Per raccogliere le adesioni a questa importante giornata di mobilitazione, a fronte del rifiuto netto di Grafica Veneta di prendere in carico i lavoratori espulsi dall’impianto dopo gli arresti di luglio scorso, vogliamo qui di seguito riportare in sintesi il contenuto della sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Padova dalla quale emerge con chiarezza il ruolo avuto dai dirigenti di Grafica Veneta nell’intera vicenda, alla faccia delle dichiarazioni del titolare circa la presunta estraneità degli stessi in ordine ai reati contestati.
SENTENZA DI PATTEGGIAMENTO RIGUARDANTE I SIGG.RI BERTAN E PINTON DI GRAFICA VENETA
REATI CONTESTATI: GIORNATE LAVORATIVE DI 12 ORE PER 7 GIORNI ALLA SETTIMANA, ASSENZA DI GIORNATE DI RIPOSO, MANCATO RICONOSCIMENTO DI FERIE, MANCATO RICONOSCIMENTO DI EVENTUALI GIORNATE DI MALATTIA, MANCANZA DI SPAZI PER PAUSA PRANZO, SORVEGLIANZA A VISTA CONTINUATIVA, MANCATA MESSA A DISPOSIZIONE DI FONDAMENTALI DPI, QUALI SCARPE ANTINFORTUNISTICHE O PROTEZIONI PER I RUMORI, OBBLIGO DI RESTITUZIONE DI PARTE DELLO STIPENDIO AL FINE DI RIDURRE LA RETRIBUZIONE ORARIA ALL’IMPORTO DI 4,5/5 € ALL’ORA.
“..IL BERTAN E IL PINTON RICONOSCEVANO LA SOSTANZIALE FONDATEZZA DELLE ACCUSE, CHIARENDO LA LORO POSIZIONE ALL’INTERNO DI GRAFICA VENETA..”
Questo è ciò che emerge dalle carte processuali, dalle quali si evince la netta ed incontrovertibile responsabilità di Grafica Veneta in ordine alle condizioni di semischiavitù nelle quali operavano i lavoratori pakistani alle dipendenze di BM Services.
Ma ciò che rende ancora più grave la situazione sono le esternazioni di Franceschi, titolare dell’azienda nell’intervista rilasciata al giornale “La Stampa, nella quale, da una parte, contrariamente a quanto stabilisce la sentenza, dichiarava l’estraneità di Grafica Veneta in merito al caporalato spinto che vigeva nella sua azienda e dall’altra si lasciava andare ad affermazioni di stampo razzista che fugavano ogni dubbio in merito alla filosofia di questa azienda che prevede che I lavoratori stranieri ed in particolare i pakistani, come i neri nelle piantagioni, andavano bene finché producevano a testa bassa, senza fiatare e accettando quanto gli veniva dato, mentre non andavano più bene quando hanno osato rivendicare i loro diritti. Da queste dichiarazioni emergono stereotipi, culturalismi infondati, vere e proprie falsità e un senso di superiorità finalizzato a dividere e segmentare la società e i lavoratori. I pachistani non possono insomma pretendere di essere trattati come gli italiani. Franceschi ci dice che se la servitù della gleba non può essere accettata allora assumerà solo italiani, o meglio veneti. “Con gli italiani non ci sono problemi invece con gli stranieri sì”. “Ci sono stranieri che, negli anni scorsi, hanno affittato case, ma ora non pagano le spese condominiali ed è impossibile mandarli via. Il nostro territorio è un po’ traumatizzato da questa presenza particolare. Non ce la sentiamo di assumere gente che non vive qui, perché la nostra è come fosse una famiglia”.
Alla luce di questa situazione e del fatto che Grafica Veneta, contrariamente a quanto aveva dichiarato in Prefettura, ha deciso di non assumere nessuno dei lavoratori di BM Services espulsi dall’impianto dopo gli arresti, non possiamo lasciare soli questi lavoratori e dobbiamo continuare la lotta per combattere il razzismo e per rivendicare il diritto a lavorare in regola per questi lavoratori che da anni stanno subendo condizioni di lavoro di tipo schiavistico.
Ma ciò che rende ancora più grave la situazione sono le esternazioni di Franceschi, titolare dell’azienda nell’intervista rilasciata al giornale “La Stampa, nella quale, da una parte, contrariamente a quanto stabilisce la sentenza, dichiarava l’estraneità di Grafica Veneta in merito al caporalato spinto che vigeva nella sua azienda e dall’altra si lasciava andare ad affermazioni di stampo razzista che fugavano ogni dubbio in merito alla filosofia di questa azienda che prevede che I lavoratori stranieri ed in particolare i pakistani, come i neri nelle piantagioni, andavano bene finché producevano a testa bassa, senza fiatare e accettando quanto gli veniva dato, mentre non andavano più bene quando hanno osato rivendicare i loro diritti. Da queste dichiarazioni emergono stereotipi, culturalismi infondati, vere e proprie falsità e un senso di superiorità finalizzato a dividere e segmentare la società e i lavoratori. I pachistani non possono insomma pretendere di essere trattati come gli italiani. Franceschi ci dice che se la servitù della gleba non può essere accettata allora assumerà solo italiani, o meglio veneti. “Con gli italiani non ci sono problemi invece con gli stranieri sì”. “Ci sono stranieri che, negli anni scorsi, hanno affittato case, ma ora non pagano le spese condominiali ed è impossibile mandarli via. Il nostro territorio è un po’ traumatizzato da questa presenza particolare. Non ce la sentiamo di assumere gente che non vive qui, perché la nostra è come fosse una famiglia”.
Alla luce di questa situazione e del fatto che Grafica Veneta, contrariamente a quanto aveva dichiarato in Prefettura, ha deciso di non assumere nessuno dei lavoratori di BM Services espulsi dall’impianto dopo gli arresti, non possiamo lasciare soli questi lavoratori e dobbiamo continuare la lotta per combattere il razzismo e per rivendicare il diritto a lavorare in regola per questi lavoratori che da anni stanno subendo condizioni di lavoro di tipo schiavistico.
INVITIAMO TUTTE LE REALTA’ SOCIALI E SINDACALI A PARTECIPARE AL PRESIDIO DAVANTI A GRAFICA VENETA