una città dove un capetto aziendale può dichiararsi nazista e razzista e picchiare un lavoratore perché non vuole dimettersi, in una città dove le istituzioni sono attente a reprimere le lotte di legalità invece di indagare i caporali e i loro complici, è ora di invertire la tendenza, perchè
,davvero, non c’è molta differenza con Rosarno.
Per questo, sabato 9 giugno saremo in Piazza Brà, sotto il Comune, a urlare la nostra indignazione e a rilanciare, senza paura, le nostre lotte.
ADL COBAS