Lo scorso settembre La Cordata, una cooperativa sociale di Brescia, si aggiudica il bando per il servizio educativo scolastico dei comuni di San Giovanni in Marignano e Misano Adriatico in provincia di Rimini.
Una cooperativa che non ha una sede sul territorio si trova così a gestire l’organizzazione di un servizio che coinvolge più di 20 lavoratrici impiegate nei due comuni.
Da subito emergono delle criticità nei rapporti di lavoro e nella gestione del monte ore contrattuale.
Alcune lavoratrici di San Giovanni in Marignano decidono così di avviare un percorso sindacale, iscrivendosi ad Adl Cobas con l’obiettivo di interloquire con la cooperativa e di superare le difficoltà dei primi mesi.
La Cordata però non dà seguito a questa richiesta e non incontra le educatrici, contribuendo in tal modo ad aumentare il malcontento e la frustrazione rispetto ad una situazione organizzativa e gestionale poco chiara e che crea diverse difficoltà nel lavoro quotidiano.
La goccia che fa traboccare il vaso è però il mancato pagamento degli stipendi di dicembre alla scadenza dovuta e la ricezione di una e-mail che comunica il versamento dilazionato delle paghe: il 50% oggi e il restante ammontare a fine mese.
Ma prima di proseguire facciamo un passo indietro, perchè forse non tutti sanno che nelle scuole pubbliche lavorano anche educatrici ed educatori, in genere dipendenti di cooperative sociali, che affiancano gli insegnanti di sostegno nell’assistenza di bambini e ragazzi certificati.
L’educatrice non solo rappresenta una figura di supporto agli insegnanti di classe ma svolge un ruolo determinante nel processo di inclusione degli alunni attraverso percorsi di autonomia e di partecipazione alle attività scolastiche.
Si tratta di lavoratrici che, nonostante la propria professionalità e preparazione, vivono condizioni di lavoro strutturalmente precarie, caratterizzate da una forte discontinuità di reddito, dalla mancanza di diritti contrattuali, da paghe orarie bassissime e dal repentino cambio di datore di lavoro in base all’aggiudicazione dell’appalto.
È evidente che in tutta questa situazione i Comuni, in qualità di committenti dell’appalto, hanno la loro parte di responsabilità ed è necessario che inizino ad assumersela fino in fondo.
Dalle loro scelte infatti dipendono non solo le condizioni di queste lavoratrici, ma la qualità del servizio che viene erogato e i diritti dei cittadini che ne usufruiscono.
Per questi motivi le educatrici organizzate attraverso Adl cobas non sono disposte ad accettare una situazione simile, e convocano un’assemblea delle lavoratrici lunedì 27 gennaio per decidere insieme come continuare la mobilitazione rivendicando diritti e dignità per il lavoro educativo.
Diritti e dignità per le educatrici e gli educatori dei servizi educativi scolastici!
#unaltrocontrattoèpossibile
**Manifesto della Campagna per il Lavoro Sociale promosso da Adl e Rete educatori/educatrici Rimini