Quando oggi parliamo del cosiddetto lavoro povero, parliamo di un trattamento economico che attraversa ugualmente anche se con chiare differenze “complessive” il mondo del lavoro dipendente e parasubordinato ma anche quello del lavoro autonomo.
Il lavoro povero è frutto di politiche trentennali di contenimento dei salari – a partire dal taglio della scala mobile e del patto sulla politica dei redditi, passando per l’introduzione di una pletora di forme contrattuali atipiche e spurie (pensiamo ai voucher), l’estensione dei contratti a termine e delle possibilità di licenziare, nonché – ed una cosa troppo spesso dimenticata – con il d.lgs. n. 276/2003 il legislatore ha rimosso il principio della parità di trattamento economico e normativo tra i dipendenti dell’appaltante e quelli dell’appaltatore, cosa che ha permesso una fortissima compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici degli appalti -un punto su cui torneremo nella nostra relazione.
Una precarizzazione generale delle condizioni d’impiego che si è intrecciata con le trasformazioni della struttura occupazionale con la terziarizzazione, il decentramento e le esternalizzazioni; le trasformazioni delle famiglie; e l’abbandono da parte delle grandi confederazioni sindacali dell’azione collettiva e del conflitto come strumento per riequilibrare l’asimmetria di potere sociale e contrattuale del rapporto di lavoro.
Ne parliamo con lavoratori e lavoratrici di ADL COBAS, l’avvocato Giacomo Gianolla e Marta Fana in videoconferenza