Sì è concluso il secondo convoglio in solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori ucraini organizzato dall’ILNSS (Rete internazionale di solidarietà e lotta) di cui l’ADL Cobas è parte e promotrice. Il convoglio si è diretto a Khryvyi Ryh, dove la delegazione ha incontrato membri dei sindacati indipendenti di minatori e ferrotramvieri.
È stato consegnato un ammontare di aiuti pari a una tonnellata di peso: generatori, walkie talkie, sacchi a pelo, indumenti termici, medicinali e molto altro.
L’incontro con le lavoratrici e i lavoratori è stato intenso. Questa è la terra dei cosacchi, della Repubblica indipendenti di Makhnov e come ci hanno spiegato hanno ereditato da queste esperienze una forte riluttanza nei confronti dell’autorità, in particolar modo quella imposta e che sfrutta. Molte e molti di loro sono impegnatə sulla linea del fronte, dove il nemico è il regime fascista di Putin e ingaggiano una lotta anche sul fronte interno dove il governo neoliberista di Zelensky sta approvando leggi che limitano i diritti di chi lavora e li condanna a uno sfruttamento ancora più intenso, ad esclusivo beneficio degli industriali (i cosiddetti oligarchi).
L’incontro con minatrici agguerrite, esperti ferrovie, coraggiose avvocate ci ha regalato un’immagine di queste terre che non viene mai narrato dai media mainstream. Nei prossimi giorni vedremo di cercare di restituire meglio ciò che è stato detto, ciò che si è imparato e soprattutto l’importanza di una relazione come questa. Seguiteci!
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Dal 28 settembre al primo Ottobre 2022 è stata realizzata la seconda Carovana di solidarietà per l’Ucraina, organizzata dalla Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta (ILNSS).
Questa seconda Carovana, che segue la Prima che si era tenuta alla fine di Aprile del 2022, ha visto la partecipazione di rappresentanti di realtà sindacali indipendenti dal Brasile, Francia, Italia, Spagna e Polonia. Gli aiuti sono stati destinati al Sindacato indipendente dei Minatori (che comprende anche i lavoratori metalmeccanici e siderurgici) della città di Kryvyi Rih.
Il sindacato indipendente dei minatori di Kryvyi Rih negli ultimi anni ha portato avanti numerosissimi scioperi e mobilitazioni contro le multinazionali che si sono impossessate dell’economia ucraina, ottenendo significative vittorie ed aumenti salariali.
Kryvyj Rih è una terra che a fatica tollera l’autorità. Come Yuri ci spiega l’esperienza dei cosacchi prima, ribellatisi al re di Polonia, e l’incredibile percorso del Territorio Libero costruito da Machno e migliaia di contadini che con forza si opposero all’Armata bianca, agli austro-tedeschi ma anche all’Armata rossa, hanno profondamente influenzato la cultura di questi luoghi.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj è nato e cresciuto qui, è stato fortemente appoggiato dalla popolazione ma immediatamente i nostri ospiti sottolineano quanto poco dopo la sua elezione la maggior parte abbiano cominciato a nutrire forti dubbi sul suo operato politico.
Con la rete Internazionale di Solidarietà e Lotta (ILNSS), una rete di sindacati di base indipendenti di cui l’ADL Cobas è parte, abbiamo costruito una forte relazione che ci ha portato a realizzare un secondo convoglio, proprio a Kryvyj Rih, per portare materiale di supporto al Sindacato indipendente dei Minatori e a quello dei ferrotranvieri impegnati al fronte. Queste realtà da un lato combattono contro l’invasione di Putin e dall’altra ingaggiano una forte opposizione interna alle politiche neoliberiste del governo Zelens’kyj.
Infatti, con la giustificazione dell’emergenza bellica, i diritti di lavoratrici e lavoratori sono sotto attacco. Nel 2019 erano già iniziati i tentativi di deregolamentazione del mondo del lavoro, e un altro attacco avvenne nel 2021 ma la forte opposizione dei sindacati riuscì a bloccare l’iniziativa governativa. Con l’inizio della guerra le manovre governative in questa direzione sono state giustificate dall’emergenza bellica, e la situazione di grande difficoltà generale ha reso molto più difficile l’organizzazione di un’opposizione sociale.
Il 23 marzo è stata approvata una legge, la 2136, considerata infame dalle realtà in lotta, che concede ai datori di lavoro la possibilità di licenziare indiscriminatamente i lavoratori e inoltre aumenta l’orario lavoratori da 40 a 60 ore settimanali, il tutto senza alcun confronto con le parti sindacali. E ancora un’ulteriore legge permette alle aziende con meno di 250 dipendenti, che costituiscono il 70% delle realtà ucraine, di eliminare le tutele in materia di orario di lavoro e di protezione dai licenziamenti.
All’interno della delegazione di lavoratori e lavoratrici che ci hanno accolto a Kryyvyj Rih abbiamo avuto modo di confrontarci con lavoratori che sono stati vittima di provvedimenti illegittimi, che hanno visto ridursi l’orario di lavoro a 5 ore settimanali solo per aver messo in discussione il mancato rispetto delle norme di sicurezza interne all’azienda. Di storie come queste, ci dicono, ce ne sono molte.
Ancora, a Luglio, è stata approvata una legge che permette ai datori di lavoro di smettere di pagare i dipendenti impegnati al fronte. Da agosto è possibile stipulare contratti a zero ore, privando i lavoratori di un minimo o un massimo orario garantito esponendoli al rischio di non ricevere uno stipendio se non c’è lavoro sufficiente per loro.
Uno degli elementi che emerge dalla discussione con la delegazione, che rappresenta oltre 2000 lavoratori e lavoratrici nella zona di Kryvyj Rih, è il carattere anti coloniale della resistenza ucraina. L’intenzione di Putin è chiara, integrare l’Ucraina all’interno del Grande Impero Russo. Ovviamente dall’altra parte c’è un’intenzione chiara da parte di Stati Uniti e NATO di utilizzare la guerra per questioni di posizionamento globale, in un’ottica di predominazione rispetto a Russia e Cina.
Le caratteristiche di questo conflitto sono molteplici, come analizzato dal filosofo Etienne Balibar: è una guerra di indipendenza nazionale; è un conflitto legato al collasso dell’Unione Sovietica e dei modelli di statalismo burocratico; è una guerra globalizzata, basti pensare alle conseguenze catastrofiche soprattutto nei paesi più poveri, legate all’approvvigionamento del cibo; infine è una guerra che vive la minaccia nucleare, sotto il ricatto esplicito portato avanti da Putin.
Ma i nostri interlocutori sul campo ci dicono che al di là delle varie analisi geopolitiche, fondamentali, quel che conta è poi osservare da vicino le dinamiche che hanno portato alla mobilitazione di migliaia di persone. Dal loro punto di vista non c’è dubbio sulla funzione determinante di questa forza dal basso che si è organizzata fin da subito in brigate autonome per salvaguardare città e quartieri. Nonostante in Occidente, nel nostro paese in particolare, si sia dato grande spazio a membri del battaglione Azov, questi costituiscono una minoranza sia all’interno dell’esercito, sia tra le unità di difesa territoriale.
Sono molti i gruppi anarchici, femministi, LGBT+ che si sono costituiti e che sopravvivono grazie anche alla solidarietà internazionale.
Analizzare un paese, le sue dinamiche interne, considerando esclusivamente la direzione del governo al potere o delle formazioni conservatrici esistenti è un esercizio profondamente sbagliato. Possiamo forse leggere l’Italia solo guardando al partito al potere e alla galassia parlamentare che sta all’opposizione? Decisamente no, sappiamo bene che esistono migliaia di realtà in lotta che contribuiscono alla costruzione di un’alternativa. Lo stesso vale per l’Ucraina, abbiamo avuto modo di conoscere realtà forti, articolate, che portano avanti un discorso anticoloniale, non guerrafondaio, antifascista. Realtà che si articolano su più piani, che portano avanti lotte per i diritti sul luogo di lavoro, per la salute, che si oppongono alle nocività dell’industria mineraria, che combattono per i diritti delle donne e delle famiglie diverse da quella tradizionale.
Per questo l’importanza della Carovana, oltre all’aiuto concreto a lavoratori e lavoratrici organizzate, consiste proprio nella costruzioni di legami, di collegamenti, di discussioni e di iniziative dal basso, senza intermediazioni istituzionali, perché solo il rafforzamento delle organizzazioni indipendenti potrà garantire la resistenza contro gli Imperi che controllano le nostre vite, i nostri corpi, i nostri territori.