Oggi, 3 giugno, una quindicina di portalettere del CDM (Centro Distribuzione Master) di Rovigo, all’interno della giornata di sciopero nazionale della categoria indetto da alcune sigle del sindacalismo di base (vedi locandina allegata) hanno SCIOPERATO perché consapevoli che non è accettabile una riorganizzazione del recapito (ma non solo del recapito) che impone enormi sacrifici ai lavoratori e penalizza l’utenza.
Nel centro postale di Rovigo a partire da aprile di quest’anno la riorganizzazione del recapito ha avuto un ulteriore passo in avanti (già era stato introdotto il recapito a giorni alterni con il conseguente taglio di posti di lavoro), sono stati tagliati ancora posti con il risultato che molte zone di recapito sono state ingrandite a dismisura e questo ha creato una situazione dove i carichi di lavoro sono diventati insostenibili.
E nonostante le centinaia e centinaia di ore di straordinario comandate in questi ultimi due mesi, la presenza di personale precario che sostituisce i molti titolari di zona mancanti e in alcuni casi l’applicazione di più di una unità per zona, le giacenze rimangono e pure i disagi per lavoratori ed utenti.
Infatti sono sotto gli occhi di tutti i disagi, le giacenze, le brutture che questa riorganizzazione ha generato e ancora genera per lavoratori ed utenti. Più va avanti e più dimostra di essere stata la peggiore riorganizzazione in tutti i sensi in Poste e questo al di la delle vane parole di sindacati (cisl-cgil-uil-failp-sailp-ugl) ed azienda. “Sulla fase di rodaggio, sui dovuti aggiustamenti” la sostanza purtroppo, rimane la stessa: sfruttamento, flessibilità totale, taglio sempre crescente dei posti di lavoro e servizio pessimo offerto all’utenza.
Ricordiamo, che questa riorganizzazione è parte integrante e principale del piano aziendale che porterà al taglio in 3 anni di 10.000 posti di lavoro,tra i 15.000 pre e pensionamenti e le circa 5.000 assunzioni tra stabilizzazioni Ctd e nuove assunzioni (piano Delivery 2022).
Vale la pena soffermarsi un attimo sulle precedenti riorganizzazioni
– 2006, inizia il processo di accorpamento dei recapiti che vengono così separati dagli uffici di Bancoposta, 2.580 zone di recapito tagliate.
– 2010, il 27 luglio nuova riorganizzazione del recapito, tagliati 5.857 posti di lavoro.
– 2012, richiesta dall’azienda la chiusura di 1.200 uffici postali
– 2013, il 28 febbraio ennesimo colpo al recapito, di nuovo 6.000 posti tagliati.
Ma non è tutto: i dati emersi dall’analisi della Corte dei Conti, per l’anno 2017 evidenziavano una riduzione del personale a tempo indeterminato e al contempo un aumento del lavoro precario.
Tutto ciò prima del piano Delivery 2022 del 2018 a cui si faceva riferimento.
Alla fine del 2017 Poste Italiane contava 136.555 dipendenti (fonte Poste News N°13). Nel 1990, i meno giovani se lo ricorderanno, eravamo circa 230.000 dipendenti.
Quindi anche con questa lotta vogliamo rendere centrale il fatto che il servizio pubblico postale non può essere immolato alla logica del profitto; che deve essere un servizio attuato tutti i giorni ed uguale per tutti; che rimetta al centro l’occupazione, la lotta alla precarietà e la dignità.
I lavoratori non devono più essere carne da macello, ma al servizio dei cittadini.
ADL COBAS ROVIGO