Nella giornata di ieri il Centro Sociale Rivolta ha subito una imponente operazione di polizia dovuta alle iniziative che hanno visto la partecipazione di centinaia di attivist* e militant* durante il Climate Camp di inizio settembre.
Perquisizione che ha portato al sequestro di striscioni, pittura e altri oggetti di questo tipo: come se ad essere sotto processo fosse la possibilità stessa di esprimere dissenso nei confronti di società del calibro di Eni o Veritas.
ADL COBAS al Venice Climate Camp ha scelto di partecipare, e non di essere semplice ospite: siamo stati promotori dell’assemblea sul reddito e della discussione sull’intreccio tra crisi climatica e bisogni materiali.
Noi di ADL COBAS sappiamo bene che ci sono potentati economici che vorrebbero essere intoccabili, per i quali la democrazia non esiste e per i quali il dissenso nei loro confronti è un reato di lesa maestà: lo abbiamo visto in Coca Cola, lo abbiamo visto al Prix, lo vediamo all’Alì e all’Aspiag, e in centinaia di altri posti di lavoro dove le aziende pensano di poter fare quello che vogliono e disporre della vita di migliaia di lavoratori.
E sappiamo anche bene come questi potentati abbiamo una schiera di umili servitori che non vedono l’ora di dimostrare la loro fedeltà: procure, questure, sindacati confederali, tutti pronti ad unirsi al coro di sdegno nei confronti di chi lotta e non accetta l’esistente come una realtà immodificabile.
Anche in questo caso Confindustria, Eni e sindacati confederali, ovvero i veri mandanti di questa perquisizione, si sono aggrappati alla difesa del lavoro, come se un lavoratore dovesse scegliere tra la tutela della propria salute e la tutela del lavoro.
A che serve un contratto a tempo indeterminato se ad essere messa in discussione è la nostra stessa vita? A che servono 50 euro in più in busta paga se poi ci ammaliamo a causa delle azioni delle società per cui lavoriamo?
Crediamo che sia giunto il momento di uscire da questa falsa contrapposizione e che bisogna iniziare a dire che non è possibile essere messi di fronte a questa scelta. Il diritto alla salute, come il diritto al reddito e ad una vita degna, non possono essere subordinati alla cosiddetta “difesa del posto di lavoro”: è un ignobile ricatto perché a loro non importa nulla dei posti di lavoro, per loro conta solo il profitto e lo sfruttamento, che perseguono a costo della vita, dei diritti e della dignità dei lavoratori così come a costo della distruzione della Terra.
Esprimiamo piena solidarietà ai compagni e alle compagne del Centro Sociale Rivolta vittime di questa ritorsione di stato, perché la lotta del climate camp e la lotta di tutt* noi.
Tocca uno tocca tutt*!