Sono un dipendente dell’ULSS Euganea da un paio d’anni, ne ho oggi 56, dopo una laurea in Statistica con lode a 22 e un curriculum lavorativo in ruoli informatici per grandi aziende del settore privato, l’ultima delle quali, una florida multinazionale con sede ad Agordo, nel 2016 mi licenziò insieme ad altri per “giustificato motivo oggettivo” (un sentito grazie ad Elsa Fornero per aver consentito tutto questo). Sono tornato ad avere un impiego (nel settore pubblico) a fine 2019 in virtù dell’art.18 della legge 68/1999. Faccio presente che tale legge impone l’obbligo anche alle aziende private (che non versino in stato di crisi e con più di 50 dipendenti) di assumere noi, cosiddetti “categorie protette non disabili” per distinguerci dai disabili peraltro protetti dalla stessa legge, in ragione di un assunto, per legge, ogni cento dipendenti. A fine 2018 (numero esatto fornito da Grafica Veneta al Centro per l’Impiego di Padova) l’azienda di Trebaseleghe contava 253 dipendenti al netto dei collaboratori esterni, e nello stesso anno hanno fatto eco sulla stampa le dichiarazioni del sig. Franceschi sulla impossibilità di reperire dipendenti “adattabili”. Essendo tutt’altro che in stato di crisi, per legge, da anni, Grafica Veneta avrebbe dovuto assumere tre lavoratori appartenenti alle categorie protette non disabili. Non lo ha mai fatto: nessuna delle tre assunzioni richieste dalla legge 68 è mai stata effettuata. La dott.ssa Fiorenza Menegazzo responsabile del Centro per l’impiego di Padova, dovrebbe spiegarne la motivazione, per questa come per moltissime grandi aziende della provincia di Padova non in stato di crisi. Il 2 Aprile 2019, solo a sèguito di una mia PEC a Grafica Veneta in quanto mail o telefonate per anni non avevano sortito effetto alcuno, sono riuscito ad ottenere un colloquio nelle mie intenzioni finalizzato all’assunzione come categoria protetta, essendo io all’epoca disoccupato, residente a pochissimi km da Trebaseleghe, disposto a qualunque mansione e con qualunque orario, finanche a turni o a tempo parziale. Il colloquio che ho avuto con il dott. Fabio Marrone dell’ufficio risorse umane di Grafica Veneta (colloquio di cui conservo esatta documentazione) è stato una solenne presa in giro e chiaramente non ha avuto riscontro in termini di una mia successiva assunzione. Mi risulta che altre categorie protette che l’azienda avrebbe dovuto assumere hanno subito la stessa presa per i fondelli. Le assunzioni di dipendenti “regolari” – che siano frutto di obbligo di legge, peraltro disatteso, o che siano scelte dall’azienda – comportano, ahimé, un costo superiore a quello di un povero pachistano subappaltato. E così, con la mia laurea, il mio curriculum e la mia totale disponibilità, sono rimasto a casa (eccezion fatta per un mese in cui dopo insistenze ho avuto la assunzione temporanea in azienda metalmeccanica con ruolo di operaio montatore al banco, ruolo assolutamente dignitoso come qualunque altro lavoro onesto) finché ad adempiere l’obbligo di legge non è stato un ente pubblico. Posso dimostrare a chiunque che così fan tutti (o quasi) i nostri imprenditori, perlomeno quelli della provincia di Padova. Tutti lo sanno ma nessuno ha il coraggio di denunciare la cosa. Meno che meno i dirigenti pubblici che dovrebbero fare sì che le leggi non rimanessero lettera morta. Da settimane meditavo questo sfogo, la risposta del sig. Franceschi a «Sua Santità» apparsa sui quotidiani di oggi me lo ha strappato dalla tastiera. Onore al sindacato ADL Cobas e ai suoi avvocati che ho avuto modo in passato di conoscere personalmente. Ho provato a contattare la consigliera regionale PD Vanessa Camani, che nei primi giorni aveva rilasciato qualche dichiarazione alla stampa, ma (causa ferie?) la risposta è stata un silenzio assordante.
Resto a disposizione di chiunque per qualunque chiarimento o documento a comprova di quanto sopra.
Distinti saluti.
Dott. P. R.