Per il governo Meloni Guantanamo è in Albania.
di Beppi Zambon
La politica è spettacolo, non da oggi. Se ce lo eravamo dimenticato la Meloni, che già opera da premier anche senza premierato, lo ha evidenziato col botto, annunciando la prossima apertura di 2 Centri di prima Accoglienza per migranti in Albania. Un accordo maturato quest’estate durante la sua gita a Tirana, ospite di Edi Rama, socialista, ex cestista, a capo del governo albanese. Qui tra una spigola e una rakia si sono poste le premesse per quel accordo di cui si è annunciato ieri il compimento. Un vero “coup de theatre” tenuto dietro le quinte per i momenti di necessità della stessa Meloni, appannata e in qualche affanno, tra telefono rosso e ‘novella 2000’.
Di questo accordo con l’Albania non si conosce nulla, in dettaglio. Solo quanto annunciato ai 4 venti, tanto che un po’ tutti hanno a che dire sulla oscurità della trattativa, dell’accordo.
Anche tra la compagine governativa. Giochi tra le parti. Non è da crederci per nulla.
Quando mai uno staff di sottosegretari, esperti di diritto internazionali, funzionari può lavorare ad un inedito concordato tra Stati, al di fuori dell’UE, senza che Ministro degli Esteri, dell’Interno e Infrastrutture non né abbiano contezza?!!
Piuttosto, quello che ci viene da dire è: ma dove stavano le ‘opposizioni’ che ora si indignano per tale ‘porcheria’!!! Sono, pure loro dentro la torta? Forse sperano in un passo falso governativo che provochi un qualche inciampo?
Sono solo passaggi funzionali e utili ad una informazione urlata, per salire di 1 punto per un mese nei nei sondaggi, per qualche copia venduta o like in più.
Certo è che la questione migranti, con il notevole incremento degli arrivi e sbarchi determinatosi quest’anno, ha creato affanno al Governo che su questo tema, il contenimento e il respingimento dei migranti, aveva improntato buona parte della sua propaganda elettorale e del suo favorevole riscontro d’immagine. Nonostante i viaggi a Bruxelles, le stoccate con Macron, i brindisi con il cancelliere Scholz il fenomeno è stato scaricato sul Governo italiano, che sconta, oltre che la posizione geografica, una politica assai improvvida e altalenante sul fenomeno epocale delle migrazioni, tanto più a fronte dell’incancrenirsi delle guerre in corso, dell’impoverimento esponenziale, delle crisi climatiche in Africa e nel vicino Oriente.
Certo non è solo colpa del governo Meloni: ha ereditato scelte politiche sbagliate – anche dal punto di vista capitalistico – almeno trentennali; politiche migratorie che sono state improntate solo da un criterio emergenziale e di contenimento, senza una prospettiva inclusiva e accogliente di lungo periodo. Questo aspetto politico ci viene rinfacciato dall’UE: proprio per questo tutti Paesi, che siano del gruppo di Visegrad o meno, lesinano risorse economiche e/o corridoi di accoglienza per ‘alleggerire’ l’onda migratoria che si infrange sull’Italia.
Qui, dalla legge Martelli (1990) in poi, la problematica immigrazione è stata affrontata con misure e una legislazione tampone volte a ‘registrare’ quanto era ed è già intervenuto nella materialità del fenomeno migratorio del nostro paese. Tutt’altra cosa rispetto a quanto era intervenuto nelle esperienze di politiche migratorie in Stati (Francia, UK) di vecchia immigrazione coloniale o di recente immigrazione industriale quali la Svizzera, la Germania, la Svezia. In tutti questi paesi si sono fatti notevoli investimenti infrastrutturali e sociali mentre da noi si sono stanziati miseri pacchetti di intervento finalizzati a stoppare questa o quella emergenza, affidando il resto al ‘buon cuore’ degli italiani che si manifesta attraverso le mille attività affidate e gestite dal volontariato. Una visione miope, misera e micragnosa che si è scontrata anche con una potente reazione sociale e solidale che si è opposta alla gestione securitaria e razzista che i vari governi hanno impostato, avendo scelto di affrontare il fluire dei migranti con strumenti di ordine pubblico (CPA, Centri di Detenzione vari) anzichè con le necessarie risorse indispensabili per una valorizzazione della moltitudine migrante.
Ora il Governo Meloni si trova chiuso in una morsa sul che fare con l’afflusso di migranti: eredita un deficit di sufficienti strutture interne di accoglienza, gestione e internamento/respingimento; è in ostilità con tutto il volontariato assistenziale e mutualistico (laico e cristiano) basti pensare ai benefit valdesi e papali alle varie ONG; è in difficoltà di fronte all’elettorato; è richiamato dalla Confindustria per favorire un’accoglienza mirata e dall’INPS per le risorse apportate dal lavoro migrante; si trova a fare i conti con tutto il fronte sud del Mediterraneo in guerra o in miseria, con la UE che si prende i tempi lunghi di Bruxelles mentre i Paesi populisti (amici sulla carta) si girano a controllare le frontiere verso Est.
Ecco che, con il suggerimento occulto di quanto hanno già sperimentato Polonia e Ungheria coi campi profughi fuori dai loro confini, il Sol Leone produce il suo effetto: esportiamo questa ‘carne umana’ in sovrabbondanza nella vicina Albania, paese amico che molto ci deve e a cui molto siamo legati economicamente e storicamente.
Una Albania in predicato da quasi 20 anni per entrare in EU, per la cui benevolenza è disposta a più di un sacrificio etico, tanto più che è – come sembra – del tutto spesata, anzi ben remunerata per il servigio reso. Un tornaconto economico e un ottimo viatico europeo per l’Albania.
Si prospetta, dunque, una Guantanamo per migranti al di fuori della Fortezza Europa, dove gli occhi non vedono l’applicazione concreta dei dispositivi di controllo, di sicurezza, di smistamento, di rimpatrio. Non diversamente da quanto già si fa, con la complicità italiana e europea, in Libia, in Turchia, in Giordania, in Marocco.
Un inutile tentativo demandare, posporre e occultare un fenomeno epocale e quotidiano: molto meglio i divertenti giochi di prestigio del mago Forest.