Giovedì 1 ottobre i lavoratori della Molino 4.0 – società controllata dalla famiglia Rossetto – hanno scioperato per chiedere una svolta ad una situazione lavorativa ed economica non più sostenibile.
Gran parte dei circa 60 lavoratori dipendenti della neonata Molino 4.0 hanno una lunga storia all’interno degli impianti della Molino Rossetto spa in quanto hanno lavorato per moltissimi anni nel segmento aziendale dedicato al confezionamento e al carico dei sacchi di farina destinati all’estero, nello specifico a grandi organizzazioni umanitarie internazionali. Tuttavia fino ad ottobre del 2019 questi lavoratori hanno sempre operato alle dipendenze di cooperative e società appaltatrici che non rispettavano il contratto collettivo nazionale e nemmeno le norme in materia di orario di lavoro. Una condizione che ad un certo punto è diventata intollerabile ed ha portato molti di questi lavoratori ad iscriversi ad ADL COBAS.
Dopo una vertenza sindacale che puntava a migliorare le condizioni retributive e d’impiego e che ha portato alla disdetta del contratto di appalto da parte della società appaltatrice i lavoratori, molto attaccati al loro posto alla Molino Rossetto, hanno deciso di rinunciare ad importati differenze retributive, di cui era responsabile in solido anche il committente, in cambio di un contratto a tempo indeterminato con garanzie di stabilità e l’applicazione di un corretto inquadramento con il ccnl dell’industria alimentare, cosa che avrebbe garantito stipendi decisamente più alti ed un orario di lavoro ordinario.
A nemmeno due mesi dalla firma degli accordi di internalizzazione con Molino Rossetto spa è però arrivata la prima sorpresa: senza alcun preavviso alla nostra organizzazione sindacale i lavoratori sono venuti a conoscenza di una cessione di ramo d’azienda che avrebbe coinvolto proprio il segmento internazionale. Ai lavoratori preoccupati tanto dell’operazione in sé, quanto della tempistica, la proprietà però ha sempre garantito che non sarebbe cambiato nulla, perché il controllo sarebbe sempre stato in mano alla famiglia Rossetto.
La perdita di commesse internazionali, che è cominciata prima del lockdown, ha tuttavia mostrato come lo scorporo aziendale produca i suoi effetti e che lavoratori che fino a dicembre erano “sulla stessa barca” oggi abbiano condizioni lavorative e probabilmente destini molto diversi. La Molino Rossetto spa continua produrre – e durante il lockdown lo abbiamo visto ha avuto un grande incremento della produzione, la Molino 4.0 ha visto una drastica contrazione della produzione ed utilizzo consistente della cassa integrazione. Ad oggi alla Molino Rossetto tutti i dipendenti lavorano, mentre alla Molino 4.0 i lavoratori hanno le buste paghe fortemente alleggerite (un’ora di cig è pagata circa 5,5 euro), devono attendere i tempi di pagamento dell’INPS perché l’azienda ha smesso di anticipare l’integrazione salariale e non hanno alcuna garanzia per il futuro visto che l’uscita della crisi non sembra essere alle porte.
I lavoratori a questo punto chiedono alla Molino 4.0 e alla famiglia Rossetto una svolta a questa situazione facendo appello alla responsabilità sociale di una impresa che negli anni è cresciuta molto grazie anche all’impegno e alla fatica di questi lavoratori e che diversamente da molte altre aziende durante il lockdown non ha subito perdite, anzi. Lavoratori che tra l’altro hanno creduto molto nella famiglia Rossetto anche e soprattutto nei momenti più difficili avvenuti meno di un anno fa.
Pertanto oggi i lavoratori chiedono che l’azienda ricominci ad anticipare la cassa integrazione, estenda il perimetro della solidarietà tra lavoratori anche alla Molino Rossetto spa, aumenti le ore di lavoro alla Molino 4.0.
Un nuovo accordo è possibile e necessario e i lavoratori sono pronti a riaprire la trattativa se l’azienda dimostrerà di voler venire in contro alle loro legittime aspettative.