Il caporalato è un fenomeno che associamo immediatamente al settore dell’agricoltura. Negli ultimi anni sono fortunatamente diventate di dominio pubblico e di conseguenza denunciate le massacranti e schiavistiche condizioni lavorative degli operai agricoli dell’Agro Pontino o di Rosarno. La settimana scorsa poi sono stati arrestati in provincia di Padova i titolari dell’azienda agricola Tresoldi per questo reato.
Oggi, presso la sede di Adl Cobas di Verona, grazie al coraggio di alcuni lavoratori, abbiamo denunciato un sistema di caporalato diffuso da anni nel magazzino MaxiDì di Belfiore (Vr) e in altri magazzini della logistica agroalimentare del Veneto. E’ tristemente curioso notare come il caporalato sia presente in tutta la filiera della grande distribuzione dai campi fino agli scaffali dei supermercati.
Il meccanismo è abbastanza semplice: se sei di nazionalità indiana e hai bisogno di un lavoro, paghi 5.000 euro per avere un contratto a Tarachand Tanwar, meglio conosciuto come “Taru”, che ti mette a disposizione un posto letto a 330 euro al mese in un appartamento assieme ad altre 10 o 20 persone ed inizi a lavorare con un contratto a tempo determinato di tre mesi come facchino per 11 o 12 ore al giorno. Poi iniziano i rinnovi ogni 6 mesi con la speranza di ottenere alla fine il passaggio a tempo indeterminato.
Questa cosa non avviene però con Manish: una sera del mese scorso, Taru si presenta a casa sua per fargli firmare la delega in bianco per l’assemblea dei soci di Skycoop. Prima di firmare, Manish chiede di sapere cosa c’è scritto nel foglio, Taru lo intima a firmare e Manish si rifiuta. Il 21 aprile il suo contratto non viene più rinnovato.
Questa storia è purtroppo solo una delle tante, infatti Manish nel video racconta come attualmente almeno 80 operai di nazionalità indiana siano “controllati” da Taru nel magazzino di Belfiore e il numero aumenta decisamente se si considerano anche altri magazzini ad Alessandria, San Sepolcro, Dueville, Mestrino e Padova. E’ un fenomeno talmente grande che è impossibile che le cooperative e i committenti non ne siano a conoscenza. Infatti nella testimonianza video, Manish racconta come prima di iniziare a lavorare, Taru lo abbia accompagnato a casa del presidente della cooperativa per una sorta di colloquio.
Da anni come Adl Cobas denunciamo le condizioni di illegalità all’interno dei magazzini della logistica e lottiamo contro i cambi d’appalto tra cooperative per abbassare il costo del lavoro ed escludere i lavoratori scomodi come al “Prix” o alla “Coca Cola” oppure contro l’applicazione di contratti collettivi con una paga oraria più bassa di 3 euro come ad esempio da “Rossetto”. La vergognosa storia del caporale Taru è l’ennesimo tassello di questo sistema di sfruttamento. Mentre succede tutto ciò, a subire però indagini e perquisizioni domiciliari sono proprio quegli attivisti di Adl Cobas, che stanno ripristinando un minimo di legalità attraverso gli scioperi e le vertenze sindacali. Staremo a vedere se verrà applicata la stessa solerzia anche nei confronti di Taru e dei suoi complici…