180 mila utenti della Bassa Padovana senza un Pronto Soccorso e un Ospedale
L’esplosione dell’emergenza covid-19 ha rimesso al centro l’importanza della sanità pubblica e della garanzia per tutti di servizi e cure adeguate in egual misura; di contro ha evidenziato le falle di una sanità che ormai da decenni ha virato verso la privatizzazione e il disinvestimento pubblico: ospedali ritenuti non remunerativi sono stati chiusi; ridotti e razionalizzati i posti letto e i servizi di terapia; ridotto al lumicino il servizio sociosanitario sul territorio; privatizzati di fatto i servizi di cura per gli anziani; esternalizzati molti servizi tra cui, appunto, le pulizie; marginalizzata la funzione preventiva e di cura della rete di medicina di base sul territorio; rese esose per i cittadini le cure, gli esami diagnostici, le analisi, le terapie.
Il nostro territorio, una volta USL17, oggi incorporata nell’ASL6, è molto vasto comprendendo poco più di 180 mila utenze. Sino a qualche anno fa l’utenza si rivolgeva a ben 4 ospedali, a Monselice, Este, Conselve e Montagnana. Come per altre province, la Regione ha scelto di smantellare questa rete di ospedali puntando sui grandi complessi per acuti e, quindi, anche nella bassa padovana si è passati di 4 a un solo ospedale, l’attuale “Madre Teresa di Calcutta”, con una riduzione di 262 posti letto e un solo Pronto Soccorso sempre al limite di tenuta.
Una delle conseguenze della inadeguatezza di questa scelta fu, nel 2015, con la nascita dell’unico ospedale per la bassa padovana, il disavanzo negativo tra entrate per servizi resi da questo ospedale a utenza fuori USL e spese sostenute dall’Azienda 17 per servizi forniti da altre USL alla sua utenza: 23 milioni di entrate contro 67 milioni di uscite.
La scelta di queste ore di destinare l’ospedale di Schiavonia ad hub esclusivo per i contagiati da covid-19 priva 180 mila utenti di un Pronto Soccorso e di un ospedale. Con questa scelta, ogni tipo di cura e intervento, urgente e non urgente, dovrà essere destinato a strutture lontanissime come Camposampiero e Cittadella con grave pericolo per alcune urgenze e malattie e improvvisi malori. Eppure alcuni medici nei giorni scorsi avevano indicato che a servizio malati covid-19 poteva essere destinato senza grandi interventi il vecchio ospedale di Monselice che garantirebbe quasi 300 posti letto e sufficienti strutture specialistiche per terapia intensiva.
Siamo consapevoli di essere di fronte ad un’emergenza sanitaria grave e non contestiamo la scelta di spazi adeguati per i contagiati covid-19 ma contestiamo la scelta di privare un territorio vasto di servizi medici di urgenza e di un ospedale, quando sarebbero possibili soluzioni diverse, riaprendo gli ospedali esistenti e distribuendo meglio nella provincia le disponibilità.
Condividiamo le preoccupazioni espresse dalla stragrande maggioranza dei Sindaci di questo territorio e concordiamo con i contenuti della Mozione dei consiglieri comunali di minoranza di Monselice che già denunciavano nei giorni scorsi il rischio della perdita dell’ospedale per l’utenza della passa padovana.
Un territorio di 180 mila persone non può rimanere senza ospedale e pronto soccorso: è giusto e possibile trovare gli spazi utili per combattere l’epidemia da covid-19 ricavando spazi dagli ospedali chiusi e accelerando la dotazione di nuova strumentazione per le terapie intensive.
ADL COBAS