Ieri mattina i lavoratori iscritti ad Adl Cobas si sono mobilitati
fuori dai cancelli del magazzino MaxiDì di Montegalda (Vi), ma per
capirne le motivazioni è necessario fare un passo indietro.
E’ da un anno che è stata annunciata la chiusura di questo magazzino,
perchè il committente ha deciso di trasferire tutto il processo
produttivo nel cantiere di Belfiore (Vr). E’ quindi da più di un anno
che come Adl Cobas, sindacato largamente più rappresentativo, chiediamo
al fornitore, la cooperativa Mg Service appartenente al consorzio
Systema, di affrontare per tempo la questione e trovare una soluzione
che garantisca un futuro dignitoso per tutti i 100 lavoratori impiegati
a Montegalda.
Infatti, già a dicembre e a gennaio ci sono stati scioperi e nella
manifestazione del 30 gennaio a Vicenza uno dei punti principali di
rivendicazione era la piena ricollocazione di tutti i lavoratori.
Tuttavia, mentre nel cantiere di Belfiore venivano continuamente fatte
nuove assunzioni utilizzando il Jobs Act, da parte della cooperativa Mg
Service giungevano solo vaghe risposte e nessun impegno concreto.
Finalmente a inizio maggio (a meno di un mese dalla chiusura) si è
aperto un tavolo in Prefettura e, dopo una serie di incontri, si è
arrivati a un accordo che prevede – di fronte alla disponibilità della
controparte di garantire per il momento una settantina di posti di
lavoro – la determinazione del criterio di anzianità di cantiere come
unico parametro per formare la graduatoria dei ricollocamenti in altri
cantieri gestiti dalla cooperativa Mg Service o dal Consorzio Systema.
Per gli esclusi dal posto di lavoro, si apre la procedura del Fis (Fondo
di integrazione salariale) per 6 mesi e se al termine di questo periodo
non fosse stata possibile una ricollocazione, allora si riconoscerebbe
un indennizzo economico.
A una settimana dalla chiusura del magazzino sembrava quindi trovata una
possibile soluzione, ma qualche giorno fa – attraverso un tavolo
separato – Cgil, il consorzio Systema, il committente MaxiDì e la
Provincia hanno siglato un’ipotesi di accordo che stravolge all’ultimo e
radicalmente i criteri per la formazione della graduatoria. Infatti,
viene inserito oltre all’anzianità di cantiere un altro parametro che
dà totale discrezionalità alla cooperativa di modificare a suo
piacimento la graduatoria: la “coerenza” tra le esigenze tecniche
dell’azienda e le capacità professionali del lavoratore. In questo modo
non c’è più un criterio oggettivo a tutela dei lavoratori e resta alla
cooperativa la facoltà di decidere chi lasciare a casa o meno.
Ieri mattina al magazzino di Montegalda, durante un’assemblea con la
presenza di tutti i lavoratori e delle parti, abbiamo chiesto il ritiro
di questo criterio discrezionale; di fronte all’ennesima assenza di
risposta, i lavoratori sono usciti, iniziando in maniera determinata la
mobilitazione davanti ai cancelli e interrompendo i lavori.
Dopo due ore di protesta, la controparte – nella persona di Simone
Romagna – si è impegnata con una carta firmata a convocare per lunedì
mattina un incontro, col fine di rivedere il punto incriminato
dell’ipotesi di accordo, ristabilendo l’anzianità di cantiere come
criterio per la determinazione della graduatoria.