Il tema della sanità dovrebbe essere uno degli elementi al centro dell’agenda politica.
Abbiamo visto durante la pandemia tutte le crepe in quello che un tempo era considerato uno dei fiori all’occhiello del sistema di welfare del nostro paese.
In realtà quello a cui stiamo assistendo è un processo inesorabile di trasferimento di risorse dal pubblico al privato, in cui alla fine chi ci rimette sono cittadini e cittadine.
Non solo in termini di servizio, che negli anni ha visto l’allungamento dei tempi di attesa ben oltre il limite di tolleranza, ma anche in termini lavorativi: la sanità pubblica e il suo indotto diventano quindi, in chiave aziendalistica, l’ennesima gara al ribasso.
Lo vediamo nelle condizioni di lavoro di medici ed infermieri, così come degli addetti alle pulizie o al servizio mensa.
La sanità pubblica è e deve restare un servizio gratuito universale che deve garantire la possibilità a tutte e tutti di curarsi e di poter vedere tutelata la propria salute.
Lo spostamento dal pubblico al privato di risorse comporta il fatto che i pazienti vengano spinti verso il privato: di fatto si tratta di una spesa che dovrebbe essere a carico dello stato che viene caricata sulle tasche di chi se lo può permettere. E chi non se lo può permettere attende mesi, se non anni, per una visita.
I territori montani soffrono in modo ancor più deciso di questa situazione: l’età media alta dei cittadini e la mancanza di strutture adeguate fanno si che spesso e volentieri non ci siano nemmeno le condizioni per garantire le terapie salvavita e la cosidetta golden hour, il tempo entro cui il pronto soccorso è in grado di salvare una vita, non viene garantita.
Al contempo però vengono usati fondi pubblici come quelli del PNRR per finanziare progetti privati come quello delle Olimpiadi invernali di Milano – Cortina del 2026: chi amministra i territori dovrebbe preoccuparsi della salvaguardia di chi i territori li vive e non di ingrossare i protafogli di costruttori e devastatori ambientali di professione.
Per tutti questi motivi crediamo sia fondamentale aderire all’appello di Covesap, mobilitarsi e partecipare alla manifestazione.
La lotta per una sanità pubblica, gratuita ed universale è lotta di classe ed è lotta contro il carovita e per forme di reddito indirette che permettano di vivere dignitosamente.
Per la sanità pubblica. Per il welfare. Per la salvaguardia dei nostri territori. Contro la privatizzazione della sanità: ci vediamo a Belluno sabato 28 ottobre!