Questa mattina i carabinieri di Villafranca Veronese, accompagnati dal PM Alberto Sergi della Procura di Verona, si sono presentati alle 8 di mattina presso l’abitazione di Roberto Malesani, coordinatore e portavoce di Adl Cobas di Verona e Vicenza, per dare seguito ad una perquisizione domiciliare alla ricerca di materiale cartaceo e telematico, atto a dimostrare il ruolo di istigatore che avrebbe avuto Roberto a commettere il reato di “violenza privata” all’interno della vertenza “Rossetto Trade” che ha visto il licenziamento di 25 lavoratori, con particolare riferimento alle giornate dell’8 marzo e del 26 aprile, giornate nelle quali si sono tenuti dei presidi sia dei lavoratori licenziati che di molti altri lavoratori di altre aziende che hanno portato solidarietà ai licenziati.
Riteniamo ciò un tentativo di intimidazione senza precedenti nei confronti di Adl Cobas e di tutti i lavoratori che stanno lottando contro le infinite illegalità presenti all’interno dei magazzini della logistica. Non abbiamo ricordi di perquisizioni nei confronti di attivisti per istigazione alla “violenza privata” in riferimento a forme di lotta, che fanno parte della tradizione sindacale come il presidio ai cancelli, a fronte di azioni ignobili messe in atto da cooperative e committenti che sfruttando una normativa vergognosa possono licenziare i lavoratori con la tutela della legge. In questi ultimi dieci anni, se si è riusciti a ripristinare un minimo di legalità e di giustizia all’interno del mondo della logistica, non è stato sicuramente merito né delle forze dell’ordine, né di qualche PM, ma solo ed esclusivamente del coraggio di lavoratori che hanno deciso di alzare la testa e combattere contro lo sfruttamento e la schiavitù..
Le mobilitazioni, a cui fa riferimento la Procura, sono nate, la prima per il mancato rispetto del contratto collettivo nazionale e la seconda per il licenziamento di oltre 25 persone in seguito a una rescissione anticipata del contratto di appalto da parte di Rossetto nei confronti della GDB Cooperativa.
E’ inaccettabile che ad essere oggetto di indagine e provvedimenti repressivi sia chi sta legittimamente lottando per il rispetto dei propri diritti e per contrastare il sistema dei cambi d’appalto tra committenti e cooperative. Da anni denunciamo questo sistema di sfruttamento basato sull’abbassamento del costo del lavoro, sulla ricattabilità dei lavoratori e sia l’ 8 marzo che il 26 aprile non c’era solo Roberto Malesani fuori dal centro logistico di Rossetto, ma eravamo in tanti, lavoratori provenienti da diversi magazzini, che in questi anni hanno sconfitto questo sistema di sfruttamento e paradossalmente hanno “ripristinato la legalità” proprio grazie agli scioperi, che Rossetto assieme alla magistratura veronese intendono invece
criminalizzare. L’azione messa in atto questa mattina nei confronti di Adl Cobas, dei lavoratori licenziati della Rossetto e di tutti i lavoratori iscritti al nostro sindacato e non solo, evidenzia il grado di subalternità della magistratura e delle forze dell’ordine nei confronti dei padroni della grande distribuzione.
Riteniamo inaccettabile questo tentativo di trattare questa vertenza come una questione di ordine pubblico e di “delinquenza comune” e diciamo subito che, se la volontà di Rossetto e degli apparati repressivi dello Stato, è quella di mettere paura e di bloccare la vertenza sindacale in atto, possiamo affermare con grande determinazione che tutto cìò produrrà più incazzatura e rabbia nella convinzione che siamo dalla parte giusta e che non bisogna mollare. Continueremo le mobilitazioni fino a quando da Rossetto e in tutti gli altri magazzini dove siamo presenti non conquisteremo reddito, diritti e dignità.