Le parti della città colpite dall’alluvione sono semi-deserte. Gli auto-spurghi passano a svuotare cantine e tombini lasciando un odore putrido nell’aria che si va a sommare con quello malsano prodotto dalla polvere che entra nel naso e nei polmoni, ma poi quando passano i pulisci-strada con i potenti getti d’acqua e disinfettante si prova finalmente una leggera sensazione di sollievo.
Quanto ci metteranno a finire questo lavoro, strada per strada, è troppo presto per dirlo. Ai Romiti, il quartiere più colpito della città che ha da poco seppellito i suoi due morti, le strade sono deserte. Nelle ore più calde i volontari si contano sulle dita di una mano. Elogiati da tutti, ma disprezzati dalla stessa amministrazione cittadina che nelle ore più frenetiche dell’alluvione diramava avvisi sui social network scordandosi di chi i social non li usa. Sempre ai Romiti, un pezzo di strada è stato rimosso a causa delle voragini. Ci sono aiuole dove si vede il lavoro interrotto, con chiazze di fango rimosse qua e là ma soprattutto fango che sta diventando solido nella gran parte dello spazio.
Viale Livio Salinatore, dove c’è la trattoria “il Ponte di Schiavonia”, si è salvato per qualche centimetro. L’acqua e il fango si sono fermati nel parco sottostante, quello vicino al fiume, che è diventato una distesa di fango secco da cui spuntano qua e là pezzi di panchine, qualche gioco e una fontanella. Dall’altro lato del fiume si intravede il cimitero, a due passi da Via Firenze.
Dietro c’è il caseggiato popolare di Corso Garibaldi 319. Qui l’acqua è arrivata fino a 50 centimetri, le case si sono salvate, ma le cantine no. Pare che in qualche ora però si riesca a rimuovere tutto il fango dalle cantine così che nel fine settimana si possa sanificarle e renderle di nuovo agibili. Il biciclettaio che è qui dal 1963 invece ha dovuto lavorare sodo per ripulire tutto. Ieri ci ha venduto una piccola bici rossa che abbiamo aggiunto alla nostra flotta di biciclette che usiamo per fare staffetta e continuare la mappatura dei diritti sommersi.
Mentre andiamo in nuove zone fuori dalla città a vedere la situazione sorgono alcune domande:
Chi toglierà il fango dai giardini? Chi aiuterà le persone sole a pulirsi le mattonelle di casa, a scegliere cosa tenere e cosa buttare? Chi toglierà i mobili dalle cantine appena svuotate dal fango? Insomma, chi finirà il lavoro nelle prossime ore?
Noi, per aiutare, ci siamo e ci saremo. Ma se invece verrà garantito che questo lavoro sarà fatto, bene e in tempi rapidi, senza costi aggiuntivi per chi non può permetterselo, allora sì, saremo contenti anche noi di concentrarci su altro, sulla cosiddetta “fase 2”