ESCLUSI DA SOCI ALTRI 7 LAVORATORI E QUINDI
LICENZIATI AL MAGAZZINO PAM DI PADOVA
GRAVISSIMA RAPPRESAGLIA DI INTERPORTO/ELLEMME/LEGACOOP CONTRO I LAVORATORI ISCRITTI AD ADLCOBAS
Dopo il primo provvedimento di esclusione da socio per un lavoratore iscritto ad Adl Cobas (su circa una quarantina di lavoratori come Adl Cobas abbiamo 26 iscritti) avvenuto nel mese di settembre, tra il 26 e 27 ottobre sono arrivate 7 lettere di contestazione di addebito e contestuale sospensione cautelare, ad altrettanti lavoratori da parte di Ellemme, la cooperativa che gestisce il magazzino Pam di Padova all’interno di Interporto, che fa parte di Legacoop ed il cui presidente risulta anche essere presidente di Legacoop di Verona, con le quali, dopo un preambolo tutto politico contro Adl Cobas, si arriva ad adottare il provvedimento dell’esclusione da socio che significa automaticamente licenziamento.
Nella seconda parte delle lettere si contesta ai lavoratori la “partecipazione ai blocchi” attuati davanti ad Interporto in occasione degli scioperi, di avere formato uno scudo umano allo scopo di impedire l’accesso ai camion, per qualcuno di avere abbandonato il posto di lavoro, di avere rallentato il lavoro, di essersi recati troppe volte al bagno e altre motivazioni simili esposte in tre pagine di contestazioni.
Al di là delle specifiche motivazioni che hanno portato la cooperativa ad adottare questi gravissimi e criminali provvedimenti, ci interessa mettere in evidenza le motivazioni politiche dell’azione di rappresaglia messa in atto in combutta tra LegaCoop, Interporto e Pam, con il solo scopo di eliminare la presenza di Adl Cobas da Interporto per avere come unici interlocutori sindacati di comodo e corrotti. E’ bene allora ricostruire la cronistoria di questo conflitto sindacale e politico.
La cooperativa Ellemme, che fa parte dello stesso gruppo che gestisce con una SRL, sempre all’interno di Interporto, anche il magazzino Aspiag/Despar, subentra nell’appalto in Pam nel mese di settembre del 2014, con un accordo che garantisce il passaggio di tutti i lavoratori a Ellemme alle stesse condizioni contrattuali e retributive esistenti, con l’impegno a migliorarle visto che non erano certo ottimali. Nel corso di questi due anni vengono inoltrate richieste volte ad ottenere le stesse condizioni contrattuali presenti in Aspiag ed in molti altri magazzini di Padova, quali l’integrazione per malattia e infortunio, principalmente, il ticket e di trovare un accordo ragionevole sulla produttività. Il tutto all’interno di una cornice che è quella delle condizioni contrattuali che abbiamo già ottenuto in quasi tutti i principali magazzini della logistica a Padova e a livello nazionale, nell’ottica del superamento della figura del socio lavoratore.
Su questo piano vertenziale la cooperativa si rifiuta di accogliere le richieste e mette in atto una azione di tipo repressivo e intimidatorio volta a fiaccare i lavoratori e a liberarsi del sindacato, dopo il tentativo fatto in Aspiag due anni prima, dove quattro licenziamenti attuati a scopo di rappresaglia erano rientrati interamente a seguito di una lotta molto dura e di una sentenza del tribunale. In tutta questa vicenda, sia da parte di Ellemme che di Interporto, c’è evidentemente anche un intento di rivalsa sull’onta che avevano subito due anni prima.
Agli inizi di settembre ad un lavoratore che aveva ricevuto alcune contestazioni disciplinari e un paio di sanzioni per le quali era stata richiesta la convocazione del Collegio di Conciliazione e Arbitrato che sospende l’esecuzione della sanzione arriva una nuova lettera con la quale si licenzia il lavoratore arttraverso la formula dell’esclusione da socio. E’ a questo punto che scatta la grave provocazione di Ellemme/Interporto/Legacoop/Pam, che consiste nell’aggirare la procedura disciplinare normale per intervenire sul fronte dell’ordinamento delle cooperative, applicando l’esclusione da socio.
Chiaro che a questo punto, la decisione di voler licenziare altri sette lavoratori con la stessa procedura equivale ad una esplicita dichiarazione di guerra al sindacato e significa voler avviare uno scontro molto pesante finalizzato ad eliminare la presenza di ADL Cobas dal magazzino Pam e da Interporto, così come ci avevano provato due anni prima e come i vari padroni della distribuzione agroalimentare avevano provato a fare in molti altri magazzini, a partire dal Prix di Grisignano di Zocco.
VIENE QUINDI MESSO IN ATTO UN ATTACCO DI UNA PORTATA MAI VISTA PRIMA , SOSTENUTO POLITICAMENTE ED IDEOLOGICAMENTE CON IL SUPPORTO ANCHE DI STUDI LEGALI CHE LAVORANO PER I PADRONI E CONTEMPORANEAMENTE ANCHE PER LA CISL, MEDIANTE LA TRASFORMAZIONE DI UNA NOSTRA RIVENDICAZIONE, RICONOSCIUTA ORAMAI QUASI UNIVERSALMENTE COME PIU’ CHE LEGITTIMA, VALE A DIRE IL SUPERAMENTO DELLA FIGURA DEL SOCIO LAVORATORE, IN UN ATTO DI ACCUSA CHE STA ALLA BASE DEI LICENZIAMENTI.
Non a caso si scrive nelle lettere che “l’obiettivo più volte dichiarato da Adl è quello di escludere il carattere associativo della partecipazione al lavoro dei soci/lavoratori nell’ambito della cooperativa e, in ragione della assoluta improponibilità di una tale istanza, atteso che il suo accoglimento comporterebbe la morte stessa della cooperativa, l’intento purtroppo…di far perdere alla cooperativa l’appalto in modo da sostituirla con altro imprenditore.” E’ QUINDI SULLA BASE DI QUESTO ASSUNTO POLITICO ED IDEOLOGICO NE CONSEGUE CHE “le ragioni di questo scontro si pongono per un socio lavoratore in netta ed intollerabile contrapposizione con gli interessi della cooperativa e violano in modo insopportabile le regole dello Statuto, tanto da consentire l’esclusione da socio, adottata per comportamenti pregiudizievoli per il conseguimento dello scopo mutualistico dell’oggetto sociale”.
Sono anni ormai che ovunque si mette in discussione il carattere fasullo di questo tipo di cooperative che non hanno assolutamente nulla dello scopo mutualistico che si rivendica nell’atto di esclusione. Siamo quindi ad un attacco spudorato, messo in atto da personaggi che sanno di dire grossolane falsità, consapevoli fino in fondo che non c’è nulla di cooperativistico nel rapporto di lavoro, al di là del dato formale. A maggior ragione, oggi, è necessario mettere in campo il massimo della mobilitazione e della lotta per fermare questi personaggi che buttano in mezzo ad una strada padri di famiglia, “colpevoli” di essere riusciti a smascherare un gioco sporco dove ci sguazzano faccendieri di vario tipo e dove il caporalato è ancora il sistema dominante di assunzione dei lavoratori.
SULLA SCORTA DI TUTTI QUESTI ELEMENTI SIAMO ANCORA PIU’ DETERMINATI NEL PORTARE FINO IN FONDO LA BATTAGLIA CONTRO QUESTI LICENZIAMENTI LANCIANDO UN APPELLO A TUTTI I LAVORATORI DELLA LOGISTICA E NON SOLO, A TUTTE LE REALTA’ SOCIALI SENSIBILI ALLE PROBLEMATICHE DELLA PRECARIETA’ E DELLA REPRESSIONE DELLE LOTTE SACROSANTE CONTRO LEGGI INFAMI, TRA CUI VA INSERITA ANCHE QUELLA DEL JOBS ACT, PER CONTRIBUIRE ATTIVAMENTE A TUTTE LE INIZIATIVE CHE METTEREMO IN CAMPO PER FAR RIENTRARE AL LAVORO QUESTI LAVORATORI E CANCELLARE DEFINITIVAMENTE LA FIGURA DEL SOCIO LAVORATORE DAL MONDO DELLA LOGISTICA