E’ innegabile che il periodo storico che stiamo attraversando non ha precedenti dal dopoguerra ad oggi e l’esplosione della pandemia ha prodotto conseguenze tragiche per milioni di persone, non solo in termini di vittime, ma anche di riduzione in povertà per una infinità di settori sociali, mai toccati in precedenti crisi economiche. Mentre per pochi, la pandemia ha rappresentato un’altra grande occasione per aumentare i profitti, producendo un aumento vergognoso delle disuguaglianze sociali. Ma ha fatto anche emergere come le politiche di privatizzazione della sanità pubblica abbiano contribuito in modo determinante ad aumentare esponenzialmente le vittime da Covid 19. L’abbandono della medicina di territorio, il trasformare gli ospedali in aziende soggette alla disciplina dei “project financing”, il taglio dei posti letto e delle terapie intensive, ha prodotto un vero e proprio collasso nella prima fase della pandemia e sta creando una situazione di gravissima difficoltà e sofferenza in questa seconda fase, visto che nei mesi nei quali è stato dato l’input “liberi tutti” nulla o molto poco si è fatto per porre rimedio a quello che si era verificato tra febbraio e maggio.
In un contesto di questo tipo, milioni di lavoratori si sono trovati improvvisamente senza lavoro ed in uno stato di miseria che è stato mitigato in minima parte da interventi di welfare del tutto insufficienti.
Ma ci sono stati settori lavorativi che hanno sempre continuato a lavorare, subendo anche un aumento dei carichi di lavoro a proprio rischio e pericolo, visto che i protocolli per lavorare in sicurezza si sono rivelati del tutto insufficienti a tutelare dal contagio.
Uno dei comparti che si è rivelato fondamentale – assieme ovviamente ad altri considerati essenziali – per la tenuta del tessuto sociale è il settore del trasporto merci-logistica. Ma nonostante l’assoluta centralità di questo settore non si sta dando seguito ad alcuna trattativa per rinnovare un contratto nazionale scaduto da un anno assieme ad altre decine di contratti che riguardano oltre 10 milioni di lavoratori privati che salgono a più di 13 milioni se si aggiungono i circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici. I salari, in questa situazione e in vari comparti, si ritrovano stretti tra l’incudine della cassa integrazione e il martello del mancato rinnovo dei contratti collettivi nazionali.
Risulta evidente che per molti dei settori che si ritrovano senza rinnovo vi è un uso strumentale del Covid per impantanare la trattativa procrastinando il rinnovo ad un tempo indefinito. E’ quello che sta succedendo con la logistica dove la strumentalità della stasi della trattativa non ha alcuna giustificazione di carattere oggettivo, visto che solo in pochi momenti e solo per pochi corrieri e operatori di logistica vi sono state interruzioni del lavoro o ridimensionamento della movimentazione. Anzi in molti casi vi è stato un aumento dei carichi di lavoro e conseguentemente del rischio di contagio, tant’è che i casi mortali per contagi Covid sul lavoro sono stati a fine ottobre oltre 400. E’ quanto emerge dal decimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto. I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail alla data del 31 ottobre sono 66.781, pari al 15,8% del complesso delle denunce pervenute dall’inizio dell’anno e al 9,8% dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data.
Non ci sono ancora dati dettagliati sul mese di novembre e dicembre, mesi nei quali vi è stata una impennata dei casi di contagio e dei morti che ha fatto innalzare sicuramente, sia i numeri dei contagi che dei morti, anche nei posti di lavoro. Al di là del settore socio sanitario, altri settori della manifattura stanno riscontrando importanti dati sui contagi, tra i quali vi è la logistica, dove al momento non vi sono dati specifici, ma possiamo dire in tutta tranquillità, per le informazioni dirette che abbiamo, che sono stati moltissimi i casi di contagi e purtroppo anche dei morti. Non c’è magazzino della logistica che non abbia registrato casi di contagio, che hanno portato in molte situazioni anche alla chiusura provvisoria dell’impianto .
Per quanto riguarda il settore della logistica, sono tre i fattori attorno ai quali dobbiamo incentrare le iniziative di lotta in questo difficile e complicato periodo. Il primo è quello di respingere l’uso strumentale della pandemia per ritardare ogni trattativa sul rinnovo del Contratto Nazionale ; il secondo consiste nel rifiuto di sedersi attorno ad un tavolo per definire accordi di secondo livello che comportino un riconoscimento delle condizioni pesanti nelle quali si è lavorato in questo 2020 soprattutto per il rischio di contagio annesso e connesso; il terzo consiste nella necessità di definire protocolli per la sicurezza sui posti di lavoro che siano più stringenti e che garantiscano una maggiore tutela dei lavoratori dal rischio di contagio.
Alla luce di queste considerazioni non possiamo non rilevare come vi siano stati atteggiamenti molto diversi all’interno del mondo della logistica in merito ai fattori che abbiamo esposto sopra. In particolare riscontriamo un atteggiamento di apertura al dialogo e di disponibilità a dare risposte precise ai punti che abbiamo sollevato da parte di aziende rappresentate da Fedit, mentre abbiamo riscontrato atteggiamenti molto diversi da parte di molte altre importanti aziende rappresentate da altre associazioni padronali. In altre parole, come avviene per la rigidità manifestata da Assologistica, Anita, Confetra, Legacoop, Confocooperative, Aita, ecc. e Fedex che è uscita da Fedit, nel non volere al tavolo della trattativa nazionale le nostre due sigle sindacali, altrettanta rigidità l’abbiamo riscontrata nel rifiuto di andare a definire accordi di filiera che tengano in considerazione il periodo che stiamo attraversando.
Va registrato, come un passaggio importante, la disponibilità che abbiamo riscontrato in alcune importanti aziende (GLS/GESC, BRT e SDA) nell’arrivare alla sottoscrizione di accordi che hanno cercato di mettere assieme almeno due dei fattori che abbiamo evidenziato. E’ un fatto che in GLS sono stati confermati gli accordi esistenti sui premi di risultato per il 2020 , ma si è anche arrivati a sottoscrivere protocolli sulla sicurezza che rappresentano un passaggio importante sulla strada della battaglia contro il covi 19, in quanto, al di là dell’applicazione delle norme generali sull’utilizzo dei dispositivi di protezione e sulle sanificazioni, hanno portato ad una suddivisione dei turni di lavoro per ridurre la presenza di personale , ad una riduzione dell’orario di lavoro a 7 ore, pagate 8, con aumento delle pause e al tracciamento periodico (ogni tre settimane) con tampone a tutto il personale. Questa procedura è già iniziata e comincia a dare i suoi frutti. In BRT è già stato ridefinito un accordo sul PdR che ha confermato quanto già concordato lo scorso anno, ma ha anche portato ad un miglioramento sul piano economico. Anche in SDA si sta procedendo nella medesima maniera. In queste due aziende le procedure per il contenimento della diffusione del Covid 19 rispecchiano quanto stabilito dai vari DPCM e si sta cercando anche in queste altre due filiere di rendere automatici gli screening di massa.
A questo punto è chiaro che siamo in presenza di due linee molto precise all’interno del campo padronale nel settore della logistica: da un lato, chi sta cercando in tutti i modi di arrestare il processo di crescita incontestabile delle nostre due sigle sindacali in tutto il territorio nazionale, cercando di favorire in tutti i modi la triplice sindacale, invitata ai tavoli per farle recuperare terreno, facendo firmare, indifferentemente ad una o ad un’altra delle tre sigle, accordi di secondo livello che scopiazzano dagli accordi che abbiamo sottoscritto con le aziende associate a Fedit.
Dall’altra c’è chi – e non solo le aziende rappresentate da Fedit, ma esistono moltissime altre aziende non solo dei corrieri, ma anche della logistica legata alla GDO – si è reso conto che la linea dello scontro frontale non paga e quindi è più conveniente accettare un terreno di confronto per arrivare a sottoscrivere accordi in grado di recepire le istanze di richieste migliorative che arrivano dai magazzini.
Si tratta di uno scontro senza esclusione di colpi, all’interno del quale oggi, dalla parte di chi si pone in una situazione di rigidità nei confronti delle nostre sigle sindacali, va annoverata anche Fedex.
Alla luce di questa situazione, è chiaro che non possiamo non tenere conto di quello che sta succedendo e della diversità di atteggiamento nei nostri confronti da parte del fronte padronale. Pertanto, riteniamo che in questo periodo di grande aumento della movimentazione legato alle festività natalizie, vada inevitabilmente aumentato il livello conflittuale, in modo particolare, nei confronti di tutte quelle aziende che sono schierate nel fronte dei “duri”, di quelli che pensano che sia possibile giocare una partita che porti ad un forte ridimensionamento delle nostre forze a favore della triplice sindacale. E’ un terreno questo che va giocato immediatamente, ma, d’altra parte, sono molteplici i focolai accesi in giro per l’Italia e si tratta di coordinarli il più possibile, magari facendogli convogliare in date di mobilitazione comuni. Pertanto, la prossima settimana, che va dal 14 al 18 dicembre, diventa una settimana importante per coordinare le iniziative di lotta su tutto il territorio nazionale che riguarda il comparto della logistica.
Dall’altro, abbiamo in piedi due fronti rispetto ai quali dovremo individuare percorsi di lotta che portino a risultati tangibili: da una parte è stato aperto un canale di comunicazione con il MISE che riguarda la necessità di adeguare i protocolli sulla sicurezza nel settore della logistica, alla luce della conoscenza che abbiamo del settore e delle sperimentazioni già messe in essere, a misure più stringenti proprio per ridurre al minimo il rischio di contagio. Dopo un primo incontro da remoto, ci aspettiamo che vi sia un seguito e di conseguenza dovremo mettere in atto forme di pressione per portare a compimento questa importante necessità.
L’altro fronte aperto è quello ovviamente del CCNL, rispetto al quale non risulta alcun progresso né nella trattativa con i confederali, né stiamo registrando segnali di aperture nei nostri confronti. E’ quindi necessario che andiamo ad un coinvolgimento della vasta rete dei nostri delegati per andare a definire un nuovo percorso di lotta per il 2021.